Pagano
di Gianfranco Franchi
Prefazione di Gordiano Lupi
Postfazione (I) di Francesca Mazzucato
Postfazione (II) di Patrick
Karlsen
Edizioni Il Foglio
http://www.ilfoglioletterario.it/
lupi@infol.it
Narrativa – romanzo
Pagg. 150
ISBN: 9788876061585
Prezzo: € 10,00
Pagano, abitante dell'isola di Pag, in Croazia, e come tale con quel senso di isolamento
dal mondo esterno che è proprio di chi vive in un luogo circoscritto dal mare.
Ma Pagano anche secondo il vero senso
della parola, cioè chi non segue la morale corrente, soprattutto quella
religiosa.
In entrambi casi l'individuo è solo,
isolato, una sorta di corpo avulso da una realtà rifiutata, da un mondo in cui
l'omologazione è la costante a cui l'esistenza è
finalizzata.
Chi non accetta il sistema, da chi lo
presiede viene definito un sovversivo, o peggio
ancora, secondo l'ottica spregiativa, un anarchico.
Gianfranco
Franchi è un pagano, perché rivendica la libertà insita
nell'individuo al momento della nascita, perché non accetta che ci sia un mondo
di tanti uguali omogenei condotti per mano da alcuni diseguali che si avocano
il diritto di determinare il corso della nostra vita.
E' sempre stato un “ribelle”, fin
dalla scuola, ma ora la sua protesta è più universale, e spazia in tutti i
campi, ivi compresa la cultura, rivendicando quell'autonomia
di giudizio propria di ogni essere libero e non di un suddito inconsapevole o
accondiscendente.
Non sto a spiegare la trama, se di
trama si può parlare in un libro che è una via di mezzo fra un lungo monologo,
una riflessione e anche un'autobiografia.
Che le pecche del sistema evidenziate
siano note non costituisce certo motivo di originalità, ma il punto di vista su
cui basa l'osservazione rientra nel puro spirito anarchico, senza che però ci
sia da temere un'irrazionalità nell'affrontare le varie tematiche.
Franchi è sincero e si proclama
seguace di Max Stirner, uno dei padri
dell'anarchismo, le cui idee possono essere o meno
condivisibili, ma che non escludono l'esattezza della valutazione della
situazione.
E' uno scenario, in cui la
consapevolezza di non poter accettare uno stato di fatto che non può che
peggiorare, porta l'autore a quell'isolamento che lo
fa sentire straniero, anzi pagano, in mezzo ai suoi simili, ombre che si
agitano convulsamente per realizzare fini che non sono
loro.
E' un mondo che ancora riesco a
vedere in modo distaccato, perché ciò che ho fatto ho fatto, nel senso che la
mia vita si avvia verso quella fase discendente della parabola che conduce alla
meta comune che tutti cerchiamo di ignorare.
Ma un giovane, perché Franchi è
giovane, che aspettative può avere da un mondo senza futuro?
Non può pertanto osservare in modo
distaccato, perché la sua esistenza come uomo e intellettuale è totalmente
sbarrata dal muro di convenzioni, dall'incapacità e dall'ignoranza dilaganti,
dall'atteggiamento dei più che, credendo di vivere al meglio, vegetano.
E' giovane Franchi, è disilluso, si
sente isolato e allora escono dalle pagine del suo libro tutte le rabbie
accumulate e che si vanno accumulando. Ce n'è per tutti, anche nella ricerca
storica dei motivi per cui si è arrivati a tanto, e
spesso ho avuto modo di concordare con le cause da lui identificate, ma
soprattutto rimpiango di non avere più quella forza interiore che lui tramuta
in un grido lancinante nel grigiore del silenzio, un urlo di libertà, fermo e
al tempo stesso inerme, di chi dell'anarchismo ha fatto uno sbocco
esistenziale.
Pagano non è un libro da leggere come
tutti gli altri, non sono pagine che servono per trascorrere il tempo, non sarà
certamente osannato dai critici asserviti al sistema, ma è una grande
riflessione sul destino di questa umanità, e pertanto richiede prima di tutto l'umiltà di accostarvisi come a una verità
rivelata, e poi la ponderazione dei vari passi, il riconoscersi in ciò che
siamo diventati, cioè sudditi inconsci di un mondo in cui la legge naturale dell'uomo che nasce
libero è violata a favore chi nasce più libero degli altri.
Dopo queste premesse, è lecito
chiedersi se Pagano sia un bel libro e la mia risposta è che Pagano è un libro
necessario, anzi indispensabile se l'uomo vuole ancora sperare in un mondo
diverso.
Leggetelo, ma soprattutto meditatelo,
perché la vita è solo nostra e non possiamo permetterci il lusso di devolverla
agli interessi altrui.
Gianfranco Franchi (Trieste, 1978),
laureato in Lettere Moderne (2002), ha coordinato due riviste letterarie
universitarie romane, Ouverture (1998-2001) e Der Wunderwagen (2000-2003) e il portale indipendente di
comunicazione e critica letteraria e dello spettacolo Lankelot.com (2003. Lankelot.eu dal
2006). Ha pubblicato narrativa: “Disorder” (Il Foglio Letterario,
2006) e poesia: “L'imperfezione –
Opera III” (Edizioni dell'Oleandro, 2002) e “Ombra della Fontana.” (2003;
e-book
di Kult Virtual Press nel
febbraio 2006).
A fine settembre 2007 uscirà il primo romanzo, "Pagano" sempre per Il Foglio Letterario.
In antologia: poesie in “Ragioni
e canoni del corpo”, (Asefi, 2001)
e “Folia sine nomine secunda”, (Marsilio, 2005) a cura
di Luciano Troisio.
Ha partecipato, tra il 2001 e il 2004, a diversi programmi
radiofonici di letteratura e spettacolo. È stato curatore del catalogo di Plotnikov. Collabora o ha collaborato, negli
anni, con diverse testate, web e cartacee, con recensioni di libri, dischi e
film; tra queste Kult Underground, Books and Other Sorrows, SuperTrigger,
Kaizenlab, La Rete
On Line, Piazza Liberazione, Opifice, OcchiRossi,
Anpi Magenta, Nuovi Autori, Beautiful Freaks,
Carmina,
Il Filo, Il Don Chisciotte, Lighea,
Vetrine, Panorama (Fiume).
Ex editore delle Edizioni del Catalogo http://www.delcatalogo.com/(2004-2005),
ha scritto nel blog Al Sangue (2006-2007)
con Simone Buttazzi e Paolo Mascheri.
Post lauream ha cambiato spesso lavoro, rimanendo
tendenzialmente nell'ambito del variopinto mondo della carta stampata, con
diversi incarichi: redattore, revisore di bozze, forumadmin,
ufficio stampa, inseritore e selezionatore in agenzia
di stampa, organizzatore eventi, webcopy, ideatore di
format radio o web, speaker. Libero professionista
dal 2007, attualmente tende discretamente a una allegra,
disinvolta e italica precarietà.