Ricreare
nel rispetto del già buon creato
di
Lorenzo Russo
Come
si nota, tutto il mondo si trova oggigiorno in un movimento frenetico
e dilagante. Il vecchio è diventato obsoleto e il nuovo
irrompe senza garanzia di successo.
Non
esistono più gli ideali che tenevano unito un popolo in un
corsetto, dove la lingua e la cultura determinavavo il contenuto, la
forma e tonalità delle sue espressioni, dei suoi
atteggiamenti, da far emergere un insieme che valeva la pena
difendere da tutto ciò che era sconosciuto, diverso.
Se
il nuovo è, dal punto di vista della coesione pratica e
duratura, da sfiduciare, lo è ancor più dal punto di
vista della sua utilità per creare un futuro senza conflitti e
discordie mondiali.
Certo
è, che la strada che conduce alla sua realizzazione è
ardua e pericolosa.
Lo
si nota già oggi nei conflitti politici, dove le parti si
contrastano con concetti del tutto contrari al senso dell'unità
per il bene del paese, gli uni per difendere il raggiunto, cioè
la lingua parlata che temono di perdere e la cultura nel suo insieme
che determina il concetto di nazione, e gli altri che hanno capito
che solo il nuovo, cioè l'unione dei popoli, può
garantire la sopravvivenza umana.
E
qui sono i giovani a sostenere l'unione in quanto sono biologicamente
liberi dagli influssi degli avvenimenti storici, nei quali le
generazioni precedenti sono stati attori e vittime per raggiungere lo
status quo che, comprensibilmente, vogliono difendere.
Ed
è qui che è necessario trovare un compromesso nel senso
che il processo rigenerativo storico umano in atto vada sì
avanti, ma con un ritmo più lento e prudente.
Non
ha senso promuovere il nuovo, condannando il vecchio che ha dato loro
la possibilità di vivere in condizioni, non perfette, ma
sempre migliori.
Ed
è proprio questo accanimento che crea in me il sospetto di
assistere a una ennesima azione politica per mantenere al potere una
classe non eletta e in più ipocrita e fallimentare.
Mai
si dovrebbe causare il sorgere di una rivoluzione sociale, in quanto
essa dimostrerebbe l'incapacità dell'uomo di rinnovarsi
culturalmente e socialmente nel rispetto di tutto ciò che le
generazioni precedenti hanno raggiunto a un prezzo altissimo.
L'incontro
generazionale non deve sfociare in uno scontro grave, per cui deve
essere condotto nel rispetto reciproco, senza confronti irrispettosi,
per non dire violenti ed ancor meno dettati da propositi ipocriti
come quello di mettersi in mostra, atteggiamento dietro il quale si
nasconde la brama di vanità, successo e infine potere.
Ho
sempre sostenuto, che tutto ciò che accade nell'universo si
riflette anche nella vita dell'uomo, il che è come affermare
che l'uomo agisce in sudditanza con l'universo.
Ritengo,
anche, che tutto cambia non proprio per migliorare le condizioni
esistenziali, bensì per rigenerare le energie diventate
scariche.
L'uomo
inspira allargando il petto ed espira restringendolo, così
come succede nell'universo, e lo fa per esistere e determinare il suo
status quo, cioè per sopravvivere.
Il
principio delle cause e degli effetti ha sempre un valore
determinante, perchè stabilisce il ritmo dinamico e continuo
della vita con il rigenerarsi in loro.
Che
poi l'uomo migliori in questo ritmo continuo è ancora da
dimostrare.
Non
riesco ad immaginarmi un mondo unito, se non in seguito a una
catastrofe naturale di tale intensità da mettere a repentaglio
la sua sopravvivenza, o a un'invasione di esseri provenienti da un
altro pianeta.
Ma
anche in questi casi sarebbe un'unione dettata dalla necessità
e probabilmente di breve durata.
In
ogni azione fatta dall'uomo c'è sempre un lato buono ed uno
cattivo.
Sarebbe
quindi opportuno conservare il buono di ogni epoca, opporlo al
cattivo, per non creare danni ancora maggiori.
In
fin dei conti, l'uomo dovrebbe tener conto di essere un essere debole
e difettoso per natura e destino, per cui dovrebbe riflettere molto
di più per non diventare troppo presuntuoso ed egoista, due
caratteristiche dannose.
Aggiungo
che i giovani vivono oggi in una condizione molto migliore di quella
dei loro antenati.
Esiste
quindi un miglioramento di qualità della vita sia economica
sia intellettuale e sociale del quale dovrebbero essere grati alle
generazioni che hanno combattuto e pagato un caro prezzo.
E
qui sta il nocciolo inerente al susseguirsi delle generazioni, con i
padri che hanno sopportato e rischiato moltissimo affinchè i
figli potessero vivere meglio e quella parte dei figli che, non
avendo vissuto il periodo di carenza del tutto, non ne sono coscienti
come dovrebbero.
Questo,
almeno, lo si desume dal loro odierno comportamento che risulta
insaziabile perchè lontano dalla acerba realtà della
vita.
Eppure
è sempre stato così, cioè le giovani generazione
agiscono con un grande entusiamo per realizzare un qualcosa di
proprio e straordinario.
I
risultati di tale dedizione, a volte fanatica, sono sempre
insoddisfacenti, per non dire fatali al confronto con la realtà.
Ne
deduco che la realtà sia la forza del destino, il destino come
incapacità genetica, e conseguentemente culturale di
migliorare, e la vita stessa condizione dimensionale agente come
madre e matrigna, la vera padrona del nostro animo come l'universo lo
è dello spirito.
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