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  Scritti di altri autori  »  Narrativa  »  Il male minore, di massimolegnani 11/07/2022
 
Il male minore

di massimolegnani



Pierluigi non era una bella persona, ma pochi lo sapevano. Apparentemente era il più gioviale del gruppo, sempre pronto alla battuta scherzosa e alle smargiassate, ma nel suo intimo aveva una brace di rancore, di invidie e di altre piccole meschinità che non si spegneva mai.

Era una brace partita da lontano, dall’orologio della cresima esibito in classe, ammirato per due giorni dai compagni e poi surclassato da quello di Aldo che aveva anche il cronometro. Una brace che nel tempo si era alimentata di tanti episodi che seguivano sempre il medesimo copione, lui sfiorava un fugace primeggiare nei campi più disparati, ragazze, pingpong, corsa campestre, per poi ritrovarsi relegato in una posizione di secondarietà frustrante (“mi sarei messa davvero con te, Pier, se non si fosse fatto avanti Giorgio; sai lui ha la vespa 125” gli aveva detto Nicoletta, dopo averlo illuso la sera prima con qualche bacio distratto).

Era maggio, Pierluigi stava viaggiando con gli amici in treno alla volta di Verona, i posti prenotati da mesi all’Arena per assistere alla consacrazione finale della maglia rosa. L’idea iniziale era di arrivare nella città veneta in bicicletta dopo aver attraversato a tappe forzate mezza pianura padana. Un progetto epico accarezzato a lungo e stroncato dagli eventi tremendi di quell’inverno che non avevano risparmiato nessun componente del gruppo. Nell’arco di un solo mese, l’orribile febbraio, una successione incredibile di tragedie personali si era abbattuta su di loro come grandine ad agosto.

Il primo a soccombere era stato proprio Pierluigi, colpito da un infarto che lo aveva tenuto sospeso per giorni in un limbo incerto. L’unico conforto per lui era stata la vicinanza degli amici che lo avevano blandito e aiutato come mai era successo. Ma poi una notte ad Armando avevano applicato quattro bypass in emergenza ed ogni energia del gruppo si era dirottata su di lui. E dopo Armando, l’ictus di Riccardo, il dimagramento inequivocabile di Fabrizio e via così in una cascata senza fine che li sommerse tutti.


Nello scompartimento a loro riservato Pierluigi osservava i suoi compagni, non tanto i volti protesi verso un’allegria posticcia quanto le menomazioni di ciascuno. Valutava i danni residui e quelli preventivabili per il futuro con l’occhio freddo di un perito d’assicurazione. Lui era il male minore, glielo aveva ribadito anche Riccardo, biascicando le parole con la bocca deformata da un ghigno involontario. Ma per una volta a Pierluigi non dispiacque l’ennesima dimostrazione della propria secondarietà.


 
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