L'agire
dell'uomo nello scorrere del tempo
di
Lorenzo Russo
Tic
tac, tic tac, tic tac, così scandisce l'orologio il
trascorrere del tempo.
Mi
sembra che senza la misurazione del tempo l'uomo si trovi
disorientato.
Nel
misurarlo percepisce i suoi miglioramenti come peggioramenti, la sua
fortuna come sfortuna, il suo dolore, disgrazie e tormenti come le
sue gioie.
Ma
è anche vero che le gioie sono assai brevi, mentre tutto il
resto sembra non voler finire, e questo perchè le prime
procurano sollievo mentre le seconde tormenti, il cui superamento
costa molte energie e forze che non sempre si hanno.
Eppure
è proprio il trascorrere del tempo che riesce farli a
superare.
Anche
il lavoro viene misurato, e qui devo affermare che la misurazione è
un'invenzione dei padroni, con lo scopo di guadagnare sempre di più
e di esercitare il diritto di potere sui più deboli.
E
qui hanno ragione i sindacati a volerlo misurare con precisione e a
non tollerare alcun sopruso, sia da parte dei padroni che dei
lavoratori stessi che, per tenersi in buona considerazione, accettano
di lavorare di più.
È
un fatto che viene giustamente giudicato dai sindacati come
tradimento verso i colleghi.
Capita,
però, che nello svolgimento di lavori specifici, richiedenti
maggiore impegno e dedizione, si trascuri la possibilità di
lavorare oltre il limite concordato qualora dovesse sorgere
improvvisamente una soluzione geniale che potrebbe risolvere al
meglio il problema trattato.
Io
sono per un regolamento che corrisponda alle caratteristiche del
lavoratore, così che le ore lavorative possano essere minori o
maggiori secondo le sue attitudini e velocità
nel portarle a termine.
Il
lavoro va quindi inteso come scoperta delle proprie qualità e
conseguentemente come formazione della propria personalità.
In
questo senso il tempo impiegabile assumerebbe un valore secondario.
Purtroppo,
il mondo lavorativo non corrisponde a questo importante requisito, ad
eccezione di alcune attività nel campo delle scoperte
scientifiche e tecniche o di attività svolte in proprio.
Ma
il più importante requisito è sempre l'osservazione dei
principi della morale e responsabilità civile, delle quali
noto sempre più spesso una elevata noncuranza.
Il
profitto è il padrone del mondo, questo è il problema,
e il non considerarlo elimina le possibilità di successo, per
cui ognuno si vende al miglior offerente.
Ipocrisia,
falsità sono da sempre i denominatori comuni della società
consumistica.
Chi
li combatte vota la sinistra o la destra radicali, ma non tiene conto
che per rimanere fedeli ai propri ideali deve rinunciare a ogni forma
di strapotere.
Che
sia quasi impossibile lo dimostra il loro presentarsi e agire in
maniera simulata.
Da
qui addio ai nobili ideali, prima sostenuti con passione ed ora persi
sulla scia del potere, presentato come necessità primaria per
difenderli.
I
sistemi dittatoriali hanno un denominatore comune: il mantenimento
del potere.
Questa
è la realtà del mondo che nessuno potrà mai
mutare, al più ci si può sacrificare per testimoniare
che esiste un altro mondo dopo questo.
Il
tempo scorre sempre uguale, ma viene percepito dall'uomo secondo le
sue condizioni di vita e le conseguenze psichiche.
E’
tanto vero che la percezione del tempo non è al di fuori
dell'uomo ma dentro di lui, nei suoi processi fisiologici e
morfologici.
Evviva
la democrazia, allora, anche se è proprio da essa che sorge la
dittatura quando non sia espressione di maturità raggiunta.
La
maturità è ebbene un qualcosa di breve durata, simile a
un lampo di genio che in breve tempo si consuma, da poter paragonare
la vita umana al moto dell'altalena.
E
qui viene in azione lo scorrere del tempo, per misurarne l'intensità,
la velocità e la durata dei suoi moti di innalzamento e
abbassamento e calcolare l'energia consumata.
Dopo
più di settantanni di pace in Europa si teme già la
fine della sua unione.
Una
nuova guerra, questa volta economica, tra i suoi stati sembra essere
in corso.
Gli
ideali che l'hanno costituita svaniscono davanti alle crisi
economiche causate dal processo di globalizzazione preteso dall'alta
finanza per fare più guadagni e diventare padrona del mondo.
Ed
è qui che gli stati più forti della EU decidono di
agire insieme, per essere più pronti al confronto con le nuove
potenze economiche.
Agli
stati deboli non rimane che sottomettersi, perdendo le loro migliori
imprese produttive o cercare nuove alleanze più opportune e di
salvataggio.
C'è
solo da sperare che il tutto non finisca in un confronto bellico, dal
quale nessuno stato ne uscirà illeso.
Quindi
niente di nuovo all'orizzonte, ma solo una ripetizione del già
vissuto con nuovi mezzi tecnici e alleanze incerte e pericolose.
Sembra
un paradosso, ma è proprio così: l'uomo deve prima
causare delle disgrazie per poi riuscire a creare pace e prosperità.
Il
problema dell'odierno impoverimento dei popoli risiede, tra l'altro,
nell'eccessivo sviluppo demografico, diventato insostenibile per
mancanza di lungimiranza nelle
società
non istruite
e incoscienti su questa tematica così essenziale per il futuro
del pianeta e per loro stesse.
I
tempi di sentirsi orgogliosi nel presentarsi con una prole numerosa
ha perso il suo carattere di un’epoca in cui la era necessaria
per motivi economici e politici.
E
qui le religioni avevano un terreno fertile per la diffusione del
loro credo fondato sulla sudditanza.
Aggiungo
che anche distribuendo tra i popoli la ricchezza esistente, non si
risolverebbe, a lungo termine, il problema della povertà.
Così
si delinea il destino dell'uomo, che, pur avendo inventato la
misurazione del tempo per ottenere un qualche miglioramento, sia pure
di breve durata, rimane infine il supplicante di un Dio lontano e
irraggiungibile.
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