Il
pescatore di Mergozzo
di
massimolegnani
Non
un telo a coprire la barca, la vuole trovare così al mattino,
pronta a salpare. E se nella notte ha piovuto, Sebastiano svuota
tranquillo il fondo con un secchiello. Poi vi sale sopra, rema fino
al centro del lago, cala l’ancora, in realtà una pietra
legata ad una corda, sparge un poco di pastura per attirare i pesci e
lancia la lenza con un ampio gesto quasi elegante.
Dopo
quelle azioni, ogni giorno uguali e sempre confortanti, resta
immobile per ore fissando la superficie dell’acqua dove si è
posato il galleggiante.
Non
prende mai nulla, eppure Sebastiano non è un incapace.
È
che da qualche tempo ha deciso di rinunciare alle esche e agli ami,
non vuole più usare alcuna arma contro i silenziosi abitanti
del lago. È diventato un pescatore pentito, dopo i troppi
pesci che ha ucciso negli anni.
Ora
i pesci li guarda guizzare e gioisce della loro placida vivacità.
Quando un coregone o un salmerino si avvicina alla lenza e pilucca
rilassato la pastura, a Sebastiano sembra di regalargli la vita.
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