La
figlia del boia
di
Oliver Pötzsch
Neri
Pozza Editore
Narrativa
Pagg.
432
ISBN
9788854505735
Prezzo
Euro 16,90
Avvincente,
ma...
Corre
l’anno 1659 e a Schongau, una cittadina bavarese, è
ritrovato agonizzante e con un taglio che gli ha aperto la gola il
figlio di undici anni del barcaiolo Grimmer. Simon Fronwieser,
figlio del medico della città e medico lui stesso, cerca di
salvarlo, ma inutilmente, e nell’occasione si avvede di uno
strano segno impresso sotto la scapola destra con un inchiostro
viola. Poco tempo dopo un altro bimbo, Anton, figlio adottivo dei
Kratz, è ritrovato dai genitori morto e in una pozza di
sangue. Anche lui sotto una scapola ha lo strano segno che aveva il
primo bambino ucciso e che viene identificato come il cerchio di
Venere, il simbolo delle streghe. Strani eventi colpiscono la
cittadina, con un magazzino sul fiume che prende fuoco e un
lebbrosario in costruzione che viene demolito nottetempo. Spariscono
altri bimbi che costituivano un gruppetto che trascorreva spesso
parecchie ore da Martha Stechlin, la levatrice di Schongau. Il
popolino, sempre incline ad ammantare di un aria misteriosa ciò
che non riesce a comprendere, trova subito il capro espiatorio, la
povera levatrice, che sfugge al linciaggio, ma viene rinchiusa in
prigione, dove si cerca di farla confessare con la tortura di cui è
incaricato il boia Jakob Kuisl, un uomo gigantesco, ma di notevole
cultura e che ovviamente non crede che all’origine del tutto ci
sia della stregoneria; della sua stessa opinione è il giovane
medico Simon
Fronwieser,
perdutamente innamorato di Magdalena, la bella figlia del boia. Si
sviluppa così la trama di un giallo storico particolarmente
avvincente, intricato, ma ben condotto con mano ferma dall’autore,
capace di ricreare con abilità ambiente e atmosfera.
La
storia mi ha preso in modo particolare, perché la tensione è
crescente, il mistero si infittisce con delle scene di grande
effetto, come l’esplorazione di una serie di cunicoli che è
riuscita a ingenerarmi un vivo senso di claustrofobia.
Tuttavia,
ed era ciò che temevo, l’impalcatura così ben
realizzata ha cominciato a scricchiolare verso la fine, per poi
crollare con la scoperta dei colpevoli, una soluzione non del tutto
logica e non ben studiata, tanto che presenta diverse crepe.
La
figlia del boia,
primo episodio di una serie, scritta da uno che dichiara di essere il
discendente di una dinastia di boia, ha incontrato un indubbio
successo, proprio per la capacità di avvincere in un crescendo
di tensione fino quasi alle ultime pagine, poi però, come ho
scritto prima, all’improvviso è crollato tutto. E’
un peccato, però c’è da dire che alla sua
funzione di costituire un prodotto di svago adempie senz’altro,
a patto che non gli si debba chiedere altro.
Oliver
Pötzsch,
nato nel 1970, è sceneggiatore e scrittore tedesco. È
un discendente dei Kuisl, una celebre dinastia di boia della Baviera
che svolse il mestiere dal XVI al XIX secolo. Ispiratosi alla sua
dinastia, ha scritto una serie di romanzi gialli che hanno per
protagonista il boia di Shongau e sua figlia. In italia, Neri Pozza
ha pubblicato La
figlia del boia (2012), La
figlia del boia e il monaco nero (2013), La
figlia del boia e il re dei mendicanti (Neri
Pozza 2015), Il
mago e la figlia del boia (2017), La
figlia del boia e il diavolo di Bamberga (2018), Il
monaco nero (Neri
Pozza 2018), Il
Menestrello (Neri
Pozza, 2019) e La
figlia del boia e il gioco della morte (Neri
Pozza, 2019).
Renzo
Montagnoli
|