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  Editoriali  »  Vivere sė, ma come?, di Lorenzo Russo 16/09/2020
 
Vivere sì, ma come?

di Lorenzo Russo





Come è possibile ammirare amorevolmente la natura, quando si sa che in essa vige la legge del più forte, del più astuto, della selezione selvaggia?

Pur essendo straordinariamente meravigliosa nella moltiplicità delle sue apparizioni, mi sale il senso del disgusto nel constatare la sua realtà crudele.

In quanto ottimista spero ancora che un giorno questa realtà crudele muterà e noi tutti comprenderemo anche il perchè del suo essere stata così, che penso sia quella di necessità intransingente di insegnamento volta a raggiungere la maturità evolutiva, cioè di ritorno allo stato paradisiaco per merito acquisito.

Ed è da qui che il mio pensiero ritorna al narrato nelle scritture sacre, nelle quali si appprende dell'esistenza di un'era paradisiaca, purtroppo non meritata dall'uomo, che fu punito a vivere in terra fino alla dimostrazione di essersela rimeritata.

Quello che mi stupisce è il fatto che non si abbia coscienza del peccato commesso dai nostri avi, così che ogni ipotesi fatta può essere soltanto speculativa.

Ma cos'è con la tradizione, cioè con il tramandare il proprio sapere alle generazioni successive?

Allora sì che si spiegherebbe perchè non si abbia più coscienza del peccato originale, il chè comporterebbe un posizionare l'uomo in una scia del tutto diversa, non più sottostante al Dio degli avi, ma aperta a un nuovo credo in conformità con le sue nuove conoscenze acquisite, da poter affermare che ogni epoca ha un proprio Dio, uguale a energia creativa dell'uomo tesa al meglio o al peggio.

Io mi tengo, attualmente, ancora al concetto dell'esistenza di una energia superiore e ignota, generante tantissime altre energie per tenere in atto un costrutto complesso e non ancora identificabile nella sua composizione e senso d'essere, in continua mutazione per diletto di non so chi possa essere così bizzarro, crudele, ma a volte anche paterno, per non dire, secondo il nostro modo di giudicare, psicopatico terminale.

Ad ogni modo, e qualunque sia lo scopo della nostra esistenza, tendo a credere che in ogni nostro pensiero ed azione agisca la forza del sopravvivere, se non altro su chiunque ci minacci, voglia eliminarci, invidi per le nostre migliori qualità, che tenta di neutralizzare con il dominarci (forza bruta che vince sulla bellezza e intelligenza buona dell'animo).

Detto questo, mi chiedo, che cosa resti all'uomo, se non di vivere la sua vita al meglio delle sue possibilità, specialmente senza troppe imposizioni.

Il resto è una poco significativa e inutile chiacchierata, tanto il mondo segue il suo percorso senza che possa essere influenzato dall'uomo, che rimane così frutto di decisioni determinate altrove.

Fa piacere sperimentare soluzioni migliori nel campo della scienza, da poter credere di esseri i prediletti di un Creatore lontano che ci vorrebbe vicini, ma solo quando lo riconoscessimo e onorassimo.

Anche se dovessimo riconoscere di essere cascati in un inganno, rimane sempre il senso di aver vissuto, per il tempo dovuto, un'esistenza onorevole e gratificante per il proprio Ego.

Questo vale per i più intelligenti e laboriosi, ma meno per gli altri, ai quali consiglio di vivere la vita senza troppe pretese, perchè così possono vivere meglio e lasciare un giorno il tutto senza grandi nostalgie, rammarichi e delusioni.

Una forma di nichilismo, quindi, per i scettici e per i poco dotati di entusiamo di darsi all'impresa, nel non riconoscere che solo così si ricaricano le batterie e la vita si presenta come occasione unica di scoprire le proprie qualità mutabili nel meglio.

Sono esse che, una volta scoperte, sono in grado di mutare il destino dell'uomo, rendendolo attore attivo in un universo in continua metamorfosi.

Fin qui, tutto bene, ma cos'è quando vengono alla ribalta esseri dotati di qualità diaboliche, per non dire psicopatiche?

Il loro apparire è sempre in correlazione con l'esistenza di una società debole e disunita, incapace di riconoscere in tempo i pericoli che un tale avvento ha in sè.

Loro sì che sanno come impadronirsi del potere e come mantenerlo, con la dovuta brachiale forza sostenuta da continui intimorimenti.

Toppo tardi sarà per il risveglio di coscienza e per le necessarie azioni di difesa.

Ed è qui che gli opportunisti si arrangiano con i detentori del potere per poter sopravvivere.

Il tempo della dittatura arriva sempre quando le libertà sono usurpate del loro utile e sano senso, soprattutto quando sono prive delle componenti sociali, gli errori non sono riconosciuti in tempo, la letargia cognitiva e comportamentale dilaga, gli ideali distruttivi agiscono in menti immature e malate.

È il momento nel quale gli avvertimenti dei rimasti coscienti rimangono inauditi, così che il male può divampare come un incendio in un terreno non irrigato dalla pioggia, distruggendo culture millenarie sorte con tanti sforzi, sacrifici e vittime.

Ed è qui, che il male trionfa nelle sembianze del bene, nel momento in cui viene sostenuto dai più come una necessità rigenerativa.

Chiunque riconosce l'andamento della storia tragica dell'uomo, non può che aggrapparsi a un dopo migliore e a volerlo guadagnare.

Scrivo tutto ciò, perchè vedo già delinearsi all'orirzzonte la dittatura del domani.

Di fatto, non si può disconoscere il sorgere di grandi e potenti blocchi politici tesi all'egemonia dei mercati e delle sempre più necessarie ma scarse materie prime, per cui, prima o poi, un confronto diretto e catastrofico sarà inevitabile.



 
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