La
strada del davai
di
Nuto Revelli
Edizioni
Einaudi
Storia
Pagg.
593
ISBN
9788806243715
Prezzo
Euro 18,00
I
racconti degli ex internati in Russia
Nel
corso della seconda guerra mondiale la nostra spedizione in Russia a
fianco dell´alleato tedesco si concluse tragicamente con una
ritirata; in mezzo alla neve e a un freddo polare i nostri soldati
patirono le pene dell´inferno e tanti morirono lungo il tragitto,
mentre pochi riuscirono a ritornare a casa; altri, catturati dai
russi, iniziarono invece un percorso di immani sofferenze che ne
falcidiò una buona parte e solo un numero veramente esiguo poté
tornare in patria nei mesi successivi alla fine del conflitto.
Nuto
Revelli, che visse l´esperienza della ritirata riuscendo a tornare
a casa per poi diventare partigiano dopo l´8 settembre del 1943 e
che della sua esperienza scrisse un diario (Mai tardi) volle
dar voce ai superstiti dei gulag sovietici, intervistandone tanti e
riunendo queste testimonianze in questo libro, La strada del
davai, dove "davai" vuol dire vai avanti ed era ciò che
le guardie russe gridavano agli italiani prigionieri che in lunghe
marce forzate cercavano di arrivare alle stazione dove li attendevano
i treni per portarli nei campi di concentramento in Siberia.
Ci
sono pertanto tante storie quanti sono gli intervistati e nella
sostanza si assomigliano un po´ tutte, visto il comune destino;
quel che varia però sono i singoli accadimenti e il modo di vedere
quanto accaduto da parte degli interessati.
Si
tratta di voci che parlano di fame, di membra congelate, di corpi
trascinati nella neve, di morti lasciati lungo il cammino, di tanti
che decedevano ogni giorni nei carri bestiame che portavano i
prigionieri ai gulag. Quindi ciò che sostanzialmente fa la
differenza è il punto di vista di questi attori loro malgrado; tutti
però concordano sulla straordinaria disponibilità del popolo russo,
sempre pronto ad aiutare i nostri e sull´assenza di malvagità
delle guardie dei campi di concentramento, circostanze non da poco
visto che noi eravamo i nemici.
Per
completare le testimonianze della tragica ritirata c´è nel volume
una seconda e ultima parte, più contenuta, dedicata a quelli che,
come l´autore, sono riusciti a uscire dalla sacca in cui erano
stati rinchiusi dalle truppe sovietiche. Benché si possa parlare di
fortunati, anche per loro si è trattato di un´esperienza
devastante, di cui porteranno il segno tutta la vita.
Il
lavoro di Revelli non deve essere stato proprio facile, perché si è
trattato di collazionare i risultati di tante interviste, ma per
ognuna quel narrare della propria esperienza in prima persona finisce
con il coinvolgere il lettore che ritrae l´impressione di avere
davanti il narratore, arrivando in alcuni casi a percepire quella
sofferenza che ancora riemerge a distanza di diversi anni e che non è
solo per quella patita direttamente, ma anche per gli amici, per i
tanti che non ce l´hanno fatta e sono rimasti sepolti in terra
russa.
Imperdibile.
Nuto
Revelli (Cuneo,
1919-2004), ufficiale degli alpini in Russia e protagonista della
Resistenza nel cuneese, si è battuto per anni per dare voce ai
dimenticati di sempre: i soldati, i reduci, i contadini delle
campagne piú povere. Tra i suoi libri, tutti editi da Einaudi, La
guerra dei poveri (1962), La
strada del davai (1966
e 2010), Mai
tardi (1967
e 2008) , L'ultimo
fronte (1971
e 2009) , Il
mondo dei vinti(1977), L'anello
forte (1985) Il
disperso di Marburg (1994
e 2008), Il
prete giusto (1998
e 2008), Le
due guerre (2003
e 2005).
Renzo
Montagnoli