In
una mattina d’inverno
di
massimolegnani
Il
vantaggio dell’inverno è che non devi fare levatacce per
vedere l’alba. Cammino verso la Dora nella campagna
addormentata mentre alla mia sinistra il sole si affaccia timido tra
le colline.
L’aria
è pungente, parecchi gradi sotto lo zero, ma non mi disturba,
secca e frizzante mette quasi allegria. Ad ogni passo il mio respiro
evapora vistosamente come stessi fumando. Raggiungo un’ansa
dove l’acqua rallenta la sua corsa e crea una piccola magia: il
fiume letteralmente fuma e forma una nuvoletta densa di vapore che
resta sospesa lì a pochi metri da terra, come il respiro
spolmonato di una vecchia locomotiva del FarWest.
Gli
alberi spogli e i cespugli delle rive vengono avvolti dal vapore che
subito ghiaccia sui loro rami. Quando una folata di vento disperde la
nuvola nell’aria quello che resta è lo spettacolo, tanto
suggestivo quanto effimero, della galaverna: un ricamo bianco di
fragili trine ricopre ogni cosa, le stoppie, gli arbusti, i cespugli,
e sale su fino alla cima degli alberi.
Poi
il sole scalda la brina di quel poco che basta a sciogliere
l’incanto.
Gocciolano
i rami a restituire acqua all’acqua del fiume.
In
un pomeriggio d’inverno
di
massimolegnani
Le
pietre di un muretto a secco scaldate dal sole e riparate dal vento
contro cui appoggiarsi mangiando un panino al prosciutto, le strade
minori prive di auto per percorrere tratti di via francigena e
scoprire piccoli borghi nascosti a un passo da casa, due bici
assistite a rendere morbido lo sforzo sui pedali e liberare gli occhi
dalla fatica, un cielo terso così raro e invernale da
far invidia al Manzoni, anche se non siamo in Lombardia, un baruccio
fuori mano che rivela in cantina tesori di tome, bottiglie, salumi,
da farne razzia, le brevi pareti di roccia che scure si stagliano sul
verde dei prati a far da palestra a tanti appassionati, una poiana
che volteggia in alto col suo lamento di fame, un albero nudo,
solitario, in mezzo alla terra appena solcata, immortalato
dall’ultimo sole.
È
fatta davvero di poco la gita invernale, ma, se sai apprezzare le
minime cose, il panino diventa un pasto sopraffino che nemmeno a
capodanno, la poiana un’aquila reale che sontuosa ci segue, il
caffè un ristoro per l’anima e l’albero spoglio
vale un’intera foresta amazzonica.
E
il cuore torna a casa più caldo.
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