Associazione
indigenti
di
Matteo Collura
Edizioni
Einaudi
Narrativa
Pagg.
103
ISBN
2570161508274
Prezzo
Euro 9,90
Se
gli ultimi alzano la testa
Uno
può nascere con la pelle nera o con la pelle bianca, una
condizione irreversibile, come irreversibile è la miseria,
quella situazione di estremo degrado che sradica perfino la dignità,
quel gradino ultimo in assoluto che si trova sotto quello della
povertà, dove povertà significa possedere molto poco,
mentre miseria è essere privi di tutto.
In
una Palermo dell’immediato dopoguerra si aggira in un quartiere
fatiscente un’umanità dolente che non possiede
assolutamente nulla e che per sopravvivere deve fare conto, perfino
per il cibo, sulla carità. E’ di questa moltitudine di
esseri umani, ricchi solo di miseria, che parla il primo romanzo
scritto da Matteo Collura, attento a raffigurare la condizione degli
ultimi, talmente emarginati da far chiedere a uno dei protagonisti,
Agostino Giummo, se è proprio vero che il sole spunta per
tutti.
Cenciosi,
affamati, tenuti alla larga dagli altri, soprattutto da quelli che
fanno loro il principio che se non ci fossero i poveri non ci
sarebbero i ricchi, stufi di essere vessati dalle istituzioni, in
primis il dottor Lannina, direttore dell’Ente Assistenza
Poveri, che lucra sul cibo della mensa loro riservata, a un certo
punto non ce la fanno più e alzano la testa, trovando il loro
Masaniello nella persona di Giuseppe Boscone che fonda una specie di
società di mutuo soccorso, l’Associazione indigenti.
Abituati
a vivere fin dalla nascita con il capo chino non chiedono grandi
cose, domandano solo il rispetto del diritto di esistere e che si
concretizza in due pasti al giorno, anche in estate, perché
si mangia tutti i giorni. Sono richieste modeste, eppure aprono un
conflitto, perché scalfiscono il potere di chi sta sopra.
Saranno osteggiati in tutti i modi, Giuseppe Boscone verrà
anche rinchiuso in manicomio per un breve periodo, le proteste
pacifiche provocheranno le cariche della polizia con manganellate a
tutto spiano e quando le autorità civili si dimostreranno
chiuse a qualsiasi accordo gli indigenti non potranno che rivolgersi
a quelle religiose. Andranno a Roma dal Papa, che non li riceverà,
ma farà avere loro tante belle parole e un contributo, una
tantum, di carità.
Compreso
che anche questo tentativo è inutile si rivolgeranno ai santi,
a Santa Rosalia, la patrona, con un pellegrinaggio, ma si vede che in
Paradiso sono sordi e gli indigenti torneranno a chinare la testa.
Associazione
indigenti è un romanzo breve, ma intenso, dove non c’è
una parola di più del necessario, il che rende benissimo la
condizione di chi non ha nulla, ed è un’opera di
denuncia scritta con molto acume, senza un briciolo di retorica, ma
ponendo all’attenzione del lettore l’insostenibilità
di un sistema che emargina chi non ha lavoro, chi non ha ricchezza.
Il libro è bello, scuote la coscienza, ma è anche
amaro, in ciò denotando una maturità insospettabile in
chi per la prima volta scrive un romanzo; so che l’autore vi è
molto legato e ne comprendo i motivi, anche perché è
sempre attuale. Infatti non ci saranno forse più i miseri di
Palermo, ci sono invece quelli delle capanne in Africa e che arrivano
sulle nostre coste con mezzi di fortuna, quando non muoiono durante
la traversata; ma l’autentico dramma è che la condizione
di ultimi sembra sempre più irreversibile in una società
altamente classista.
Da
leggere, senz’altro.
Matteo
Collura (Agrigento
1945), dopo una giovanile esperienza di pittore e dopo aver
intrapreso la professione giornalistica, ha esordito in letteratura
con il romanzo Associazione
indigenti,
pubblicato nel 1979 da Einaudi su approvazione di Italo Calvino. È
autore della biografia di Leonardo Sciascia Il
maestro di Regalpetra (TEA,
1996) e del romanzo sulla vita di Luigi Pirandello Il
gioco delle parti (Longanesi,
2010). Ha pubblicato numerosi altri libri, la maggior parte dedicati
alla sua terra d’origine; tra questi: Sicilia
sconosciuta (Rizzoli,
1984; 2016); Baltico (Reverdito,
1988); In
Sicilia (Longanesi,
2004); Qualcuno
ha ucciso il generale (Longanesi,
2006); L’isola
senza ponte (Longanesi,
2007); Alfabeto
Sciascia (Longanesi,
2009); Sicilia.
La fabbrica del mito (Longanesi,
2013). È inoltre autore di Novecento.
Cronache di un secolo italiano dal terremoto di Messina a Mani
Pulite (TEA,
2008) e del romanzo La
badante (Longanesi,
2015). Sua la versione teatrale del romanzo di Leonardo Sciascia Todo
modo.
Scrive articoli di cultura per «Il Messaggero» e il
«Corriere della Sera». Risiede a Milano.
Renzo
Montagnoli
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