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  Scritti di altri autori  »  Narrativa  »  La lite e Mongolfiera, di massimolegnani 20/04/2023
 

La lite

di massimolegnani


Camillo guardava dalla finestra della mansarda le due persone che discutevano animatamente sulla sommità del piccolo ponte in pietra. Le conosceva di vista, lei si chiamava Adelina ed insegnava matematica alla scuola media locale. Di lui ricordava solo il soprannome, Masino, e non aveva mai capito quale fosse il suo vero mestiere, contadino ma anche boscaiolo, commerciante in legname e pure procacciatore di piccoli affari. Gli sarebbe piaciuto sapere in quale veste discutesse con Adelina, ma non voleva aprire i vetri e ascoltare i loro discorsi, non era un pettegolo.

Quello che lo incuriosiva davvero era il diverso atteggiamento dei due personaggi, Adelina, piuttosto esile, gesticolava scomposta e allungava il collo verso l´uomo a dar più forza alle parole che pronunciava a voce chiaramente adirata, con i tratti del volto contratti. Masino, rigido nella sua corporatura massiccia, teneva le braccia conserte sul petto e per lo più taceva, la bocca protetta dai baffi folti, ma, quando senza scomporsi contrattaccava, le poche parole sembravano andare a segno perchè la donna per qualche istante ammutoliva.

Andavano avanti a quel modo da una mezz´ora, arroccati su due posizioni evidentemente inconciliabili; impossibile capire il motivo del contendere, se fosse una questione d´affari o sentimentale. Camillo ignorava se ci fosse un legame affettivo tra loro e nemmeno gli interessava, come non gli interessava stabilire chi avesse ragione e chi torto. Piuttosto era affascinato dalla veemenza di lei, così distante dal proprio carattere e per questo Camillo la invidiava. Lui assomigliava più all´uomo, apparentemente pacato ma capace di battute sferzanti. Come un pugile coriaceo Adelina incassava le parole di lui, precise come pugni a bersaglio, con qualche istante di stordimento ma poi tornava all´attacco più irruente e scomposta di prima. Il rischio era di venir centrata da un colpo d´incontro che la stendesse al tappeto, ma questo non le impediva di attaccare con incredibile coraggio. Che temperamento!

Camillo scese in cucina a prepararsi un caffè per gustare con maggior piacere le ultime riprese, ma quando tornò alla finestra i due pugili erano stretti in un abbraccio e non c´era arbitro che li potesse separare.

Poco dopo i due abbandonarono il ponte nella stessa direzione camminando fianco a fianco in silenzio.

Camillo sorrise, non sapeva che cosa avesse posto fine all´incontro, se la resa per sfinimento di Masino o l´improvviso ko di Adelina, ma gli piacque pensare che la lite si fosse esaurita spontaneamente senza vincitori né vinti.



Mongolfiera

di massimolegnani


Adagiata sui campi, al di là delle piante che la rendono invisibile, la sento soffiare e sbuffare come un enorme animale preistorico che si stia risvegliando dopo un lungo letargo.

Camilla, la mia cagna, abbaia disperata, non si dà pace, credendo che sia un drago sputafuoco.

Finalmente, dopo il tanto ansimare nascosto, il grande pallone variopinto compare tra gli alberi, maestoso e mastodontico, ma si libra a stento, sembra avere un destino incerto. Temo che da un momento all´altro possa accasciarsi di nuovo al suolo esausto.

Poi, complice una folata di vento e getti generosi di aria calda, la mongolfiera si eleva nel cielo, bella e leggera come una farfalla.

La guardo incantato che vola via sicura e penso che io non sono diverso da Camilla. Anch´io, come lei, fissando la mongolfiera, fantastico qualcosa che questa non è: lei ci vede il drago, l´ignoto che spaventa, io la lotta eterna tra la pesantezza dei pensieri e la leggerezza dei desideri.


 
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