Area riservata

Ricerca  
 
Siti amici  
 
Cookies Policy  
 
Diritti d'autore  
 
Biografia  
 
Canti celtici  
 
Il cerchio infinito  
 
News  
 
Bell'Italia  
 
Poesie  
 
Racconti  
 
Scritti di altri autori  
 
Editoriali  
 
Recensioni  
 
Letteratura  
 
Freschi di stampa  
 
Intervista all'autore  
 
Libri e interviste  
 
Il mondo dell'editoria  
 
Fotografie  
 
 
 

  Editoriali  »  Eco non spinge da nessuna parte, di Ferdinando Camon 28/02/2016
 

Eco non spinge da nessuna parte

di Ferdinando Camon

 

 

Quotidiani locali del Gruppo "Espresso-Repubblica" 21 febbraio 2016 


Non era il più grande scrittore, ma il più grande professionista della scrittura del nostro tempo: tutto ciò che faceva, lo faceva con serietà e rigore. Era un grande uomo di cultura, grande professore universitario, grande dirigente editoriale, grande studioso del Medioevo e di Tommaso d'Aquino… Il lettore aggiungerà: e un grande narratore. Ecco, qui resta un dubbio.
Insegnava al DAMS di Bologna, DAMS significa Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo. Io avevo un incarico. Incontravo Umberto Eco, e lo osservavo. Era molto amato dagli studenti, perché non li ingannava. Se doveva fare tre ore di lezione alla settimana, più una mattinata di colloqui con gli studenti, lui li faceva. Dormiva all'hotel San Donato, e anche lì riceveva studenti. Se c'era qualche problema in Facoltà, e bisognava discuterne, lui si fermava e discuteva. Il problema principale era che la Facoltà era nuova e non aveva soldi, e c'eran dei mesi in cui i docenti non venivano pagati. Eco s'infuriava, riuniva il Consiglio di Facoltà, e si scateneva. Uno dei docenti che più soffriva per il mancato pagamento era Martin Krampen, che insegnava Comunicazione di Massa. Costui a un certo punto smise di venire in Italia, e di fare lezione. La cosa m'interessava, perché dentro Comunicazione di Massa stava una sub-materia, Letteratura di Massa, cioè in sostanza Creazione dei Bestseller, e la insegnavo io, imperniando il corso su La Storia di Elsa Morante. Franco Fortini faceva lo stesso corso a Siena, ci scambiavamo gli appunti. Il discorso di Eco in assemblea, perché i docenti fossero regolarmente pagati, aveva l'epica del discorso di Antonio ai funerali di Cesare. Eco era uno stupendo oratore. Aveva l'arte delle conclusioni. Gli servivano per raccogliere gli applausi e i voti. Era tenace e mordace. L'ho avuto collega alla giuria del Premio Viareggio: se proponeva un poeta o un narratore, non lo barattava con nessun altro. Voleva assegnare il premio di poesia a Patrizia Valduga, e aveva ragione: grandissima poetessa. Ma era la compagna di Giovanni Raboni, che era in giuria, e il patròn del premio, Leonida Répaci, calabrese, voleva premiare un poeta calabrese. Io stavo con Eco, e Volponi, e Sapegno, e Raimondi. Nella votazione la spuntammo. Commettemmo l'errore di allontanarci un attimo e andare in spiaggia, lì ci raggiunse la notizia che Répaci aveva ripetuto la votazione, e l'aveva spuntata lui. Eco tornò di corsa nella sala delle votazioni, furibondo, in costume da bagno, e fece ri-votare. Con la stessa tenacia sceglieva gli autori da pubblicare, nella Bompiani. Con la stessa tenacia costruiva i suoi romanzi. Ineccepibili in ciascun dettaglio. Per ilNome della rosa e il Pendolo di Foucault dedicò infiniti giorni e infinite notti a documentarsi sulle abbazie medievali e sul mondo della scienza: gli piaceva la ricerca della verità, il mondo di chi sa o crede di sapere la verità, perciò la filosofia, perciò lo religione. Gli anatemi, le scomuniche. Gli piaceva descriverli e irriderli, in fondo Il nome della rosa è una risata che vuol far crollare la verità dei mistici. La parola è lo strumento per il dominio della massa, ma non la parola dei libri, bensì la parola della tv, la parola immagine. Grande dominatore della massa per Umberto Eco era Mike Bongiorno. Con i suoi quiz banali, resi interessanti dalle somme di denaro che elargiva, con le sue ore di tv dopo cena, senza problemi, senza politica, senza partiti, all'insegna dell'immobilismo totale, Mike Bongiorno trasmetteva alle masse un messaggio conservatore o reazionario: «Voi siete dèi: restate immobili». Cioè: non votate a sinistra. Grandissimo intellettuale, Umberto Eco, l'ho sempre ammirato, con due crucci: cosa sono Il nome della rosa e Il pendolo di Foucault? In fin dei conti, non sono anch'essi narrativa di consumo? Cioè, non opere, ma prodotti? E perché Eco ha fiancheggiato la neo-avanguardia? Della quale, adesso possiamo ben dirlo, restano tanti proclami ma nessun libro. Avrà un funerale laico. Mi stupisce. Ma se avesse chiesto un funerale religioso, mi stupirebbe altrettanto. La sua opera non spinge né in quella direzione né in questa. Non spinge da nessuna parte.

 

www.ferdinandocamon.it

 

 

 

 
©2006 ArteInsieme, « 014428392 »