Quando
la Verità sorge dalla presunzione di essere divino
di
Lorenzo Russo
Non
esiste la verità nella realtà umana, se non quella che
ci sembra sopportabile, che si pretende o, peggio ancora, quella
imposta da un sistema dittatoriale, perchè la vita terrena è
determinata da un flusso continuo di energie interscambiabili tra di
loro, così che solo lentissimamente muta un qualcosa al quale
l'uomo possa dare il significato di miglioramento o, più
spesso, di peggioramento, fino alla catastrofe umanitaria.
E
questo, proprio quando essa viene assunta per una necessità
intesa per vera,
nel
dubbio che ci sia realmente, così che alla fine non rimane
all'uomo che l'illusione di vivere per eseguire compiti che crede gli
siano stati affidati da una energia divina, dalla quale
incoscientemente è convinto di discendere.
L'illusione
di essere divino lo spinge a non individuare l'inganno generato dal
suo essere limitato.
Da
qui ne deduco che la verità, quella che
determina il
tutto esistente, scopribile o no, non sia di questo mondo, il che mi
fa pensare che questa vita sia per l'uomo una prigionia causata dallo
sdoppiamento della sua energia in animo e corpo.
L'animo
tende alla sua salvezza ed elevazione, mentre il corpo lo mantiene
prigioniero qui in terra.
Il
risultato di questa congenita composizione ce lo rivela la storia,
così ricca di contraddizioni che generano ingiustizie,
inganni, gioie e infelicità, tragedie, presunzioni, fortune e
sfortune senza che l'uomo riesca a scoprire la loro origine, senso e
funzionamento.
Si
vive alla giornata, quindi, sempre nella speranza che le fasi buone
durino più a lungo, meglio ancora, non finiscano.
Da
qui il concetto dell'esistenza del bene e del male, un tempo
personalizzati in angeli e mostri, tutti invisibili, auspicabili gli
uni e temibili gli altri.
Oggi
li si ritiene il prodotto della nostra mente al contatto con le
difficoltà della vita, a volte ben funzionante, ma più
spesso malata e bisognosa di sostegno e cure.
A
cosa credere, quindi, quando la nostra limitatezza genera il credo
nella casualità, detta anche fato, che ci impedisce di vedere
oltre il nostro orizzonte?
Esiste
però un modo di vivere senza creare disturbi incurabili, stati
d'animo generanti pessimismo, ed è quello di non esaltarsi in
immaginazioni troppo fantasiose, irreali, da non riuscire a liberarsi
di loro, fatto che genera le ben conosciute paranoie psichiche.
Sono
quelle che ci fanno credere di essere molto di più per indotta
volontà divina, come il passato ci riporta e che hanno causato
le più atroci tragedie umane.
A
parte la verità assoluta non accessibile per l'uomo, esistono
tante altre verità individuali delle quali più o meno
ognuno se ne serve per sentirsi in ragione e valutato.
Sono
loro che spronano l'individuo a considerare la sua vita una missione
personale che va realizzata ad ogni costo.
In
questo senso funziona tuttora la società, nella quale i suoi
membri ricoprono incarichi particolari, nella convinzione di
possedere le necessarie qualità intellettuali e caratteriali.
In
relazione a ciò si nota il sorgere di una complessa
classificazione delle mansioni comunitarie, tutte richiedenti qualità
che solo pochi hanno, a incominciare dal basso verso l'alto con
rispettive graduazioni di responsablità.
Questa
è la situazione rispecchiante il funzionamento
dell''amministrazione di uno stato che creerebbe buoni risultati
qualora ogni suo membro si impegnasse per il bene comune, ma cattivi
risultati, fino a degenerare in gravi scontri sociali, nel caso
contrario.
Da
qui mi è chiaro che la verità sociale esclude
l'egocentrismo, la presunzione, la prepotenza, la vanità.
Tutto
sommato è meglio che l'uomo non si fidi delle verità
scaturite dalla sua mente, ma si dedichi al senso buono della vita
nella comunità in cui vive.
Dato
che si vive in una democrazia, sarei per la sostituzione del senso
della verità in ogni intento, azione, delibera con il termine
“opinione, interpretazione, opportunità“
Il
che ci riporterebbe a considerare che siamo tutti umani e quindi
“limitati“.
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