Il
paragone tra la mossa astuta degli Achei, che portò alla
caduta di Troia, e gli effetti finali della globalizzazione in atto
di
Lorenzo Russo
Dopo
dieci anni di guerra, senza aver ottenuto il risultato voluto, cioè
a sconfitta del nemico e con essa il libero accesso allo stretto del
Dardanelli, onde raggungere sponde più lontane e propizie
all'espansione politica ed economica, gli achei escogitarono un
tranello infido, sfruttante il fatto che entrambi i contraenti erano
esausti e desideravano nel loro animo nient'altro che la fine del
conflitto.
Fu
così che l'astuto Ulisse ideò la costruzione di un
enorme cavallo di legno capace di contenere trecento dei loro
migliori guerrieri.
I
poveri troiani caddero nella trappola. Il desiderio di ritornare
finalmente a una vita normale fu più forte della precauzione
di diffidare dello storico nemico.
La
veggente Cassandra, veggente perchè conosceva meglio di ogni
altra persona i segreti nascosti nell'animo umano, non mancò
di avvisare il proprio popolo dell'inganno, ma fu invano.
Il
desiderio di pace, sostenuto dal senso di essersela meritata per aver
resistito contro ogni feroce attacco del nemico, annebbiò la
loro coscienza, e così successe ciò che, solo dopo,
viene ritenuta volontà del fato.
Troia
cadde e i greci estesero il loro dominio verso l'Asia minore.
Io
ci vedo un paragone, tra l'allora accaduto evento e l'odierno
propagato dall'alta finanza, perchè in entrambi i casi è
il popolo a cascarci dentro.
Per
prima cosa, non sono esausto del mio modo di vivere in un piccolo
stato democratico e ancora libero, per seconda cosa sento l'odore
marcio degli intenti della casta primaria mondiale, sempre attiva ad
escogitare metodi e sistemi di controllo mondiale.
Sono
metodi praticati sin dall'inizio della storia dell'uomo e per questo
da giudicare primitivi, cioè senza traccia delle annunciazioni
cristiane, avvenute molti secoli dopo, che mutarono radicalmente la
concezione della vita.
Ed
è qui che l'ingenuità dei troiani è paragonabile
a quella dei popoli oderni al confronto con il processo
globalizzatore in atto.
Ma
nient'altro puo' essere, non essendo realizzabile una equa e pacifica
convivenza dettata dai popoli.
Neanche
il cristianesimo è stato finora capace a ristrutturare l'uomo
nella sua composizione biogenetica, affinchè un po' di
paradiso in terra sia possibile.
Da
qui è consigliabile considerare la vita terrena un percorso
preparatorio per il dopo.
Che
la chiesa non abbia il coraggio di avvertire i suoi seguaci del
pericolo che la nuova rotta rappresenta, conferma la diffidenza che
io nutro da tempo contro di lei.
Certo,
la globalizzazione rappresenta per lei una buona occasione di
cristianizzare tutto il mondo, una volta che tutti i vari e
ostacolanti impedimenti nazionali saranno diventati obsoleti.
Che
il mondo del futuro venga governato da una sola elite non fa che
migliorare le sue possibilità di conversione mondiale dei
popoli finalmente uniti.
Lo
stesso discorso vale per la sinistra, come si nota nel paese del
Bengodi, una volta chiamato Italia liberale.
La
politica finanziaria si fonda sul profitto, realizzabile solo con il
consumo forzato e illimitato che non tiene conto della sua utilità,
sia educativa sia ambientale per i popoli.
Il
modo sfarzoso di festeggiare il Natale conferma la rotta voluta dai
potenti e sostenuta brillantemente dai media di tutto il mondo
ridotti al loro servizio.
La
piramide societaria diventa sempre più larga ed elevata, fatto
che richiede una politica stretta e severa per poter controllare la
base, diventata più folta ed eterogenea e per questo più
difficile da governare.
La
caduta di Troia non migliorò il mondo di allora, e la Grecia,
prima esportatrice di una grande cultura, cadde nella tuttora
esistente insignificanza.
I
troiani persero la guerra, ma sopravvivono anche oggi nella
mescolanza con altri popoli, fatto che mi insegna che cambiano sì
i nomi e le culture, ma sul tutto emerge il sempre uguale spirito
umano, da non confonderlo con l'animo che è mutabile secondo
delle circostanze e cultura.
Nel
corso dei secoli susseguenti furono sempre e solo i popoli a soffrire
della mancanza di sostenimento, dei soprusi e torture di ogni sorta
inflitti da chi era al potere.
Andando
di questo passo, non si possono escludere rivolte popolari mondiali,
anche se, a mio parere, non risolverebbero i problemi del convivere
sociale e civile per i quali l'uomo non è maturo e dubito che
lo diverrà.
Sempre
a mio parere, l'unica via d'uscita per il singolo è la
speranza nel dopo, quando si fosse impegnato a migliorarsi.
Dare
un senso buono alla vita, e sostenerlo ad ogni costo, potrebbe creare
un collegamento in un dopo migliore.
Crederci
è la forza della vita ed è capace di trasferirci in un
mondo migliore nel vasto universo.
Quali
potrebbero essere, allora, i necessari requisiti per raggiungerlo?
Al
primo posto ci metterei il continuo impegno di migliorarsi per il
bene comune, e qui penso che tutti gli altri requisiti maturerebbero
in esso.
La
meta è l'energia iniziale che ci indica il cammino da
prendere, la veggenza di riconoscere gli errori fatti, di attenuare
le proprie debolezze.
Essa
rappresenta il modo di vita da scegliere e finisce con la vita
stessa, per poi........
È
inutile anelare alla perfezione, perchè non è di questo
mondo.
In
essa non c'è possibilità di riesame, di riflessione, di
rigeneramento delle energie, le quali, come io credo, hanno bisogno
del contraccolpo per rigenerarsi.
In
un mondo perfetto, l'uomo sarebbe un narciso, un essere senza
contatto con la realtà al di fuori di se stesso.
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