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  Racconti  »  Narrativa generica  »  Viaggio di notte 02/04/2006
 

Il rag. Franco Milani mai e poi mai avrebbe potuto immaginare, spegnendo la luce e biascicando un risicato augurio di buon riposo alla moglie, che quella notte, che si apprestava ad iniziare, sarebbe stata unica ed irripetibile, degna d'esser ricordata negli anni a venire.

Come al solito il sonno lo colse pressoché immediatamente, favorito dalle fatiche del giorno e dall'abbondante pasto della sera.

E così la mente, liberata dalle incombenze del giorno, elaborò il sogno.

 

 

<A Franco sembrò di essere su un treno in movimento, lungo un percorso all'apparenza sconosciuto.

Se ne stava nel primo vagone, subito dopo la locomotiva, ma quel suo stare seduto senza nessuno intorno lo indusse a cercare compagnia negli scompartimenti successivi; si alzò, affrettò il passo, anzi cominciò a correre….

“Non correre, Franco, che poi sudi troppo e ti viene la febbre.

“No mamma, lasciami essere un bambino come tutti gli altri; voglio giocare, saltare, correre, perché mi piace e vedrai che la febbre non mi viene.

Quando venne la sera, però, il viso paonazzo, il respiro ansante, pur nella quiete della casa, evidenziarono il solito rialzo della temperatura e sia la mamma che il papà dissero chiaramente che lui non era un bimbo come tutti gli altri e che pertanto da allora in poi se ne sarebbe rimasto fra le mura domestiche a leggere, a studiare.

.. Anche il secondo vagone era vuoto e Franco si buttò ansante su una poltrona;

guardò fuori dal finestrino, ma non scorse nulla, tanto il paesaggio pareva avvolto da una nebbia densa che avvolgeva tutto il convoglio, isolandolo dal resto del mondo……

“Sei stato il migliore, diplomato a pieni voti, caro il mio ragioniere, e te lo sei guadagnato, con tutte quelle ore con la testa china sui libri, ad assimilare la partita doppia, mentre i tuoi coetanei, come cicale, preferivano la partita al pallone”

“Sì mamma, ho lavorato tanto, ma non sono soddisfatto.

“Potevi dare senz'altro di più, ma quanto hai ottenuto basta ed avanza.”

“No, non è quello che intendevo; voglio solo dire che sono maturato senza passare per la fanciullezza, senza vivere il mondo della mia età.

…….Provò nel terzo vagone, ma anche questo non aveva passeggeri; udì un rumore, si guardò intorno speranzoso, ma era solo la tenda di un finestrino aperto che svolazzava, legata ai suoi anelli…..

“Mamma, papà, voglio dirvi una cosa: al lavoro c'è una collega, una brava e bella ragazza” e abbassando gli occhi “insomma, stiamo bene insieme e penso che ci sposeremo.

“Non essere precipitoso: sei ancora giovane e in fin dei conti hai solo ventinove anni, tutta una vita e una carriera davanti; cerca di ragionare, lasciati consigliare da chi ha più esperienza di te; è ovvio che sei libero di fare ciò che vuoi, ma noi ne soffriremmo.

E finì con il decidere di cambiare posto di lavoro, in preda ad un'afflizione profonda e con il rimorso di aver fatto forse la scelta giusta, ma più con il cervello che con il cuore. Si mise a lavorare come un forsennato, sì da dimenticare quel tarlo che gli rodeva dentro, ma che prepotente ogni tanto emergeva fino a sovrastarlo, lasciandolo infine spossato, senza volontà. Si trascinò così per qualche anno, fino a quando si trovò nella condizione di fare una scelta comunque autonoma: o trovare una compagna di suo gradimento, o porre fine ai suoi giorni.

Conobbe Clara quasi per caso al bar dove lei lavorava; non fu un amore a prima vista, anzi assai più probabilmente un ripiego per non impazzire. Frutto di un ragionamento, di un calcolo, più che di un improvviso e naturale sentimento, questo amore però ebbe miglior esito, anche perché questa volta non volle ascoltare i genitori, il cui spirito protettivo si era ulteriormente acuito con l'avanzare dell'età.

