Mi chiamo Sara. Ho sei anni.
La mia mamma si chiama Lucia, il mio papà Dario. Sono buoni con me, anche
con mia sorella Marina di otto anni e mio fratello Giulio di quattro. Abitiamo in
una bella casa con un grande giardino. Ci sono molti alberi, un prato tutto
verde e tanti fiori. C'è anche uno stagno con pesci rossi che si nascondono quando t'avvicini e rane che fanno “croack croack” quando il sole
scompare laggiù dietro alle colline e tutto diventa buio.
La sera dopo cena, la mamma mi porta nella mia stanza e mi mette il
pigiama. Una volta nel letto, rimbocca le coperte e resta un po' accanto a me,
legge una favola, mi passa la mano sui capelli e poi se ne va dandomi un bacio.
La mia mamma è molto gentile, non spegne la lampada di vetro celeste che sta
sul comodino. Io resto a guardare il soffitto. Si vedono strane figure che si
muovono lente, sembrano le ombre dei pesci rossi che stanno in fondo allo
stagno; ci vanno quando s'avvicina qualcuno perché
hanno paura.
Di giorno resto molto tempo con i miei fratelli a giocare accanto allo
stagno. La mamma dice di stare attenti, di non avvicinarci troppo e soprattutto
di non mettere le mani nell'acqua, perché è sporca e possiamo cadere dentro.
Mio fratello Giulio ha ricevuto per Natale una piccola barca a vela. Ha il
permesso di metterla sullo stagno e di tirarla dall'altra sponda col filo
attaccato davanti. Mia sorella Marina ha ricevuto una borsetta tutta colorata
con dentro il rossetto, il trucco per le guance e gli occhi, una spazzola e uno
specchio di plastica rosa con tante stelle che brillano. Passa le ore con
quella roba, poi ci guarda e ci chiede se è carina. Io le faccio sempre segno
di sì con la testa, anche se a me piaceva pure prima, anzi forse un po' di più,
perché così assomiglia a Luisa, che non mi piace per niente.
Luisa ha 16 anni, dice di essere una “signorina” e si dà un sacco d'arie.
Lo dice pure Iole. Iole è una signora grassa e gentile che sta sempre in casa
con noi; pulisce, fa da mangiare e quando suona il campanello va ad aprire la
porta. Luisa viene solo quando la mamma e il papà escono la sera per andare al
cinema, a mangiare da amici o in posti che noi non conosciamo. Luisa viene col
motorino, se piove prende l'autobus e poi torna a casa sua col tassì. Luisa ha
i capelli lunghi e biondi, porta spesso la minigonna e mastica la gomma
americana, per questo Iole dice che è una “pocodibuono”. La mamma dice che non è vero, anche mia
sorella dice che non è vero e che da grande vuole diventare come Luisa: alta,
bionda (adesso è mora come tutti in famiglia) e con la gonna che scopre “Gesù e
Maria”, come dice Iole.
La mamma dice che Luisa viene a giocare con noi e a controllare che non
facciamo disastri perché è povera. Iole dice che è vero che è povera ed è anche
per questo che fa “la vita”. La mamma ha rimproverato Iole dicendo che non è
vero che quella povera ragazza fa “la vita” e che deve smetterla di dire
stupidaggini se no sarà lei a dover fare “la vita”, se
ci riesce, perché un giorno o l'altro la butterà fuori.
Luisa una volta m'ha detto che viene
da noi la sera perché vuole comprarsi ogni disco di Madonna e andare a vedere
tutti i suoi concerti, che costano un occhio della testa. Iole invece dice che
è proprio una “pocodibuono”, anzi, proprio una “grantroia”, perché oltre a “sculettare da mattina a sera”
sui dischi di Madonna, fa pure un'altra cosa come quella...
ma non ci ha voluto dire cosa. Ha solo messo un dito sotto al naso e ha
tirato su come non volesse starnutire.
Io sono buona. Non rompo i giocattoli di mia sorella, e nemmeno quelli di
mio fratello. Non li tocco proprio: ho i miei. I miei giocattoli sono diversi
da quelli dei miei fratelli. A me non piacciono le bambole e i robot di
plastica, i cani di stoffa e la play station con i
videogiochi. A me piacciono solo i giocattoli di vetro. Tutti di vetro. Solo di
vetro. È così, da sempre. Da quando sono nata. I primi giocattoli che ho
ricevuto li ho rotti. I miei genitori non sapevano più che regalarmi; io
rompevo tutto: bambole e peluche,
sonagli e carillon, libri “mobidosi” e ochette
galleggianti. I miei genitori sono sempre stati buoni con me, mi sorridevano e
mi dicevano:
- Sara, perché non ti piacciono i giocattoli? Guarda come sono belli!
Guarda com'è carino questo coniglietto di stoffa, com'è gentile! E questa
bambolina, guarda che grandi occhioni e che bei
capelli biondi ha! Lo sai che si chiama Sara, proprio come te?
