Quo vadis,
Europa?
di Lorenzo Russo
Finita la guerra, c'era tanta voglia
di ricominciare.
L'uomo aveva sete di nuova vita, di
lasciare il triste passato dietro di sè,
promettendosi di non ricadere più negli annunci di coloro che propagavano unità
rigida, inconfondibile e indiscutibile di pensiero ed azione, che poi finì come
tutti sappiamo.
Da qui è sorta l'Europa democratica e
liberale.
Oggi, settanta anni dopo il più
grande disastro della storia dell'uomo, questa Europa dimostra di cadere in
un'altra trappola, ben diversa della prima, ma anch'essa assai pericolosa per
il sopravvivere della sua cultura, formatasi nel corso della sua storia
millenaria con il superamento di infiniti conflitti.
Se allora gli avvenimenti erano
posizionati sul polo della disconoscenza, fino all'annullamento dei valori
etici e morali umani, ora sembra che il buonismo, affiliato del benessere di
vita raggiunto, faccia di tutto per ridimensionare, se non annullare, i
progressi democratici raggiunti.
A mia vista, ne risulta palese che il
confronto attuale sia maggiormente di carattere religioso, contro il quale la
politica dimostra di non essere preparata, per opportunità economica e o non
conoscenza dei veri pericoli incombenti.
Cristianesimo ed islamismo sono
costretti a confrontarsi e misurarsi proprio attraverso il processo di
globalizzazione dei mercati del mondo.
Addio nazionalismi, è il motto
attuale. Siamo tutti figli dello stesso Dio e quindi costretti ad unirci per
sopravvivere.
Niente da contraddire, se il processo
si svolgesse in un clima di comprensione e stima reciproca.
Ma così non è, come gli attuali
avvenimenti dimostrano, con tutte le loro insicurezze e difficoltà di
superamento.
Le origini sono da ricercare negli
avvenimenti storici del lontano passato, quando gli stati europei effettuarono
le ben conosciute crociate per accontentare non solo le ambizioni di supremazia
dello stato della chiesa sui mussulmani, suoi nemici di sempre, ma anche per impossessarsi
delle loro immense ricchezze.
Più tardi, seguirono le invasioni
colonizzatrici per impossessarsi delle terre sparse in tutto il mondo e
sfruttare le loro ricchezze naturali ed è qui che il commercio degli schiavi
ebbe il suo livello più esteso e spietato.
Esse furono vere azioni di violenza,
senza scampo per chi non si sottometteva alla volontà dei nuovi padroni e al
loro credo religioso, quello cattolico romano.
Colonizzazione ed evangelizzazione in
grande stile e brutalità, quindi.
Ma anche negli ultimi tempi non altro
hanno fatto gli USA per consolidare la loro supremazia nel mondo.
Da qui si comprende l'odio che i
popoli invasi e sfruttati hanno nutrito verso l'occidente e che fu trasmesso di
generazione in generazione fino a sfociare nelle azioni di terrorismo d'oggi.
Ed è qui che troviamo in prima fila i
mussulmani, credenti feroci e pronti a morire per la loro religione.
Di fatto oggigiorno si moltiplicano
le azioni di vendetta contro gli stati europei, con lo scopo di annientare la
loro cultura cristiana, così come loro stessi fecero nel passato.
Qui la religione islamica offre
abbastanza spunti di sostegno per questa politica di aggressione, anche perchè nel suo libro sacro “il Corano“ si riscontrano
passaggi controversi che danno origine a dubbiose e false interpretazioni da
parte dei moltissimi fedeli, socialmente emarginati e quindi facilmente
arruolabili per la cosiddetta guerra santa contro gli infedeli, cioè i credenti
di altre religioni.
Mentre l'Europa è diventata razionale
e pragmatica con l'avvento della democrazia e benessere, i popoli delle zone
islamiche sono tuttora rimasti indietro nei tempi.
Le cause sono diverse, a partire dal
da sempre praticato rigidsmente sistema politico e
religioso, mirante al mantenimento del potere, così che ogni apertura verso uno
stile di vita moderno, per non dire democratico, richiede un lasso di tempo
lungo e incerto.
