Il rag.
Franco Milani mai e poi mai avrebbe potuto
immaginare, spegnendo la luce e biascicando un risicato augurio di buon riposo
alla moglie, che quella notte, che si apprestava ad iniziare, sarebbe stata
unica ed irripetibile, degna d'esser ricordata negli anni a venire.
Come al solito il sonno lo colse pressoché immediatamente,
favorito dalle fatiche del giorno e dall'abbondante pasto della sera.
E così la
mente, liberata dalle incombenze del giorno, elaborò il sogno.
<A Franco sembrò di essere su un treno in
movimento, lungo un percorso all'apparenza sconosciuto.
Se ne stava nel primo vagone, subito dopo la locomotiva, ma quel suo stare seduto senza nessuno intorno
lo indusse a cercare compagnia negli scompartimenti successivi; si alzò,
affrettò il passo, anzi cominciò a correre….
“Non correre, Franco, che poi sudi troppo e ti
viene la febbre.”
“No mamma, lasciami essere un bambino come tutti
gli altri; voglio giocare, saltare, correre, perché mi piace e vedrai che la
febbre non mi viene.”
Quando venne la sera, però, il viso paonazzo, il
respiro ansante, pur nella quiete della casa, evidenziarono il solito rialzo
della temperatura e sia la mamma che il papà dissero chiaramente che lui non
era un bimbo come tutti gli altri e che pertanto da allora in poi se ne sarebbe
rimasto fra le mura domestiche a leggere, a studiare.
….. Anche il secondo
vagone era vuoto e Franco si buttò ansante su una poltrona;
guardò fuori dal finestrino,
ma non scorse nulla, tanto il paesaggio pareva avvolto da una nebbia densa che
avvolgeva tutto il convoglio, isolandolo dal resto del mondo……
“Sei stato il migliore, diplomato a pieni voti,
caro il mio ragioniere, e te lo sei guadagnato, con
tutte quelle ore con la testa china sui libri, ad assimilare la partita doppia,
mentre i tuoi coetanei, come cicale, preferivano la partita al pallone”
“Sì mamma, ho lavorato tanto, ma non sono
soddisfatto.”
“Potevi dare senz'altro di più, ma quanto hai
ottenuto basta ed avanza.”
“No, non è quello che intendevo; voglio solo dire
che sono maturato senza passare per la fanciullezza, senza vivere il mondo
della mia età.”
…….Provò nel terzo vagone, ma anche questo non
aveva passeggeri; udì un rumore, si guardò intorno speranzoso,
ma era solo la tenda di un finestrino aperto che svolazzava, legata ai suoi
anelli…..
“Mamma, papà, voglio dirvi una cosa: al lavoro c'è
una collega, una brava e bella ragazza” e abbassando gli occhi “insomma, stiamo
bene insieme e penso che ci sposeremo.”
“Non essere precipitoso: sei ancora giovane e in
fin dei conti hai solo ventinove anni, tutta una vita e una carriera davanti;
cerca di ragionare, lasciati consigliare da chi ha più esperienza di te; è
ovvio che sei libero di fare ciò che vuoi, ma noi ne soffriremmo.”
E finì con il decidere di cambiare posto di lavoro,
in preda ad un'afflizione profonda e con il rimorso di aver fatto forse la
scelta giusta, ma più con il cervello che con il cuore. Si mise a lavorare come
un forsennato, sì da dimenticare quel tarlo che gli rodeva dentro, ma che prepotente
ogni tanto emergeva fino a sovrastarlo, lasciandolo infine spossato, senza
volontà. Si trascinò così per qualche anno, fino a quando
si trovò nella condizione di fare una scelta comunque autonoma: o trovare una
compagna di suo gradimento, o porre fine ai suoi giorni.
Conobbe Clara quasi per caso al bar dove lei
lavorava; non fu un amore a prima vista, anzi assai più probabilmente un
ripiego per non impazzire. Frutto di un ragionamento, di un calcolo, più che di
un improvviso e naturale sentimento, questo amore però ebbe miglior esito,
anche perché questa volta non volle ascoltare i genitori, il cui spirito
protettivo si era ulteriormente acuito con l'avanzare dell'età.
