Da
bambino ad adulto, senza che sia cambiato sostanzialmente qualcosa in
meglio
di
Lorenzo Russo
Da
piccolo era ancora uso frequentare la parrocchia del rione.
Ce
ne erano tante, disparse in tutta la città, così che
erano raggiungibili per ogni bambino,
Fu
lì che venne insegnata la dottrina della misericordia, della
concordanza e ubbidienza agli insegnamenti delle scritture e degli
adulti.
Accettai
il tutto, perchè mi sentivo protetto e custodito. Inoltre
avevo la possibilità di divertirmi, giocando al pallone o
altri giochi diffusi in quel tempo.
Il
pomeriggio era così il tempo preferito da tutti i bambini. Lo
si trascorreva schiamazzando per ore, senza riguardo degli anziani
che abitavano negli edifici adiacenti alla parrocchia.
Poveri
loro, che pazienza che avevano!
Era
il periodo del dopoguerra ed eravamo tutti come resuscitati dalle
macerie e dai dolori che causò.
Era
il periodo di tolleranza e speranza in un futuro migliore.
Bè,
allora ero un bambino, custodito e rifocillato quel tanto per
sopravvivere, per cui non mi ponevo domande sul senso dell'ubbidienza
impostami dagli adulti.
Ero
cosciente che da bambino dovevo ubbidire ai miei genitori, se non
altro perchè mi amavano e curavano, tanto da non sentire la
cruda realtà della vita.
Solo
anni dopo il mio sentire e giudicare mutarono radicalmente.
Non
mi sentivo più nello stato di protezione concessa ai piccoli,
bensì esposto ai rischi e responsabilità che ogni mia
decisione e dichiarazione potevano causare.
Da
qui incominciai a ragionare e a mettere in dubbio ogni dichiarazione
degli adulti.
Lo
feci, perchè ero spinto dalla convinzione che il loro mondo
fosse da migliorare per creare un futuro migliore.
Solo
anni dopo, mi accorsi che questa convinzione, agente in me come
stimolo costrittivo di poter mutare la realtà degli adulti
solo volendo, non aveva fondamento pratico, cioè era una idea
propria del mio crescere, fino a diventare adulto e cosciente della
realtà terrena.
Fu
come se la mia mente si fosse annebbiata nel momento di voler mettere
in pratica tutti i miei ideali giovanili.
Da
qui, il mio mondo da adolescente perse l'energia dinamica iniziale,
fino a svuotarsi, fatto che mi rese deluso e depresso.
Se
prima desideravo di crescere in fretta per raggiungere l'età
degli adulti, quell’ età dove poter prendere le mie
decisioni, ora non desideravo altro che rimanere bambino, incosciente
e innocente.
Mi
accorsi che il mondo reale degli adulti era paragonabile a uno stato
di prigionia voluto da una volontà più forte e
costrittiva.
Non
che, in un certo senso, anche quello dell'infanzia non lo sia, ma è
che viene compensato dall'amore e assistenza degli adulti che si
curavano di me, così da non volerlo abbandonare.
Mi
accorsi anche della necessità di avere rapporti buoni con il
prossimo, nel credo che l'unione mi avrebbe reso più forte e
idoneo per la vita.
La
chiesa cattolica ha formato i giovani, ha dato loro assistenza e
consolazione, ma non li ha istruiti a ragionare con la propria testa,
nella considerazione che sia compito della madre chiesa a provvedere
al tutto, così che al credente non rimane che ubbidire e stare
zitto.
Gli
insegnamenti ricevuti sono il risultato della sua interpretazione dei
vangeli, scritti duemila anni fa, quando i popoli non erano istruiti
come oggi ed erano tenuti sottomessi dal clero di turno con la forza
e l'intimidazione di perdere l'accesso al paradiso.
Le
autorità civile e religiosa hanno quasi sempre cooperato
insieme per mantenere il potere sui popoli, per cui non mi meraviglia
che ad essi subentrò il comunismo per portare il popolo al
potere.
Purtroppo
l'avvento del comunismo non fu un atto di conquistata maturità,
ma di forza e violenza fratricida.
Di
conseguenza, posso aggiungere che Cristianesimo e Comunismo sono due
forme di convivenza sociale non realizzabili in questo mondo. Lo
affermo per scagionare l'uomo, in quanto egli vive non per sua
volontà in questa dimensione priva di energie evolutive.
È
così che il comunismo fallisce sempre di nuovo, per corruzione
e malgoverno dei suoi poteri istituzionali, come per mancanza di
incentivi e riconoscimenti materiali per chi si impegnasse
maggiormente nel campo del lavoro, così che adagio adagio
l'economia crolla e il popolo impoverisce ancor più.
Questo
dimostra che l'uomo non è fatto per dare senza ricevere
altrettanto.
Di
questo principio si nutre il sistema capitalista liberale, solo che
troppo spesso dà di meno di ciò che invece pretende.
Oggi
il mondo è in mano al capitale, maneggiato dagli enti
finanziari internazionali, a mio parere più per uso personale
dei suoi dirigenti o di parte che per aiutare i popoli, che così
rimangono sempre sottomessi e sfruttati.
Il
potere non accetta l'allargamento verso il basso. Il potere è
dominio, al quale i popoli non possono accedere se non con la
rivoluzione, cioè con la forza.
Accade
poi, che dopo un breve periodo iniziale di miglioramento delle
condizioni sociali, i nuovi padroni agiscono come i vecchi, se non
peggio, il debito pubblico aumenta a dismisura e il rendimento
lavorativo cala, anch'esso a dismisura.
Il
ritorno al potere della casta privilegiata, più istruita al
suo esercizio perchè più ordinata, coerente e meno
litigiosa, ne è la conseguenza.
Cosa
porterà il futuro? A mio parere il fallimento delle religioni,
degli apparati politici e della finanza, insomma di tutto ciò
che l'uomo ha creato finora senza senso ed equità.
Il
che porterà a una dittatura mondiale senza precedenti e con
essa la fine dell'era umana fondata sulla libertà individuale.
In
questo mondo la massa popolare sarà ridotta in schiavitù,
condizione che impoverirà la sua mente, fino allo stadio di
massa amorfa, ma governabile.
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