Da questa analisi storica è di certo
consigliabile per la EU una valutazione più accurata e prudente dei pericoli
che l'enorme e continuo flusso immigratorio in atto potrebbe comportare, senza
trascurare che una controllata immigrazione è addirittura necessaria per il
successivo sviluppo della propria cultura.
Ne sorge la necessità di una EU più
unita e severa nell' amministrazione e controllo dei flussi migratori, di una
EU che abbia un proprio esercito e personale specializzato per il controllo dei
propri confini.
Purtroppo questa entità politica non
esiste ancora, per cui il pericolo di una destabilizzazione della EU e dei suoi
paesi membri potrebbe diventare realtà.
E qui vale il criterio che è più
facile lasciare entrare persone appartenenti ad un'altra cultura che espellerle
una volta che si fosse accertato il pericolo derivante dalla loro personale
identificazione con la propria cultura.
E questo vale ancor più nel caso di
una immigrazione in massa come è l'attuale.
Una Europa come federazione o
confederazione di stati, quindi, sul modello degli USA.
Di tutto ciò non c'è parvenza di una
prossima realizzazione, altrimenti non riesco a comprendere come sia possibile
che un solo paese “la Germania“ sia a decidere sulle importanti questioni
dell'Unione al posto della Commissione e del parlamento.
Lo strapotere di questo paese crea
perplessità e timore, in quanto ci fa ricordare le barbarie commesse nel
passato, che potrebbero ripetersi in un domani colpito nuovamente da gravi
crisi economiche e politiche.
È di fatto palese che la Germania
approfitta del suo ruolo di guida anche per assicurare ulteriori profitti per sè.
Da una Europa politicamente disunita
non può che sorgere protezionismo nazionale, incertezza e paure nei popoli non
tutelati e rappresentati.
È tempo che l'Italia valuti le sue
possibilità di uscire dall'Unione; una Unione che molto ha promesso e poco
mantenuto.
Aggiungo anche, che le
caratteristiche dell'italiano non si addicano a seguire le regole unitarie. Non
lo fa in casa propria e tanto meno in una unione estesa.
Un paese come l'Italia non dovrebbe
temere nessun altro paese, e questo grazie alla spiccata creatività e
ingegnosità dei suoi abitanti. Questo lo sanno i tedeschi e lo temono nel caso
che diventassimo un loro concorrente.
Ma dove trovare una classe politica
che sappia sfruttare le buone qualità del suo popolo e lo sproni all'impegno
decisivo anche contro l'affidabilità e metodica precisione lavorativa che
caratterizza il popolo teutonico, attualmente alla guida della prussiana furba
e in un certo senso ipocrita?
Attenzione sempre ai tedeschi,
quindi: un popolo che non si lascia domare ed è sempre capace di rinascere
anche dopo una sconfitta umiliante.
Si sa benissimo quale classe politica
governa il paese delle meraviglie naturali, artistiche e turistiche, quanto
essa si occupi più di come aumentare le proprie prebende e posizioni.
È tempo che l'italiano si svegli e
provveda al rinnovo decisivo del paese, che la finisca con il suo modo leggero
e menefreghista di vivere, noncurante delle sue responsabilità e obblighi
derivanti dalla sua storia millenaria.
È anche tempo che l'Europa decida di
agire come potenza indipendente e mediatrice tra i blocchi internazionali,
invece che essere vassallo e portavoce degli USA.
È falso credere che gli USA abbiano
aiutato l'Europa dopo la guerra, unicamente per bontà propria, quando invece lo
fecero anche per incrementare la propria economia e tenerr
gli europei nella sua area di influenza.
Quale mediatrice la EU sarebbe
veramente forte e indipendente, perchè potrebbe
contrattare con tutte le potenze economiche del mondo e trarne maggiori
benefici per se stessa.
Purtroppo quel che le manca è una
classe politica intraprendente, forte e coraggiosa.
Non solo il benessere ha reso
l'europeo debole e viziato, ma anche il cristianesimo che impone di porgere
l'altra guancia, quando il mondo segue altre regole e impone altri
atteggiamenti.
Qui mi pongo la domanda: è meglio
soccombere seguendo il credo cristiano,.o usare la forza per vincere, ma poi
ritrovarsi su di un nuovo fronte di combattimento?