Gli
orizzonti della vita in terra
di
Lorenzo Russo
Egli,
l'uomo,vive in uno stato continuo di plurisdoppiamento
identificatore.
È
come se l'Unità originaria si sia sdoppiata in moltissime
divisioni e suddivisioni e che, da questo punto, siano sempre in moto
alla ricerca dell'Unità originaria.
Conseguentemente
a questo, vengono creati diversi gradi di unione, ma senza mai
raggiungere l'agognato scopo finale.
Lo
si nota nelle diverse forme di amicizie esistenti, delle quali la più
sublime è quella dell'amore, la più idonea a
raggiungere l'agognata unità, ma che mai sarà quella
originaria, in quanto essa comprende tutta l'Umanità formatasi
nel corso della sua esistenza.
Questo
accade con le forze del bene, mentre con le forze del male avviene il
contrario, il che crea situazioni di continui confronti e dove la
brutalità non ha limiti.
Da
qui il loro agire definisce chiaramente lo sdoppiamento dell'Unità
originaria, in quanto essa è fin troppo perfetta nella sua
composizione e natura.
Deve
essere successo un qualcosa di tragico a creare questo sdoppiamento
che colpisce l'Umanità sin dal suo apparire nella dimensione
terrena.
Forse
una punizione per aver preteso troppo, più del lecito, o un
atto coraggioso di insubordinazione per volere conquistare la propria
libertà e dal quale è sorto il processo perdurante e
difficoltoso che ben conosciamo?
Mi
sembra, però, di notare un lento miglioramento, sebbene
discontinuo, in questo processo, punitivo o liberatorio, delle
capacità cognitive e conseguentemente creative dell'uomo, da
farmi sperare che egli sia destinato a salvarsi.
Nel
frattempo, egli continua a vivere in uno stato di nebulosità
schizofrenica che lo fa faticare a discernere tra la via
dell'assoluzione o quella della premiazione.
Di
fatto, l'uomo cerca il suo prossimo, quando ne sente il bisogno per
sopravvivere, ma lo evita e combatte, quando si sente minacciato.
Come
era semplice, serena, equilibrata la sua esistenza nello stato
d'unificazione totale!
Lo
sgretolamento dell'Unità originaria lo ha reso ignorante,
debole e bisognoso di aiuto, da farmi ricordare la parabola del
figliol prodigo, quando egli si allontana dal padre per tentare la
sua vita e al suo ritorno viene accolto ancora con amore e
comprensione.
Ne
deduco il senso, cioè che ogni individuo debba vivere la sua
vita per maturare e solo nel momento in cui abbia riconosciuto il
valore delle virtù umane e dell'amore paterno sia in grado di
ritornare.
Il
padre sta qui per la meta da raggiungere, il cui cammino non è
accessibile a tutti nella stessa fascia di tempo e facilità.
In
quale fase del tormentato cammino si trova l'uomo attualmente?
I
pericoli della distruzione totale sono oggi incombenti come mai, ma
in contrapposto è anche il sentire la necessità di
riunione forte e irrevocabile.
Per
il momento si tengono la bilancia, ma guai se la fama di maggior
potere di un qualche statista e o finanziatore sposti l'ago della
bilancia verso il peggio, così per caso o follia come già
accadde nel passato.
Il
credente non avrà nulla da temere, perché crede che
andrà in paradiso, mentre per gli altri non so se saranno
presi dal panico o dalla soddisfazione che finalmente il grande
teatro finirà per sempre.
Perché
di teatro potrebbe trattarsi tutta la faccenda della vita umana,
nella quale il regista deve conservare tutta la sua pazienza a causa
del basso grado di comprensione e asservimento dei suoi attori.
Di
fatto, sia nel bene come nel male proprio oggi vengono prese
decisioni non proprio giustificabili dal punto di vista della loro
adeguatezza, e non solo, quando noto che si considera di essere
fascista o nazionalista chi, pur essendo buono e umano, sostiene una
soluzione più conforme alla sua dimensione, affinché
possa essere sostenuta da tutte le parti coinvolte.
Questo
perché le vicende immigratorie in atto, tanto per fare un
esempio, sono troppo intense e maggiormente spinte da motivi
economici e senza un riscontro serio della sostenibilità nel
tempo dei pochi paesi ospitanti.
Ma
si sa da tempo, che il tutto è stato deciso da anni dai
signori dell'alta finanza e affini, come politici industriali e
religiosi, per realizzare i loro scopi di dominio.
È
evidente che è un problema di portata mondiale e come tale
andrebbe risolto nell'ambito dell'ONU.
Il
Dio „Universale“ perché unico aspetta che i suoi
attori capiscano il senso del gioco, che è quello della vita,
e sappiano condurlo a un buon fine.
Chissà,
se l'Uomo preferirà obbedirgli, od optare per una propria
regia.
Da
qui ne deduco che l'identificazione con una divinità non altro
riflette che lo stato di sviluppo o degrado raggiunto.
Oggi
si preferisce credere in un solo Dio, una energia molto complessa e
ancora inesplorabile da poterla immaginare in uno solo.
Quanti
trattati si potrebbe scrivere su di essa, senza arrivare a una
soddisfacente spiegazione del suo esistere ed agire, così che
ognuno si limita a riferirsi a un proprio Dio, dal quale ottenere la
forza di vivere la sua vita.
|