Io non rispondevo. Non rispondo mai, neanche oggi. Mi piace guardare, osservare,
ma non mi piace parlare. Da quando sono nata non ho mai parlato. Non mi piace.
I miei genitori m'hanno portato da tanti signori col camice bianco che m'hanno
guardata, toccata dietro alla schiena, m'hanno detto di dire “trentatré”,
d'aprire la bocca e m'hanno fatto tante domande. Ma io non ho risposto. Mai.
Non vado nella stessa scuola dei miei fratelli. Vado in una più piccola
dove ci sono meno bambini. Siamo una decina in tutto. Mi piacciono molto, sono
come me, non hanno voglia di parlare. A me piace
giocare con loro, con quelli che vogliono, perché Teresa e Mirko, per esempio,
non vogliono giocare con nessuno, restano seduti in un angolo tutto il tempo e
non giocano neanche da soli. In quella scuola ci sono le monache. Sono vecchie
come Iole, ma sono vestite sempre di marrone e hanno un lenzuolino
bianco sulla testa. A loro non piace Madonna, la cantante, come a Luisa. Alle
monache non piace neanche Luisa. Una volta che è venuta a prendermi, il giorno
dopo hanno detto alla mamma di non mandarla più. La mamma ha chiesto perché e
loro non hanno risposto, hanno solo scosso un po' la testa, come quando noi
facciamo qualche cosa che non si deve.
Anche a scuola io ho i miei giocattoli di vetro. Li tengo in una borsa con
dentro l'ovatta e non li faccio toccare a nessuno, neanche alla mamma. I primi
giocattoli che mi davano i miei genitori li prendevo in mano, li osservavo un
momento, poi li buttavo a terra e non li volevo più vedere. Così è stato fino
al mio primo compleanno. La zia Marisa mi ha regalato una collana di perle di
vetro e... meraviglia! non l'ho buttata a terra, al
contrario, come l'ho vista ho allungato una mano... a qualche centimetro dalla
collana mi sono fermata. Ho sentito un calore, come quando metto la mano
nell'acqua calda per il bagno.
- Guarda, sembra che le piace! - ha detto la mamma al papà.
- Romperà anche questa - ha risposto.
Invece non l'ho rotta. L'ho toccata, l'ho presa tra le mani e non c'è stato
più modo di togliermela. Anche in questo momento ce l'ho
intorno al collo. È così bella!... tante perle di
vetro di diversi colori, ci passo le ore a guardarla, a far scorrere le biglie
tra le dita. Mi piace perché è fredda, trasparente e fragile. La buttassi a terra si romperebbe, ma io non voglio romperla,
voglio tenerla sempre attorno al collo. Ogni tanto prendo una perla e l'accosto
a una pupilla: è bellissimo! Tutto si colora di verde, blu, giallo, rosso...
ogni cosa di piega, s'arrotonda e sembra caduta nel mare. Dev'essere
un po' così che vedono le cose i pesci quando vanno in
fondo allo stagno e restano buoni buoni ad aspettare
che la gente e gli altri pericoli vanno via.
Iole l'altro giorno ha cominciato a urlare contro Luisa, le ha detto che è
una “puttana” che non deve più mettere piede in questa casa. Luisa ha risposto che
dice così perché è una vecchia befana e nessuno se l'è voluta
prendere da quanto faceva paura. Iole s'è arrabbiata ancora di più e le ha
tirato un piatto che è andato a sbattere contro un vaso e s'è rotto.
A me è dispiaciuto molto, perché anche se non era
un mio giocattolo il vaso era di vetro. Mi sono avvicinata ai pezzi a terra e
ho cominciato a raccoglierli e metterli nella mia borsa insieme agli altri
giocattoli: un cavalluccio trasparente con la criniera e la coda verde, un
bracciale colorato, una biglia tutta blu, una bambolina che sorride, una
margherita bianca e gialla. Iole, quando ha visto che raccoglievo i pezzi di
vetro, è venuta da me dicendo di non toccarli che mi sarei ferita. Dovrebbe
sapere che a me il vetro non ferisce, il vetro è mio amico. Invece m'ha
strappato di mano la borsa e s'è ripresa i pezzi di vetro. La sera Iole ha
detto a mia madre che doveva “assolutamente” non far più venire in casa Luisa.
- Perché? - ha risposto mia madre.
- Signora, mi dia ascolto, è meglio così.
- Ma perché? - ha ripetuto mia madre. - Sai qualcosa?
- Niente di preciso, ma sarebbe meglio per tutti.
- Tu che ne dici? - ha chiesto la mamma al papà.
Il mio papà è molto buono, è alto, forte, moro e ha gli occhi verde celeste
come me.
- Fa' come ti pare - ha risposto. - A me sembra una brava ragazza. Ma sei
vuoi cambiarla, cambia pure, basta che non mi chiedi d'occuparmene.
