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  Scritti di altri autori  »  Narrativa  »  La tabellina dell’otto, di massimolegnani 30/03/2021
 
La tabellina dell’otto

di massimolegnani



Era un uomo senza un’età ben definita e ne andava scioccamente fiero. A essere più precisi, di età ne aveva sin troppe, tutte discordanti tra loro, tanto che alla fine non sapevi quale potesse essere la giusta.

Quella depositata all’anagrafe era la meno credibile, un passaporto forse falso in mano al doganiere sospettoso, l’aspetto confondeva, lui ora sembrava asciutto come un mezzofondista finlandese, ora appariva floscio, un pallone bucato che si sgonfia piano piano con un sibilo. Nemmeno lo sguardo aiutava, sempre in bilico tra uno stupore più adatto ad altre epoche e lo smarrimento proprio dell’anziano che non trova più la via di casa.

Pochi gli appigli certi, quel mantenersi a margine dei fatti importanti che denotava in lui l’intellettuale di mezz’età ormai scettico sul potere delle parole, e in effetti aveva più silenzi che prese di posizione in cui arroccarsi. E poi quel suo cavalcare sicuro la moto come un cavallo che aveva domato in vent’anni d’esperienza.

Lei, al contrario, aveva l’età indubbia della terza elementare che le leggevi in faccia, la frangetta a coprire una fronte intelligente, gli occhi birichini, due trecce ai lati da fare invidia a PippiCalzelunghe e uno sbaffo di pennarello verde sulla guancia destra; lo usava, il verde, per scrivere le cifre finali dopo una somma meditata a lungo. Lei amava la chiarezza dei numeri, la precisione delle operazioni imparate da poco, i risultati limpidi raramente errati, mentre odiava le virgole, i resti, gli avanzi che le impedivano la cifra certa e tonda.

Ma tu quanti hai? gli chiese a bruciapelo, dopo averlo squadrato e studiato come un problema di non facile soluzione.

Lui rise con quella sua risata grassa, utile a prendere tempo e distanza.

Prendi la tabellina corrispondente ai tuoi anni, scorrila tutta e in uno dei risultati troverai la mia età esatta. Gli sembrò di aver proposto un gioco arguto da cui entrambi avrebbero potuto trarre qualche divertimento.

La bambina si mise d’impegno a ripetere a mente tutta la tabellina, muoveva veloce le labbra come una vecchia che sgrani a memoria il rosario. Su un foglietto riportò in verde i dieci risultati, né scartò subito alcuni troppo inverosimili e fissò i rimanenti con l’attenzione che dedicava sempre all’aritmetica. Poi, senza remore né dubbi, esclamò:

OTTANTA!

L’uomo boccheggiò come un pesce preso all’amo. Fece un sorriso tirato, scompigliò la frangetta alla bambina ma non volle confermare o bocciare il risultato da lei espresso con tanta sicurezza, era troppo demoralizzato. Aveva sperato nel 6x8, che lo avrebbe piazzato onorevolmente sotto il mezzo secolo, avrebbe accettato di buon grado anche un 7x8 un po’ maligno, ma il 10x8 lo aveva steso. Si sentiva un pugile al tappeto, difficile rialzarsi al conteggio.

È che ottanta ancora mancava alla sua collezione. Era un’età che anche a guardarla da lontano gli aveva sempre messo paura.

 
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