Un poeta fuori dai canoni, soprattutto quelli sovietici, Evtushenko
Ha una poesia molto fluente, quasi immediata, e stupisce questo suo stile
apparentemente semplice, ma di grande effetto, come in questa, talmente
realistica da vedere i fiocchi che scendono e avvertire la tipica atmosfera
della nevicata.
La terza neve
di Yevgeny Evtushenko
Guardavamo
dalle finestre, là
dove
i tigli
si
stagliavano neri
nella
profondità del cortile.
Sospirammo
ancora,
la neve non veniva,
ed
era tempo, ormai,
era
tempo...
E
la neve venne,
venne
verso sera.
Essa
giù
dall'alto dei cieli
volava
a
seconda del vento.
e nel volo
oscillava.
A
falde sottili come lamine.
fragili,
era
confusa di sé stessa.
La
prendevamo delicatamente nelle mani
e stupivamo:
dunque,
era quella la neve?
Ma
la neve ci rassicurava:
Verrà,
io lo so,
verrà
la neve vera.
Non
vi turbate
mi
scioglierò,
non
inquietatevi
subito... .
Dopo
sette giorni
venne
la neve nuova.
Non
venne
precipitò.
Cadeva
cosi fitta, da non potere
tenere
aperti gli occhi.
a
tutta forza
vorticava
in cerchio, mugliando.
Con
pervicace ostinazione
voleva
inseguire il trionfo
perché
tutti dicessero concordi:
si, è lei, la neve
vera.
che non dura un sol giorno,
o due.
Ma
disperò di sé, non resistette
e si diede per vinta.
E
se non si scioglieva tra le mani
si
scioglieva
sotto
i
piedi...
E
noi inquieti, ansiosi
sempre
più spesso
scrutavamo
l'orizzonte: quando
quella
vera verrà?
Perché
era tempo,
era
tempo...
E
un mattino,
appena
alzati, pieni di sonno,
ignari ancora,
d'improvviso
aperta la porta,
meravigliati,
la calpestammo.
Posava, alta e pulita
in
tutta la sua tenera semplicità.
Era
fittissimamente
di sé sicura.
Giacque
in
terra
sui
tetti
e stupì tutti
con
la sua bianchezza.
Era
davvero tanta,
ed
era davvero bella.
Cadeva
e cadeva
nel
baccano dell'alba
fra
il rombo delle macchine e lo sbuffare
dei
cavalli
e
sotto i piedi non si scioglieva.
anzi diventava più compatta.
Giaceva
fresca
e scintillante
e ognuno ne era abbagliato.
Ed
era lei, la neve. La
vera.
L'aspettavamo.
Era
venuta.