Comprendo già quel che si potrà
pensare: questa non è una poesia, ma una canzone patriottica, per quanto
celebre. Oggi però ricorrono cento anni dall'inizio della nostra partecipazione
alla grande guerra e mi pare che la ricorrenza giustifichi da sola l'inserimento
di questo testo fra i Maestri della poesia; la domanda però è un'altra, anzi
sono due: 1) l'autore, E.A. Mario chi è? E può essere considerato un valido
poeta?
E. A. Mario è lo pseudonimo di Giovanni
Ermete Gaeta, nato a Napoli il 5 maggio 1884 e morto, sempre a Napoli, il 24
giugno 1961. E' stato un celebre paroliere e compositore, con testi sia in
lingua italiana, che in dialetto napoletano; nel suo campo può essere
considerato un pezzo da 90 ed ebbe in vita un successo travolgente. Tuttavia,
ciò che ne ha consegnato la memoria ai posteri è stata La Leggenda del Piave, conosciuta anche come La canzone del Piave, con un motivo particolarmente orecchiabile e
facile da ricordare. Fu composta nel
giugno del 1918 dopo la famosa battaglia del Solstizio, in cui si infranse l'estremo
tentativo del nemico di capovolgere una situazione che lo vedeva in grave
difficoltà, sia per lo stato delle truppe asburgiche, affamate e a corto di
munizioni, sia per il crescente dissenso all'interno dell'Impero che non
sfociava solo in manifestazioni di protesta, ma anche in vere e proprie
rivolte.
Per quanto non manchi un po' di
retorica, la canzone ha il pregio di sintetizzare in pochi versi la nostra
Grande guerra, da quando il 24 maggio 2015 il nostro esercito passò sul Piave
per andare incontro al nemico a quando dopo Caporetto fu bloccata nell'autunno
del 1917 l'avanzata asburgica, proprio sulle rive del Piave, per arrivare
infine ai giorni gloriosi del 1918.
Anche senza musica e senza canto, i
versi appaiono riuscitissimi e il fatto che ancor oggi tutti conoscano La leggenda del Piave è la dimostrazione
della qualità di questo componimento, che non poco contribuì nel dopo guerra a far
dimenticare le sofferenze e le atrocità del conflitto, mitizzandolo con queste
parole semplici e ricche di sentimenti, prive di odio e parche di enfasi.
La Leggenda del Piave
di E.A. Mario
Il Piave mormorava,
calmo e placido, al passaggio
dei primi fanti, il ventiquattro maggio;
l'esercito marciava
per raggiunger la frontiera
per far contro il nemico una barriera...
Muti passaron quella notte i fanti:
tacere bisognava, e andare avanti!
S'udiva intanto dalle amate sponde,
sommesso e lieve il tripudiar dell'onde.
Era un presagio dolce e lusinghiero,
il Piave mormorò:
«Non passa lo straniero!»
Ma in una notte trista
si parlò di un fosco evento,
e il Piave udiva l'ira e lo sgomento...
Ahi, quanta gente ha vista
venir giù, lasciare il tetto,
poi che il nemico irruppe a Caporetto!
Profughi ovunque! Dai lontani monti
Venivan a gremir tutti i suoi ponti!
S'udiva allor, dalle violate sponde,
sommesso e triste il mormorio de l'onde:
come un singhiozzo, in quell'autunno nero,
il Piave mormorò:
«Ritorna lo straniero!»
E ritornò il nemico;
per l'orgoglio e per la fame
volea sfogare tutte le sue brame...
Vedeva il piano aprico,
di lassù: voleva ancora
sfamarsi e tripudiare come allora...
«No!», disse il Piave. «No!», dissero i fanti,
«Mai più il nemico faccia un passo avanti!»
Si vide il Piave rigonfiar le sponde,
e come i fanti combatteron l'onde...
Rosso di sangue del nemico altero,
il Piave comandò:
«Indietro va', straniero!»
Indietreggiò il nemico
fino a Trieste, fino a Trento...
E la vittoria sciolse le ali al vento!
Fu sacro il patto antico:
tra le schiere, furon visti
Risorgere Oberdan, Sauro, Battisti...
Infranse, alfin, l'italico valore
le forche e l'armi dell'Impiccatore!
Sicure l'Alpi... Libere le sponde...
E tacque il Piave: si placaron l'onde...
Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi,
la Pace non trovò
né oppressi, né stranieri!
Qui la si può anche ascoltare:
https://www.youtube.com/watch?v=w7gyOnmJUvQ