“Non è istruita, Franco, non è neppure bella, non è per te.

“A me sta bene e questo basta e avanza.”

Poco dopo la celebrazione delle nozze, alle quali i genitori parteciparono in una mestizia da funerale, gli stessi caddero ammalati ed in breve lasciarono questo mondo, senza che Franco avesse molto da patire per la loro dipartita.

Ormai era sposato, aveva una vita sua, sì sua e questo era il problema, perché un matrimonio senza amore lo faceva sentire isolato in casa propria, e questo a dispetto dell'autentico sentimento che Clara nutriva per lui.

Neppure la nascita di un figlio era servito a cementare la loro unione; riversava verso quel bambino un autentico amore, quello che avrebbe dovuto provare per la moglie, ma che non gli riusciva; insomma, aveva una donna a fianco, invero non di esaltante bellezza, ma abbastanza intelligente da comprendere il suo ruolo di comparsa in quel rapporto, fatto di normali convenevoli, ma non di trasporti, di passioni da parte del marito.

……….. Proseguiva nel percorso a ritroso del convoglio ed aveva sempre più l'impressione di essere il solo passeggero in quel viaggio di cui ignorava la destinazione….

“Papà, mi sono fidanzato; è la donna più bella che ci sia; te la presenterò quanto prima.

“Calma, vai piano, cerca di….” e stava per dire <ragionare> quando si sovvenne del discorsetto dei suoi anni di anni prima, di quella supina decisione che lo aveva così condizionato “ comportarti bene; usale rispetto, ma se ti piace, se veramente vi volete bene, non lasciartela sfuggire: l'amore non è una merce che si compra, è un bene raro che, trovato, deve essere gelosamente custodito.”

………..Sorrise, pensando al suo ragazzo, ed a quanto accaduto l'ultima domenica, quando in chiesa l'aveva sentito pronunciare, con voce stentorea, tutto il suo amore alla sposa che in abito bianco lo guardava estasiata. Clara gli aveva stretto la mano, mentre le lacrime le bagnavano le guance; si era voltato ed aveva osservato la sua donna: invecchiata come lui, sempre al suo fianco, sempre disponibile ad accogliere un suo autentico gesto d'affetto che non era mai arrivato. Sì, lui aveva sofferto nella vita, ma c'era chi aveva penato ancor più, nella rassegnata attesa del realizzarsi di un sogno…..

“Spero tanto che siano felici e che si amino sempre; non voglio che uno di loro abbia a soffrire per il comportamento dell'altro, perché voler bene con tutta l'anima ad una persona senza essere contraccambiati  è quanto di peggio ci possa essere.”

“Lo spero pure io, Clara; sono tanto giovani ed hanno tutta la vita innanzi a loro.

…………..Aveva ormai percorso tutto il convoglio ed era arrivato all'ultimo vagone;

in completa solitudine volse lo sguardo intorno e sgomento si accorse che dietro a sé il treno lasciava solo il buio, senza più nebbia, un'oscurità sinistra e profonda.>

 

La prima luce dell'alba lo risvegliò ed ebbe coscienza del sogno; nella stanza semibuia scorse accanto a sé la moglie che dormiva; osservò quel capo appoggiato sul cuscino, il corpo disegnato dalle lenzuola, inspirò profondamente e cominciò ad accarezzarle i capelli, a baciarle i lobi delle orecchie. Clara si risvegliò, lasciò fare per un po', poi l'attrasse a sé ed iniziò così un lungo, dolcissimo amplesso.

Alla fine, la donna guardò con occhi compiaciuti e meravigliati il marito.

“Oh Franco, dimmi che è tutto vero, che non sogno; mi sembra che tu sia ritornato come da un lungo viaggio con il desiderio di amare chi ti ama.”

“Non è un sogno, è tutto vero e sono ritornato da un viaggio, un viaggio lungo come una vita. 

               

 

 
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