Prajapati
*
di
Daniela Raimondi
Un
chicco d´orzo nel cuore
reggeva
l´equilibrio del mondo.
Lui
era il tempo, lo spazio ventoso,
la
stampo perfetto che forgia ogni cosa.
Intorno
al suo corpo tutto ardeva
in
un perenne rincorrersi di buio e di venti.
Dal
suo cuore sgorgava ogni forma di vita,
una
pace precedente a ogni umana esistenza.
Padre
di ogni solitudine
creò
trentatré maschi senza capezzoli.
Quindi
creò lo splendore del mondo
e
come ultimo atto
creò
l´occhio nero nel centro del sole
che
ancor oggi chiamiamo
con
il nome di morte.
L´ultimo
soffio di vita già lo lasciava.
Le
giunture dolevano,
ma
egli non cessava di procreare.
Nel
suo coito infinito
produsse
il mondo terreno,
poi
il cielo, e l´inferno.
Alzò
le braccia
e
la luce scese dalle sue ascelle,
e
la luce formò gli astri
e
dagli astri nacquero le stelle:
sette
sfavillanti disegni
sul
nerissimo fondo dell´universo.
E
quanti i suoi pori, tante le stelle
e
tante le ore di desolato silenzio.
Passarono
mille anni di buio.
Poi,
dal più profondo del cielo,
cadde
la pioggia,
si
alzò il primo soffio di vento.
*
Nella
religione
induista,
Prajapati,
che in sanscrito significa `Signore delle Creature´, è la
divinità
che
presiede alla procreazione
ed è protettore della vita.
Da I
fuochi di Manikárnica - Sanskrit (india) - (puntoacapo,
2020)