La
lite
di
massimolegnani
Camillo
guardava dalla finestra della mansarda le due persone che discutevano
animatamente sulla sommità del piccolo ponte in pietra. Le conosceva
di vista, lei si chiamava Adelina ed insegnava matematica alla scuola
media locale. Di lui ricordava solo il soprannome, Masino, e non
aveva mai capito quale fosse il suo vero mestiere, contadino ma anche
boscaiolo, commerciante in legname e pure procacciatore di piccoli
affari. Gli sarebbe piaciuto sapere in quale veste discutesse con
Adelina, ma non voleva aprire i vetri e ascoltare i loro discorsi,
non era un pettegolo.
Quello
che lo incuriosiva davvero era il diverso atteggiamento dei due
personaggi, Adelina, piuttosto esile, gesticolava scomposta e
allungava il collo verso l´uomo a dar più forza alle parole che
pronunciava a voce chiaramente adirata, con i tratti del volto
contratti. Masino, rigido nella sua corporatura massiccia, teneva le
braccia conserte sul petto e per lo più taceva, la bocca protetta
dai baffi folti, ma, quando senza scomporsi contrattaccava, le poche
parole sembravano andare a segno perchè la donna per qualche istante
ammutoliva.
Andavano
avanti a quel modo da una mezz´ora, arroccati su due posizioni
evidentemente inconciliabili; impossibile capire il motivo del
contendere, se fosse una questione d´affari o sentimentale. Camillo
ignorava se ci fosse un legame affettivo tra loro e nemmeno gli
interessava, come non gli interessava stabilire chi avesse ragione e
chi torto. Piuttosto era affascinato dalla veemenza di lei, così
distante dal proprio carattere e per questo Camillo la invidiava. Lui
assomigliava più all´uomo, apparentemente pacato ma capace di
battute sferzanti. Come un pugile coriaceo Adelina incassava le
parole di lui, precise come pugni a bersaglio, con qualche istante di
stordimento ma poi tornava all´attacco più irruente e scomposta di
prima. Il rischio era di venir centrata da un colpo d´incontro che
la stendesse al tappeto, ma questo non le impediva di attaccare con
incredibile coraggio. Che temperamento!
Camillo
scese in cucina a prepararsi un caffè per gustare con maggior
piacere le ultime riprese, ma quando tornò alla finestra i due
pugili erano stretti in un abbraccio e non c´era arbitro che li
potesse separare.
Poco
dopo i due abbandonarono il ponte nella stessa direzione camminando
fianco a fianco in silenzio.
Camillo
sorrise, non sapeva che cosa avesse posto fine all´incontro, se la
resa per sfinimento di Masino o l´improvviso ko di Adelina, ma gli
piacque pensare che la lite si fosse esaurita spontaneamente senza
vincitori né vinti.
Mongolfiera
di
massimolegnani
Adagiata
sui campi, al di là delle piante che la rendono invisibile, la sento
soffiare e sbuffare come un enorme animale preistorico che si stia
risvegliando dopo un lungo letargo.
Camilla,
la mia cagna, abbaia disperata, non si dà pace, credendo che sia un
drago sputafuoco.
Finalmente,
dopo il tanto ansimare nascosto, il grande pallone variopinto compare
tra gli alberi, maestoso e mastodontico, ma si libra a stento, sembra
avere un destino incerto. Temo che da un momento all´altro possa
accasciarsi di nuovo al suolo esausto.
Poi,
complice una folata di vento e getti generosi di aria calda, la
mongolfiera si eleva nel cielo, bella e leggera come una farfalla.
La
guardo incantato che vola via sicura e penso che io non sono diverso
da Camilla. Anch´io, come lei, fissando la mongolfiera, fantastico
qualcosa che questa non è: lei ci vede il drago, l´ignoto che
spaventa, io la lotta eterna tra la pesantezza dei pensieri e la
leggerezza dei desideri.