I
pericoli della globalizzazione incontrollata
di
Lorenzo Russo
Globalizzare
significa unire forze ed energie per renderle più potenti ed
efficaci.
Bisogna,
però, tener conto di non superare un certo limite, oltre il
quale il tutto imploderebbe, fino a distruggersi.
Si
sa dalla fisica che l'implosione è un reazione naturale di
ogni processo che abbia superato il suo limite di coesione o
sopportazione dei suoi elementi, o che sia stato progettato e
controllato male, oltre il quale la potenzialità raggiunta si
azzera e distrugge.
Mi
sembra che lo stesso possa accadere con l'unione forzata dei popoli.
Credo,
di fatto, che chi vuole unire i popoli, fino a renderli omogenei, non
tiene conto che anche l'uomo fa parte della natura e di conseguenza
sottosta alle leggi naturali fisiche.
Mi
piace l'idea di globalizzare i popoli, però sono abbastanza
ragionevole da immaginarmi il rischio che un tale processo comporta.
La
natura non è, di per sè, omogenea. Lo si nota
nell'apprendere che le sue energie si consumano e rigenerano
attraverso le sue diversità e contraddizioni, per cui anche
l'uomo trae le sue energie dalle diversità e contrarietà
che incontra e deve superare.
Sorgono
così, in alternanza, periodi di pace e di lotte che sono
proprie della dimensione nella quale è costretto a vivere.
Finora
tutti i progetti di omogeneità sono falliti proprio nel
momento in cui il limite massimo di realizzazione controllabile sia
stato raggiunto.
Non
è così, che l'uomo nasce, cresce, si ammala, guarisce e
infine muore, per vecchiaia o altre cause naturali?
Esiste
un solo modo di prolungare il più possibile l'attività
delle energie positive della vita umana: quello di sottoporre gli
ideali all'esame della ragione, onde evitare che venga superato il
famigerato limite di operatività positiva. In poche parole
evitare gli estremismi, di ogni sorta che siano.
Di
fatto, gli ideali possono essere benefici come malefici, inoltre è
difficile per l'uomo riconoscere di acchito gli effetti che essi
possono generare nella sua mente, per cui sono guai a non sottoporli
a un esame accurato della ragione.
Regge
quindi il seguente paragone: ideale uguale a energia vitale
spirituale, ragione uguale a garanzia analitica di concordanza e
adattamento alle condizioni personali e dimensionali.
E
già un segno di sviluppo l'essere in possesso della ragione,
per cui entrambi vanno coltivati e selezionati severamente.
Si
parla tanto, oggigiorno, della sospensione dei confini territoriali,
della sospensione del diritto alla difesa della nazione, in favore
del diritto universale dell'uomo di vivere la sua vita ovunque
trovasse migliori condizioni e tutele.
Che
bellezza, finalmente l'individuo diventa libero, di decidere e
volere!
Ma
lo vuole proprio così o preferisce farsi mantenere da una
collettività più evoluta culturalmente ed
economicamente?
Ma
cos'è con la concretezza di questi nobili ideali, intendo la
loro reale possibilità di realizzazione?
Mi
sa più di insubordinazione a un ordine che fu instaurato per
garantire quel poco di sicurezza e praticabilità alla fine di
un conflitto bellico, di atti disumani compiuti, di carestie subite.
Si
tratta di un ordine sociale che, pur non garantendo il paradiso in
terra, offre una vita migliore in un mondo di per sè
primitivo.
O
siamo diventati improvvisamente tutti saggi e savi, così tanto
illusi da credere nei miracoli?
E
come la mettiamo con il sistema economico del profitto, che certo non
è alla pari dei proclami umanistici universali in corso?
Perchè
non incominciare con la sua modifica radicale, in quanto, e a mio
parere, sta qui il nocciolo della questione?
Da
qui, sta ai popoli di chiedere le riforme necessarie, a incominciare
con la riforma dell'ONU, di modo che le sue delibere siano efficaci,
nel senso di eque e paritarie per tutti i popoli.
I
popoli vanno educati ed istruiti a un modello di vita valido per
tutti, di modo che l'emigrazione incontrollata finisca e ognuno
riesca a vivere decentemente nella sua terra d'origine.
Il
mio timore è che gli idealisti vengano usati per scopi del
tutto differenti dai loro proclami.
Mi
sembra evidente, che una certa casta abbia compreso che lo sviluppo,
intellettuale e di coscienza, dei popoli rende impossibile il suo
esercizio di potere su di essi.
E
qui ci passa benissimo la storia della protezione dell'ambiente e del
diritto del singolo di vivere dove trovasse condizioni migliori,
perchè serve a influenzare i soliti ignoranti sostenitori e a
destabilizzare l'economia dei paesi coinvolti, fino a poter prendere
provvedimenti drastici e rigorosi.
Ancora
una volta il popolo sarebbe cornuto e i nobili ideali fottuti.
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