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Editoriali
» Arriva la “droga dello stupro”, di Ferdinando Camon |
11/12/2017 |
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Arriva
la "droga dello stupro"
di
Ferdinando Camon
Quotidiani
locali del Gruppo "Espresso-Repubblica" 27 novembre 2017
Da
tre giorni l’agenzia Adn/Kronos informa che è arrivata
anche da noi la “droga dello stupro”. Una droga potente,
insapore, inodore, che mescolata ai drink che beve la ragazza che sta
con te le toglie le due facoltà per le quali violentarla è
per te pericoloso: la coscienza e la memoria. Se ha coscienza di quel
che le fai, può rifiutarsi, urlare, attirar gente. Se non ha
coscienza, puoi disporre del suo corpo (l’unica cosa che di lei
t’interessa) come di un corpo senza padrone, un corpo di
nessuno. Se ha memoria, può denunciarti il giorno dopo, e non
la passerai liscia. Ma se non ha memoria, non risalirà mai più
a te, se ti è piaciuta potrai addirittura rimetterti sulle sue
tracce e riprovarci. Tu della sua intimità sai tutto. Lei,
della tua, nulla. È questo il potere. Tu hai il potere su di
lei. Lei è impotente verso di te.
È una droga
creata di recente e importata in questo periodo. Ho lavorato nel
primo Centro Anti Droga istituito in Italia, che aveva sede a Padova,
e ho ricavato un libro dalle mie esperienze. Ma allora questa droga
non c’era. È la droga della “soddisfazione”
del desiderio. Allora c’eran le droghe della “eccitazione”
del desiderio, che moltiplicavano la tua sensibilità:
stringere una ragazza, ballando, ti faceva venir voglia di non
lasciarla più, perché la tua sensibilità
prensile, al contatto, s’era acuita. Queste “droghe del
desiderio” avevan fatto lanciare un motto sulle magliette
americane: “Non sposarti se non è passato un mese dalla
tua ultima pasticca”. La “droga dello stupro”
taglia i tempi: la ragazza con cui stai ballando ti fa impazzire, la
vuoi stasera, e stasera l’avrai, che lei voglia o no, che lei
lo sappia o no. Nei giorni della campagna contro la violenza sulle
donne, scrivere di questa droga vuol dire aiutare le donne, spiegar
loro cos’è questo eros violento, visto dalla parte dei
maschi. È eros, a tutti gli effetti. La donna si domanda: ma
che eros è, se io, donna, non sono cosciente? Non è più
un eros a due. Rispondo, da uomo: all’uomo non gliene importa
niente, lui vuole il suo eros, non il vostro. C’è un
vecchio film francese che s’intitola “Corpo a cuore”,
e il titolo, enigmatico, significa questo: nel rapporto uomo-donna,
la donna dà il corpo per avere il cuore, l’uomo dà
il cuore per avere il corpo.
Con
la droga dello stupro, l’uomo può avere il corpo della
donna gratis, senza darle niente. È un furto. Il massimo dei
suoi desideri.
Il mezzo con cui si realizza questo furto del
corpo della donna è il drink. Quindi il momento in cui la
donna deve stare in guardia per difendersi e salvarsi, è il
momento in cui beve. Si beve molto, nelle discoteche, e la nostra
convinzione era che le ragazze si ubriacassero, e, una volta
ubriache, diventassero prede dei maschi. Sì, c’è
anche questo, naturalmente. Ma troppe volte diventano prede anche le
ragazze che non bevono tanto. Questa droga, una volta bevuta, nel
giro di 20-30 minuti smorza il sistema di allerta nel cervello della
ragazza, taglia i freni inibitori, e ottunde la memoria: la ragazza
è, letteralmente, nelle tue mani. È difficile dire
quest’altro pensiero, tutto maschile, alle donne, ma dirlo è
un modo per aiutarle a difendersi. La donna pensa che, vedendo la sua
ragazza inerte, l’uomo si ritragga. Al contrario, si eccita.
Meno lei si difende, più lui la vuole. C’è un
film su questo, un delizioso film francese di Rohmer, intitolato “La
marchesa von O”: la marchesa e un nobile russo si vogliono
bene, ma lei si scopre incinta, e chi è stato? Il suo nobile
amico, in un momento in cui lei non era cosciente. L’insegnamento
è semplice: le donne, quando bevono in compagnia, devono
sempre sapere cosa bevono, cosa c’è nel bicchiere. E non
perderlo mai di vista. Se cambiano tavolo, si devono portare da sé
il proprio bicchiere. Dalla droga ci si difende prima. Dopo, è
troppo tardi.
www.ferdinandocamon.it
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