Fossero
solo semplici epitaffi l’Antologia di Spoon River non sarebbe
ricordata come la raccolta delle ultime e uniche verità ed è
indubbio che Edgar Lee Masters abbia voluto nelle brevi autobiografie
di ognuno dei personaggi evidenziare come il senso della vita sia del
tutto individuale. In particolare ne è ricompresa una che ben
disegna, nella personalità di questa ultranovantenne, quella
coscienza immensa di aver vissuto abbastanza, di avere avuto tanto
dalla vita da non aspettarsi niente di più e quindi di
accettare serenamente, quasi desiderandolo, il trapasso.
Lucinda
Matlok
di
Edgar Lee Masters
Andavo
a ballare a Chandlerville
e
giocavo alle carte a Winchester.
Una
volta cambiammo compagni
ritornando
in carrozza sotto la luna di giugno,
e
così conobbi Davis.
Ci
sposammo e vivemmo insieme settant'anni.
Filavo,
tessevo, curavo la casa, vegliavo i malati,
coltivavo
il giardino e, la festa,
andavo
spesso per i campi dove cantano le allodole,
e
lungo lo Spoon raccogliendo tante conchiglie,
e
tanti fiori e tante erbe medicinali-
gridando
alle colline boscose, cantando alle verdi vallate.
A
novantasei anni avevo vissuto abbastanza, ecco tutto,
e
passai ad un dolce riposo.
Cos'è
questo che sento di dolori e stanchezza
e
ira, scontento e speranze fallite?
Figli
e figlie degeneri,
la
Vita è troppo forte per voi-
ci
vuole vita per amare la Vita.
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