“Non è istruita, Franco, non è neppure bella, non è
per te.”
“A me sta bene e questo basta e avanza.”
Poco dopo la celebrazione delle nozze, alle quali i
genitori parteciparono in una mestizia da funerale, gli stessi caddero ammalati
ed in breve lasciarono questo mondo, senza che Franco avesse
molto da patire per la loro dipartita.
Ormai era sposato, aveva una vita sua, sì sua e
questo era il problema, perché un matrimonio senza amore lo faceva sentire
isolato in casa propria, e questo a dispetto dell'autentico sentimento che
Clara nutriva per lui.
Neppure la nascita di un
figlio era servito a cementare la loro unione; riversava verso quel bambino un
autentico amore, quello che avrebbe dovuto provare per la moglie, ma che non
gli riusciva; insomma, aveva una donna a fianco, invero non di esaltante
bellezza, ma abbastanza intelligente da comprendere il suo ruolo di comparsa in
quel rapporto, fatto di normali convenevoli, ma non di trasporti, di passioni
da parte del marito.
……….. Proseguiva nel
percorso a ritroso del convoglio ed aveva sempre più l'impressione di essere il
solo passeggero in quel viaggio di cui ignorava la destinazione….
“Papà, mi sono fidanzato; è la donna più bella che
ci sia; te la presenterò quanto prima.”
“Calma, vai piano, cerca di….” e
stava per dire <ragionare> quando si sovvenne del discorsetto
dei suoi anni di anni prima, di quella supina decisione che lo aveva così
condizionato “ comportarti bene; usale rispetto, ma se ti piace, se veramente
vi volete bene, non lasciartela sfuggire: l'amore non è una merce che si
compra, è un bene raro che, trovato, deve essere gelosamente custodito.”
………..Sorrise, pensando al
suo ragazzo, ed a quanto accaduto l'ultima domenica, quando in chiesa l'aveva
sentito pronunciare, con voce stentorea, tutto il suo amore alla sposa che in
abito bianco lo guardava estasiata. Clara gli aveva stretto la mano, mentre le
lacrime le bagnavano le guance; si era voltato ed aveva osservato la sua donna:
invecchiata come lui, sempre al suo fianco, sempre disponibile ad accogliere un
suo autentico gesto d'affetto che non era mai arrivato. Sì, lui aveva sofferto
nella vita, ma c'era chi aveva penato ancor più, nella rassegnata attesa del
realizzarsi di un sogno…..
“Spero tanto che siano felici e che si amino
sempre; non voglio che uno di loro abbia a soffrire per il comportamento
dell'altro, perché voler bene con tutta l'anima ad una persona senza essere
contraccambiati è
quanto di peggio ci possa essere.”
“Lo spero pure io, Clara; sono tanto giovani ed
hanno tutta la vita innanzi a loro.”
…………..Aveva ormai percorso
tutto il convoglio ed era arrivato all'ultimo vagone;
in completa solitudine
volse lo sguardo intorno e sgomento si accorse che dietro a sé il treno
lasciava solo il buio, senza più nebbia, un'oscurità sinistra e profonda.>
La prima luce dell'alba lo risvegliò ed ebbe
coscienza del sogno; nella stanza semibuia scorse accanto a sé la moglie che
dormiva; osservò quel capo appoggiato sul cuscino, il corpo disegnato dalle
lenzuola, inspirò profondamente e cominciò ad accarezzarle i capelli, a
baciarle i lobi delle orecchie. Clara si
risvegliò, lasciò fare per un po', poi l'attrasse a sé ed iniziò così un lungo,
dolcissimo amplesso.
Alla fine,
la donna guardò con occhi compiaciuti e meravigliati il
marito.
“Oh
Franco, dimmi che è tutto vero, che non sogno; mi sembra che tu sia ritornato
come da un lungo viaggio con il desiderio di amare chi ti ama.”
“Non è un
sogno, è tutto vero e sono ritornato da un viaggio, un viaggio lungo come una
vita.”