La
Sanseverino.
Giochi
erotici e congiure nell'Italia della Controriforma
di
Gigliola Fragnito
Edizioni
Il Mulino
Storia
Pagg.
216
ISBN
9788815290632
Prezzo
Euro 24,00
La
frenesia di vivere
Se
si passa per Colorno, grazioso paese nei pressi del Po in provincia
di Parma, è pressoché doveroso fare una visita alla sua
famosa Reggia, soprattutto da quando è stata restaurata dopo
anni di utilizzo inappropriato (era un ospedale psichiatrico). Le sue
oltre 400 sale e il magnifico giardino rappresentano un’indubbia
attrattiva, ma non è solo una questione artistica l’interesse
per questo palazzo ducale, perché lì, sul finire del
1500 e gli inizi del 1600, ci fu una corte assai famosa e questo per
merito di Barbara Sanseverino Sanvitale, contessa di Sala e signora
di Colorno. Era una donna esuberante, famosa per la sua bellezza e
anche per la frenesia con cui conduceva la sua esistenza, tutta
dedita al divertimento, non escluso quello erotico. Anzi sotto
quest’ultimo aspetto Barbara Sanseverino e i componenti della
sua corte erano piuttosto noti; in quelle sale si folleggiava, ma
anche si parlava di poesia, si ascoltava la bella musica, si tenevano
feste che duravano giorni e giorni, insomma la reggia era un
autentico tempio del piacere. Ma, anche quando era in trasferta,
Barbara continuava in questa vita di eccessi, un autentico faro che
chiamava a sé tutti i gaudenti. E questo benché fosse
sposata, con prole anche, insomma era un carattere del tutto
particolare, invocava una libertà che per i tempi era un po’
troppo in anticipo. Le feste, i piaceri della carne però non
la distraevano dal difendere i suoi piccoli possedimenti, ambiti
notevolmente da Ranuccio I Farnese, duca di Parma, un personaggio a
tinte fosche teso continuamente ad ampliare il suo potere. Per quanto
ovvio fra lui e i Sanvitale non correva buon sangue, tanto più
che questi ultimi erano in stretta amicizia con Vincenzo I Gonzaga,
duca di Mantova, che era detestato da Ranuccio a causa del matrimonio
con sua sorella Margherita durato appena due anni e annullato per una
malformazione fisica della sposa che non permetteva di consumarlo.
Il
Signore di Parma, peraltro, sempre teso ad ampliare il suo potere,
provvide a limitare i diritti dei nobili del suo ducato provocando un
generale malcontento al punto che ordirono una congiura,
probabilmente anche stimolati dal potente Vincenzo I. Scoperta la
cospirazione, la reazione di Ranuccio fu spietata, i partecipanti
furono imprigionati e quasi tutti condannati alla pena capitale. Fra
essi c’era anche Barbara Sanseverino, la cui testa fu mozzata
ricorrendo a un mannarino, che si usa solitamente per gli animali,
.anziché a una mannaia. Si concludeva così tragicamente
la vita di una donna che comunque spese bene, come desiderava, gli
anni della sua esistenza.
Di
lei ci parla la storica Gigliola Fragnito con La
Sanseverino, un saggio ben
strutturato, in grado di presentare un ritratto completo, sia dal
punto di vista degli eventi che della psicologia del personaggio. Se
c’è un appunto da fare, l’unico è lo stile
un po’ accademico che, per restare strettamente connessa ai
fatti, implica una narrazione che in alcuni punti può apparire
greve. Nel complesso però l’opera ha una sua valenza
perché permette di comprendere un’epoca e una
protagonista, la cui spumeggiante vitalità era frutto di una
libertà del genere femminile troppo avanti per quegli anni.
Gigliola
Fragnito ha
insegnato Storia moderna nell’Università di Parma. Con
il Mulino ha pubblicato anche «La Bibbia al rogo. La censura
ecclesiastica e i volgarizzamenti della Scrittura» (1997, nuova
ed. 2015), «Proibito capire. La Chiesa e il volgare nella prima
età moderna» (2005), «Cinquecento italiano.
Religione, cultura e potere dal Rinascimento alla Controriforma»
(2012), «Storia di Clelia Farnese. Amori, potere, violenza
nella Roma della Controriforma» (2013, nuova ed. 2016),
«Rinascimento perduto. La letteratura italiana sotto gli occhi
dei censori» (2019).
Renzo
Montagnoli
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