I
conti non tornano
di
Renzo Montagnoli
A
ogni fine anno, quasi inconsciamente, faccio il punto della
situazione, di ciò che è accaduto, degli avvenimenti
più importanti che hanno caratterizzato il periodo, in pratica
redigo un bilancio, in cui purtroppo i conti non tornano mai.
Avrei
voluto scrivere che finalmente si è raggiunto un accordo
globale sul clima, mi sarebbe piaciuto quasi gridare che le immense
disuguaglianze che caratterizzano la popolazione di questo pianeta si
sono ridotte, che non c’è più gente che muore per
fame, che ovunque regna la pace.
Purtroppo
nulla di quello che speravo almeno iniziasse si è avverato e
ogni giorno di più devo constatare che una cosa sono gli
animali e un’altra le bestie, cioè non pochi
rappresentanti del genere umano. Le ricchezze sono sempre più
nelle mani di pochi che determinano la vita di ognuno di noi e le cui
scelte hanno conseguenze di cui stentiamo ad accorgerci. Viviamo in
un mondo malato, dove c’è chi ha troppo e c’è
chi non ha niente, in cui gente disperata è disposta a
lasciare il suo paese per non patire la fame, o per fuggire le guerre
o crudeli dittatori. Questo flusso di varia umanità è
la caratteristica saliente di questi primi diciannove anni del XXI
secolo e credo che di questo si siano accorti tutti, ma c’è
chi ha rimedi opposti, entrambi che non portano alla soluzione del
problema. Ci sono quelli che li vogliono respingere, che magari sono
contenti se non pochi periscono nel percorso di immigrazione, e ce ne
sono altri che dicono di accoglierli a braccia aperte. Entrambi, o
sono ignoranti, o sono falsi, perché questa tragedia, perché
di tragedia si tratta, si risolve solo rimuovendo le cause che stanno
all’origine, in particolar modo cessando di
sfruttare da schiavisti paesi poveri economicamente, ma ricchi di
materie prime. Queste posizioni antitetiche non sono proprie solo del
nostro paese, ma in genere di tutti gli Stati in cui è
presente un certo benessere. Così come non è
caratteristica solo dell’Italia, dove peraltro è spinto
ai massimi livelli, l’odio dilagante. Da noi chi semina
zizzania ha facile gioco, perché hanno successo soprattutto le
notizie false, visto che una larga parte della popolazione non è
in grado di distinguere fra verità e menzogna, e tanto più
la “bufala” è pacchiana, tanto più c’è
chi abbocca. Poi, se guardiamo il nostro paese, purtroppo la
popolazione è divisa, manca di un comune afflato e non solo
fra Nord e Sud, ma anche nell’ambito della stessa regione e
perfino dello stesso comune. C’è stato un movimento che
per anni ha attribuito, sbagliando, una pseudo minore
ricchezza del Nord al peso insostenibile del meridione, con
atteggiamenti palesemente razzisti, salvo poi fare dietro front per
accaparrarsi i voti del sud. Quasi a compensare, la parte inferiore
dello stivale vede un altro movimento che incolpa della sua
arretratezza il Settentrione, il che non è vero ed è
facilmente dimostrabile e altrettanto facilmente comprensibile da
menti libere da ogni pregiudizio. E’ evidente, però, che
nell’uno e nell’altro caso la materia grigia degli
interessati è carente.
Il
grado di insoddisfazione in Italia e all’estero è in
perenne crescita, determinato dalla necessità delle attività
imprenditoriali di creare di continuo nuovi impellenti bisogni,
condizione imprescindibile per un aumento della produzione. E così
si distruggono cervelli, si sottomettono gli uomini, si esauriscono
le non infinite risorse della natura.
Detto
questo, mi chiedo cosa ci possa essere stato di soddisfacente in
questo anno 2019, ma non trovo risposte, se non guardando in una
cerchia più ristretta, nella mia famiglia, i cui membri,
grazie al cielo, sono in buona salute, hanno un lavoro e pur non
esultando non sono però insoddisfatti, e allora mi nasce una
speranza, cioè che tutto ancora non sia perduto, che si debba
partire da noi stessi e dai nostri familiari per cercare nel nostro
piccolo quei motivi – che esistono, sono solo soffocati –
per cui valga la pena di vivere, per ritrovare quella pace e serenità
grazie al nostro amore per chi è a noi vicino e
in estensione per il nostro paese, uniti a una fede, non
necessariamente, anche se preferibilmente cristiana, che metta l’uomo
come individuo, come carne e spirito al centro dell’Universo,
un uomo che non desideri sovrastare, ma che sia animato dal desiderio
di percorrere la strada della vita in armonia con gli altri, pronto
ad aiutare i meno fortunati, l’uomo che Gesù Cristo
avrebbe voluto vedere.
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