Lo
scoiattolo
di
massimolegnani
Aveva
bisogno di far tacere il ronzio di quel nido di vespe che erano i
suoi pensieri, così era andato al parco, come un qualunque
anziano che bighellona in attesa della morte. Ma lui non era vecchio,
purtroppo, anzi aveva un’età in cui la resa non è
una soluzione praticabile. E d’altronde quel mattino al parco
non c’erano anziani, chissà dov’erano finiti,
reclusi in casa, intubati in terapia intensiva o già ridotti
in cenere. Non gl’importava, aveva altro a cui pensare o,
meglio ancora, a cui non pensare. Lui stava pagando, di tasca propria
e involontariamente, per salvare la pelle ai vecchi e ai giovani,
alle donne, agli idioti e ai furbi, ma a lui chi ci pensava, chi lo
salvava? Diede un calcio a un mucchio di foglie che volarono per aria
e a poco a poco ricaddero sparse sull’erba.
Si
sedette su una panchina, era esausto. Il suo cervello non smetteva di
pensare, un’angoscia. In pochi mesi si era già venduto
la moto, il suv, l’alano arlecchino, tirando su una cifra
miserabile che, tra debiti e bisogni, sarebbe durata ancora poco. E
poi?
Uno
scoiattolo saltellava sull’erba, non lontano dalla panchina,
come volesse attirare la sua attenzione; all’improvviso, forse
spaventato da un suo movimento brusco, scappò via
arrampicandosi rapido sul primo albero incontrato nella fuga.
E
poi, si chiese di nuovo. Se non gli riaprivano in tempi brevi il
negozio sarebbero stati dolori. Ma, aperto o chiuso, se non c’erano
più clienti, che cosa cambiava? No, doveva inventarsi qualcosa
di diverso, riciclarsi… come fosse pattume. Era pattume!
Lo
scoiattolo era tornato, più intrepido di prima; ora era più
vicino e stava eretto sulle zampe posteriori, immobile come una
marmotta, gli occhi fissi sull’uomo. Lui lo guardò come
si accorgesse solo in quel momento della sua presenza. Notò
che era uno scoiattolo grigio, di quelli importati chissà da
dove che stavano soppiantando i rossicci autoctoni. Gli montò
dentro un odio feroce, piccolo bastardo, sibilò e si
tuffò nel prato cercando di agguantarlo. L’animale fu
rapido a scartare di lato e a fuggire. In preda a un furore selvaggio
l’uomo gli lanciò contro sassi, pigne, terriccio senza
riuscire a colpirlo. La piccola bestia si era rifugiata su un
alberello che ora lui scuoteva urlando. Alla fine lo scoiattolo perse
la presa e cadde su prato, tramortito. Il suo aguzzino si chinò
per afferrarlo ma l’animale, pur intontito e zoppicante, riuscì
a scappare oltre una siepe.
L’uomo
si avviò verso l’uscita con una frustrazione in più
che gli ronzava in testa.
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