Area riservata

Ricerca  
 
Siti amici  
 
Cookies Policy  
 
Diritti d'autore  
 
Biografia  
 
Canti celtici  
 
Il cerchio infinito  
 
News  
 
Bell'Italia  
 
Poesie  
 
Racconti  
 
Scritti di altri autori  
 
Poesie e racconti di Natale  
 
Editoriali  
 
Recensioni  
 
Letteratura  
 
Freschi di stampa  
 
Intervista all'autore  
 
Libri e interviste  
 
Il mondo dell'editoria  
 
Fotografie  
 
 
 

  Editoriali  »  Quando la Verità sorge dalla presunzione di essere divino, di Lorenzo Russo 26/05/2021
 
Quando la Verità sorge dalla presunzione di essere divino

di Lorenzo Russo





Non esiste la verità nella realtà umana, se non quella che ci sembra sopportabile, che si pretende o, peggio ancora, quella imposta da un sistema dittatoriale, perchè la vita terrena è determinata da un flusso continuo di energie interscambiabili tra di loro, così che solo lentissimamente muta un qualcosa al quale l'uomo possa dare il significato di miglioramento o, più spesso, di peggioramento, fino alla catastrofe umanitaria.

E questo, proprio quando essa viene assunta per una necessità intesa per vera,

nel dubbio che ci sia realmente, così che alla fine non rimane all'uomo che l'illusione di vivere per eseguire compiti che crede gli siano stati affidati da una energia divina, dalla quale incoscientemente è convinto di discendere.

L'illusione di essere divino lo spinge a non individuare l'inganno generato dal suo essere limitato.

Da qui ne deduco che la verità, quella che determina il tutto esistente, scopribile o no, non sia di questo mondo, il che mi fa pensare che questa vita sia per l'uomo una prigionia causata dallo sdoppiamento della sua energia in animo e corpo.

L'animo tende alla sua salvezza ed elevazione, mentre il corpo lo mantiene prigioniero qui in terra.

Il risultato di questa congenita composizione ce lo rivela la storia, così ricca di contraddizioni che generano ingiustizie, inganni, gioie e infelicità, tragedie, presunzioni, fortune e sfortune senza che l'uomo riesca a scoprire la loro origine, senso e funzionamento.

Si vive alla giornata, quindi, sempre nella speranza che le fasi buone durino più a lungo, meglio ancora, non finiscano.

Da qui il concetto dell'esistenza del bene e del male, un tempo personalizzati in angeli e mostri, tutti invisibili, auspicabili gli uni e temibili gli altri.

Oggi li si ritiene il prodotto della nostra mente al contatto con le difficoltà della vita, a volte ben funzionante, ma più spesso malata e bisognosa di sostegno e cure.

A cosa credere, quindi, quando la nostra limitatezza genera il credo nella casualità, detta anche fato, che ci impedisce di vedere oltre il nostro orizzonte?

Esiste però un modo di vivere senza creare disturbi incurabili, stati d'animo generanti pessimismo, ed è quello di non esaltarsi in immaginazioni troppo fantasiose, irreali, da non riuscire a liberarsi di loro, fatto che genera le ben conosciute paranoie psichiche.

Sono quelle che ci fanno credere di essere molto di più per indotta volontà divina, come il passato ci riporta e che hanno causato le più atroci tragedie umane.

A parte la verità assoluta non accessibile per l'uomo, esistono tante altre verità individuali delle quali più o meno ognuno se ne serve per sentirsi in ragione e valutato.

Sono loro che spronano l'individuo a considerare la sua vita una missione personale che va realizzata ad ogni costo.

In questo senso funziona tuttora la società, nella quale i suoi membri ricoprono incarichi particolari, nella convinzione di possedere le necessarie qualità intellettuali e caratteriali.

In relazione a ciò si nota il sorgere di una complessa classificazione delle mansioni comunitarie, tutte richiedenti qualità che solo pochi hanno, a incominciare dal basso verso l'alto con rispettive graduazioni di responsablità.

Questa è la situazione rispecchiante il funzionamento dell''amministrazione di uno stato che creerebbe buoni risultati qualora ogni suo membro si impegnasse per il bene comune, ma cattivi risultati, fino a degenerare in gravi scontri sociali, nel caso contrario.

Da qui mi è chiaro che la verità sociale esclude l'egocentrismo, la presunzione, la prepotenza, la vanità.

Tutto sommato è meglio che l'uomo non si fidi delle verità scaturite dalla sua mente, ma si dedichi al senso buono della vita nella comunità in cui vive.

Dato che si vive in una democrazia, sarei per la sostituzione del senso della verità in ogni intento, azione, delibera con il termine “opinione, interpretazione, opportunità“

Il che ci riporterebbe a considerare che siamo tutti umani e quindi “limitati“.


 
©2006 ArteInsieme, « 013540913 »