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  Scritti di altri autori  »  Narrativa  »  Lo scoiattolo, di massimolegnani 31/01/2021
 
Lo scoiattolo

di massimolegnani



Aveva bisogno di far tacere il ronzio di quel nido di vespe che erano i suoi pensieri, così era andato al parco, come un qualunque anziano che bighellona in attesa della morte. Ma lui non era vecchio, purtroppo, anzi aveva un’età in cui la resa non è una soluzione praticabile. E d’altronde quel mattino al parco non c’erano anziani, chissà dov’erano finiti, reclusi in casa, intubati in terapia intensiva o già ridotti in cenere. Non gl’importava, aveva altro a cui pensare o, meglio ancora, a cui non pensare. Lui stava pagando, di tasca propria e involontariamente, per salvare la pelle ai vecchi e ai giovani, alle donne, agli idioti e ai furbi, ma a lui chi ci pensava, chi lo salvava? Diede un calcio a un mucchio di foglie che volarono per aria e a poco a poco ricaddero sparse sull’erba.

Si sedette su una panchina, era esausto. Il suo cervello non smetteva di pensare, un’angoscia. In pochi mesi si era già venduto la moto, il suv, l’alano arlecchino, tirando su una cifra miserabile che, tra debiti e bisogni, sarebbe durata ancora poco. E poi?

Uno scoiattolo saltellava sull’erba, non lontano dalla panchina, come volesse attirare la sua attenzione; all’improvviso, forse spaventato da un suo movimento brusco, scappò via arrampicandosi rapido sul primo albero incontrato nella fuga.

E poi, si chiese di nuovo. Se non gli riaprivano in tempi brevi il negozio sarebbero stati dolori. Ma, aperto o chiuso, se non c’erano più clienti, che cosa cambiava? No, doveva inventarsi qualcosa di diverso, riciclarsi… come fosse pattume. Era pattume!

Lo scoiattolo era tornato, più intrepido di prima; ora era più vicino e stava eretto sulle zampe posteriori, immobile come una marmotta, gli occhi fissi sull’uomo. Lui lo guardò come si accorgesse solo in quel momento della sua presenza. Notò che era uno scoiattolo grigio, di quelli importati chissà da dove che stavano soppiantando i rossicci autoctoni. Gli montò dentro un odio feroce, piccolo bastardo, sibilò e si tuffò nel prato cercando di agguantarlo. L’animale fu rapido a scartare di lato e a fuggire. In preda a un furore selvaggio l’uomo gli lanciò contro sassi, pigne, terriccio senza riuscire a colpirlo. La piccola bestia si era rifugiata su un alberello che ora lui scuoteva urlando. Alla fine lo scoiattolo perse la presa e cadde su prato, tramortito. Il suo aguzzino si chinò per afferrarlo ma l’animale, pur intontito e zoppicante, riuscì a scappare oltre una siepe.

L’uomo si avviò verso l’uscita con una frustrazione in più che gli ronzava in testa.


 
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