Relitti
senza delitti
di
massimolegnani
Due
tronchi sono adagiati sulla riva come piccole balene spiaggiate. Da
dove arrivano?
Fossimo
in Finlandia penserei a una fluitazione malriuscita, quando gli
alberi appena abbattuti e scortecciati vengono fatti rotolare in
acqua in modo che attraverso la corrente viaggino di lago in lago
fino a destinazione. In questa transumanza sono governati da un uomo
che salta da un tronco all’altro per tenerli raggruppati, come
fosse un pastore alle prese col suo gregge. E c’è sempre
una pecora (nera) che si allontana, come c’è sempre un
tronco che s’incaglia e abbandona il gruppo.
Ma
non siamo in Finlandia, siamo in Italia.
Fossimo
nell’ottocento potrebbero essere i resti di un veliero
naufragato sugli scogli davanti alla costa, l’albero maestro,
il trinchetto, una parte del fasciame: ricordo un quadro di donne
meste che sulla spiaggia cercano tra i relitti qualche oggetto
appartenuto al proprio uomo.
Ma
non siamo nell’ottocento, siamo nel duemila.
Fossimo
sulle coste di un oceano, il Pacifico magari, penserei all’epilogo
tragico di una traversata epica a bordo di una zattera di tronchi,
com’era riuscita a Heyerdahl nel ’47 col Kon-Tiki.
Ma
questo non è il Pacifico, è un lago che stasera si
finge mare ma che non può certo ambire alla potenza
distruttiva di un oceano.
Ma
allora da dove arrivano questi due tronchi?
Mentre
passeggio sulla riva non riesco a risolvere questo piccolo giallo
senza delitti, solo relitti. L’ipotesi più probabile è
che siano i segni di un’alluvione più o meno remota,
quando prima il fiume e poi il lago hanno fatto un lavoro da
boscaioli, scortecciando e levigando gli alberi sradicati dalle
sponde.
È
un’ipotesi realistica ma non mi piace, è il triste
indice del degrado del nostro territorio. Preferisco aggrapparmi alla
fantasia, cavalcare il tempo e lo spazio, rivivere il dramma di un
naufragio o l’epopea della traversata oceanica. Alla fine
scelgo di collocarmi ad un’altra latitudine a pascolare i
tronchi tra boschi e laghi e a perderne due nel viaggio.
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