Per
il giorno della memoria dell’anno 2019
di
Renzo Montagnoli
In
prossimità del giorno della memoria mi è venuta voglia
di scrivere sul razzismo che, nonostante tutto, non solo serpeggia,
anzi prende sempre più piede, ma già dai primi momenti
sono cominciate a sorgere delle remore, la principale delle quali è
questa: non sono bastati i milioni di morti dell’olocausto,
perché purtroppo, nonostante la celebrazione annuale della
ricorrenza, la discriminazione razziale va dilagando. Questo un po’
ovunque e non solo in Italia, ma, essendo cittadino di questo stato,
tengo a guardare cosa accade nel mio paese e purtroppo devo ammettere
che un po’ mi vergogno di essere italiano, un po’ mi
vergogno per il fatto che quelle che un tempo consideravo delle
semplici tendenze campanilistiche si sono dilatate e impregnano di
odio una società già di per sé malata. Al di là
della repulsione nei confronti di chi ha la pelle nera, cioè
dell’immigrato che arriva con i barconi, c’è tutta
una serie di atteggiamenti che non può che lasciare sbigottito
un essere dotato di normale umanità. Certamente c’è
una pesante responsabilità dei governi precedenti, che non
hanno potuto, o non hanno voluto, spiegare agli italiani quale era e
quale è l’effettiva situazione, complice anche il fatto
che sugli immigrati ci hanno marciato non pochi. Ora però, con
proclami di chiusure di porti, e amenità varie, si rischia
davvero di istituzionalizzare una sorta di razzismo che affonda le
sue radici nell’ignoranza di un popolo che lo vede ai primi
posti al mondo in questa triste classifica, confermando che i nostri
piazzamenti migliori non sono in ciò che va bene, ma in ciò
che va male. Comprendo e concordo che ci deve essere una
regolamentazione all’ingresso di disperati in Italia, ma o si
fanno le cose serie e si varano norme ad hoc, tenendo soprattutto
presente che per molti lavori di bassa forza snobbati dagli italiani
gli extracomunitari sono una manna, oppure si continua così
alla giornata, fra un proclama e l’altro, alimentando
l’insicurezza che esiste soprattutto come percezione, a tutto
vantaggio delle continue campagne elettorali. Peraltro, siamo uno
strano popolo in cui ci sono degli scalmanati al Nord che danno
addosso a quelli del sud, che contraccambiano volentieri, in un
contesto generale in cui più che all’unione di un paese
si tende alla sua disunione, e così il campanilismo diventa
eccesso, come nel caso del calcio, ma quel che è peggio
serpeggia una mania di cercare il disaccordo, in ambito politico
perfino nello stesso partito e addirittura in seno alla famiglia.
Mi
chiedo allora che senso abbia commemorare i milioni di caduti
dell’olocausto, se a questo non corrisponde una reale volontà
di superare le differenze, di cercare il meglio in ognuno di noi, e
non il peggio, anche per una questione egoistica, perché
questo continuo gioco al massacro ha come unica prospettiva il crollo
del paese, lo sfacelo delle istituzioni, l’impoverimento di una
popolazione che via via si va barbarizzando.
|