Frida
di
massimolegnani
Erano
poche centinaia di metri da percorre in salita dalla fermata della
corriera fino a casa sua, ma a quell’ora c’era un sole
basso e feroce che non gli lasciava scampo. Camillo sbuffava e
inveiva a bassa voce contro l’estate torrida, e anche contro
Frida, se lo stava seguendo da presso. Perché a volte ad
attenderlo alla fermata c’era lei, con lo sguardo torvo.
Per
una coincidenza che lo sbalordiva, Frida si faceva trovare lì
soprattutto quando lui aveva fatto qualche sosta fuori programma nei
bar lungo la strada di collina, scendendo i gradini della corriera e
risalendo su quelli della successiva con un passo sempre più
malfermo. Lei lo coglieva sempre in fallo!
Anche
quel giorno Camillo aveva bevuto un bianchetto o due. Appena scese la
vide e scambiò con lei uno sguardo muto pieno di rabbia e di
rancore. Poi la ignorò platealmente e s’incamminò
lungo la salita. Per i primi metri riuscì a mantenere
un’andatura quasi sicura, ma presto le sue suole di cuoio
incominciarono a mancare la presa sulle mattonelle del selciato, e
lui incespicava, inciampava, barcollava, più volte cadde a
terra, e ogni volta Frida si fermava dietro di lui, gli alitava
severa sul collo e aspettava che si rialzasse da solo. Era un
calvario la salita.
Giunto
in qualche modo poco dignitoso a metà strada, Camillo,
annebbiato dal caldo e dal vino, si lasciò scivolare a terra
all’ombra del muretto, deciso ad aspettare lì che
arrivasse il fresco della sera. Si voltò con odio verso Frida,
immobile vicino a lui, come fosse colpa di lei se si trovava in
quella situazione. Cagna bastarda, le sibilò con
l’ultimo fiato.
A
quelle parole Frida divenne una furia. Gli saltellava intorno
ringhiando e dato che lui restava inerte, forse s’era
addormentato di botto, si mise ad abbaiare con ferocia. Ancora nulla,
ma la cagnetta sapeva qual era la sua ultima risorsa, a cui ricorreva
di rado. Iniziò a mordicchiargli i polpacci, a pizzicarlo coi
denti sulle braccia, a strattonarlo addentandogli i vestiti, finché
lo costrinse a rimettersi in piedi. Di malavoglia Camillo riprese il
cammino borbottando, Frida gli stava alle calcagna ringhiando.
La
casa era lì appena oltre la curva, lo sapevano entrambi, la
cagnetta raddoppiò il suo impegno e l’uomo con un
improvviso moto d’orgoglio fece un gesto brusco con la mano,
come dicesse faccio da solo. E in effetti riuscì a
compiere senza aiuto l’ultimo tratto sotto lo sguardo attento
di Frida.
Camillo
si sedette sui gradini di casa con l’espressione gioiosa di chi
ha appena conquistato una vetta, Frida accucciata ai suoi piedi gli
leccò le caviglie.
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