Il mio papà è pilota d'aerei. La mamma un giorno me l'ha mostrato lassù,
quando vola piccolo piccolo
nel cielo. Io non l'ho visto, ma è sicuro che stava là
dentro; la mamma non dice mai le bugie.
- Fa' “ciao ciao” al
papà - m'ha detto la mamma prendendomi una mano.
Io ho fatto “ciao ciao”
guardando in su. Chissà se ci avrà visto il papà, lontano com'era?
Chissà se ci vede anche adesso, lontano com'è?
Non sappiamo dove sta, se ne è andato via con Luisa. Non è più tornato a
casa. La mamma dice che è via per lavoro e che presto tornerà. Iole non dice
più niente. Mio fratello Giulio dice che quando sarà grande farà come il papà, andrà
in giro per il mondo, navigherà per tutti i mari e conoscerà ogni isola. Mia
sorella Marina dice che il papà ha fatto bene a scappare con Luisa perché
questa è giovane e bella e la mamma è brutta e vecchia. Quando ho sentito così,
avrei voluto urlare che non è vero, che è lei brutta e vecchia e non la mamma.
Ma io non parlo, non ho mai parlato. Sono rimasta in silenzio e ho alzato verso
di lei il braccio con la borsa in mano. Avrei voluto sbattergliela in faccia,
ma non l'ho fatto, per niente al mondo avrei rischiato di rompere anche uno
solo dei miei giocattoli di vetro. Sono andata a cercare la mamma. L'ho cercata
per tutta la casa e non l'ho trovata.
Dove stava? Da quando il papà è partito non è più andata al lavoro, resta
sempre in casa, a volte in giardino. Iole dice che la mamma ha il mal di testa,
è per questo che ha sempre gli occhi arrossati e che non parla più tanto con
noi.
L'ho cercata perfino in cantina e in soffitta: niente. Dov'era? Sono uscita
in giardino e ho visto i miei fratelli, Iole e altre persone attorno allo
stagno... chi erano, che facevano?
Verso la strada si sentivano i fischi d'una sirena e si vedevano luci blu
che ruotavano, ruotavano. Nessuno sembrava accorgersi di me. Mi sono avvicinata
allo stagno e ho visto la mamma. Galleggiava sull'acqua a testa in giù. Che
stava facendo? Mi sfuggì un sorriso, sì avevo capito!
Stava guardando i pesci, quei pesci rossi che si nascondono
sempre quando s'avvicinava qualcuno. La mamma aveva trovato il modo per
osservarli da vicino. Brava! Sicuro, l'avrebbe insegnato anche a me quel
gioco... Iole s'è accorta che stavo lì, m'ha preso e
m'ha portato in casa. Perché non potevo restare? Perché?
***
Anche la mamma è partita. Iole dice che tornerà presto, è andata a trovare
il papà e tra poco tempo torneranno tutt'e due. Ma io
so che non è così. Il papà sta con Luisa in qualche isola dei Mari del Sud,
come dice mio fratello e la mamma è andata giù con i pesci. Sta in fondo allo
stagno e sicuro si stanno divertendo un mondo. Solo una cosa non capisco:
perché non ha portato anche me? Ma un giorno o l'altro la vedrò attraverso
l'acqua, mi sorriderà e mi farà il gesto di raggiungerli.
Non so se ci andrò. Da quando la mamma sta nello stagno ho scoperto un
gioco bellissimo! È molto facile da fare, ci potete provare anche voi. Si fa
così: ci si siede su una seggiola nella propria stanza, si rimane immobili, in
silenzio e si pensa al vetro. Poi si fissa un oggetto, uno qualsiasi. La prima
volta io ho fissato la cornice d'una fotografia. L'ho guardata e ho pensato forte forte al vetro. Non ci
crederete, ma la cornice dopo qualche minuto s'è trasformata in vetro. E lo
stesso ho fatto per tanti altri oggetti: il comodino, lo scendiletto, il
cuscino, la porta, le pareti, il soffitto... Vetro,
tutto è diventato di vetro! Trasparente come i cubetti di ghiaccio che si
mettono nell'aranciata, fragile come i fiori del giardino, bello come il cielo quando non ci sono nuvole.
Oggi ho avuto un'idea meravigliosa! Questa sera, dopo che Iole m'avrà messo
a letto, quando tutti dormono m'alzerò, mi metterò seduta al centro della
stanza e trasformerò tutto in vetro. Tutto.
Già la mia stanza è completamente trasparente, ma non quelle dei miei
fratelli, quella vuota dei miei genitori, la cucina, il salotto... Tutto, trasformerò tutto. Anche il giardino, gli alberi, il
cancello, la strada, la città, la scuola, le monache, le colline, il cielo, la
luna stessa.
Sarà bello. Meraviglioso. Anche Iole e i miei fratelli saranno freddi e immobili come vetro, e anch'io. Le cose più belle e
trasparenti saranno lo stagno, i pesci rossi e la mamma che sta con loro.
Finalmente potremo rivederci.