Il
ricorso storico umano, fondante sulla forza della sopravvivenza
di
Lorenzo Russo
Tutto
si ripete, perché il nostro mondo è il prodotto di
forze superiori, che dettano la loro volontà a tutte le
dimensioni del Creato, in un ritmo che prevede un avvicendamento tra
equilibrio e disordine.
In
questo contesto, l'uomo è suddito del suo inconscio, nel quale
agiscono le energie superiori.
L'inganno
che ne deriva si basa sul concetto che egli agisca in libertà,
cioè seguendo il suo stato di coscienza, quale antipodo del
suo destino malefico.
Non
altro potrebbe essere, perché è solo così che
l'Universo può essere tenuto sotto controllo assoluto.
Eppure,
e migliorando il suo stato di coscienza, egli può acquisire
migliori prospettive di vita, riducendo, anche se in minima quantità,
l'influsso dell'ignoto, detto meglio stato di incoscienza.
Essenziale
per l'uomo sarebbe il conoscere i motivi che reggono il creato nel
suo insieme e quali fini gli sono riservati quale premio del suo
dover essere assecondante.
Lo
affermo in questo modo, perché riscontro che l'uomo, grazie
alla sua intelligenza e tenacia esplorativa, dimostra di essere un
qualcosa di speciale nel costrutto universale.
Il
riscontro storico di esso mi dà ragione, in quanto l'uomo è
sempre riuscito a sopravvivere alle disgrazie ricevute e a quelle da
lui stesso create.
Il
suo stato di libertà, seppure limitata dalla condizione di
prigionia, è un qualcosa di speciale, che mi fa ricordare
l'espulsione dal paradiso originario, al posto di sentenza di morte
sicura e comprendente la grazia di potersi guadagnare l'assoluzione.
La
forza della sopravvivenza è il motore di ogni suo pensiero e
azione, così che egli riesce a sopravvivere alla sua
complessa, costringente e limitata situazione d'intendere e volere
tra il bene e il male.
Il
bene e il male caratterizzano la sua sorte e chissà se, un
giorno, l'uomo riuscirà a limitare la loro influenza,
diventando più evoluto e maturo.
Volgendo
lo sguardo sulla odierna situazione mondiale, non vedo alcuna marcata
differenza da quella di secoli fa, segno che la fine del mondo è
ancora lontana e con essa la possibile assoluzione o definitiva
condanna dell'uomo.
Noto
che i problemi crescono con il crescere della popolazione e il
diminuire delle risorse prime del pianeta, segno che l'ago della
bilancia è più ancora attirato dal polo del male che da
quello del bene.
Prima
o poi si arriverà al confronto finale, dal quale si potrà
salvare solo chi potrà usufruire di una navicella spaziale,
con la quale mettersi alla ricerca di una nuova dimora senza la
certezza che esista.
È
già noto che la società ha bisogno di regole per
convivere in pace e benessere.
Attraverso
le lotte popolari si è stabilita, prevalentemente
nell'emisfero occidentale del pianeta, una forma di democrazia,
mentre nell'altra vige ancora l'autocrazia.
Quale
forma di governo sia migliore dipende dal grado di riconoscimento e
tutela dei diritti fondamentali dell'uomo, sia dalla parte delle
classi del potere sia da quella dei popoli sottostanti.
In
sé “Democrazia“ non è sinonimo di società
emancipata ed evoluta.
Di
fatto, si riscontra, giornalmente e ovunque, che i rappresentati del
popolo e i governi in carica agiscono prevalentemente per il proprio
tornaconto e per quello dei partiti a cui appartengono.
In
ogni caso, la maggior colpa è sempre del popolo, quando non
reagisce unitamente e tempestivamente contro la corruzione, il
malaffare e i soprusi vari, indipendentemente da chi vengano
compiuti.
Parlamento
e governo rappresentano il popolo, ma la volontà deve venire
sempre da quest'ultimo e non dalla politica di partito.
A
mio parere, non credo che l'uomo abbia le caratteristiche necessarie
per garantire la sopravvivenza del sistema sociale democratico.
È
sempre stato così, cioè che una conquista popolare si
sia infangata una volta che abbia conquistato il potere.
Il
potere, di per sé, contiene troppi requisiti terreni, mentre
la giustizia sociale è un ideale forte di conquista e non di
conservazione.
Democrazia,
quale espressione di libertà multiculturale e individuale,
porta forzatamente alla dittatura, in quanto la collettività
necessita
per esistere dell'unità, unità
che il sistema stesso non ha.
Anche
questo fa parte del piano universale, che si basa sul moto continuo
di energie contrastanti e conseguentemente generanti reazioni tese a
sopravvivere, fino al momento in cui il tutto finirà nel
collasso totale.
Le
energie superiori, risiedenti nell'immensità del Creato, e
perché
non in un altro Universo, tengono in scacco quelle di molto inferiori
della nostra galassia, così che possiamo considerare la nostra
esistenza dipendente dall'andamento delle elevate energie del Cosmo,
di quello conosciuto e ancora sconosciuto.
Detto
brevemente questo, ritorno ai problemi dell'uomo nell'ambito
societario.
È
tempo che il rapporto tra gli elettori e i partiti si fondino sulla
responsabilità individuale, sia degli elettori sia dei membri
dei partiti.
Con
questo intendo che chi abbia sbagliato debba rispondere del suo
operato e conseguentemente correggere gli errori fatti.
Confermo,
quindi, che il valore della democrazia debba riflettere la maturità
di tutti i membri della società.
Posso
così affermare che ogni sistema messo in atto dall'uomo, sia
politico, sia sociale, sia economico, porta con sé
il germe del suo fallimento, in conformità con la natura
dimensionale dell'uomo.
Come
sia facile passare dalla democrazia alla dittatura lo si riscontra
più che chiaramente nella storia di ogni paese interessato.
“Ecce
omo“, risuonò
una volta, nel senso che egli è figlio di Dio, inviato per Sua
volontà allo scopo di redimersi dai suoi peccati originali.
Ora
direi “sfottetene omo“, la tua malafede ed egoismo non
sono degni di un inviato del Dio della salvezza.
L'occasione
di essere in semilibertà per riconquistare dignità e
onore sta svanendo per i più.
La
distruzione totale segnerà la fine della civiltà umana,
dalla quale potrà salvarsi solo chi avrà compreso che
senza sobrietà ed onestà non potrà mai
guadagnarsi il paradiso.
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