L'ardore,
mitigato da una maliconia di fondo, anima questa poesia in cui la patria e
la donna amata, entrambe lontane e irraggiungibili, si fondono in un unico rimpianto
di sublime bellezza.
Sei la mia schiavitł
sei la mia libertą
di Nazim Hikmet
Sei la mia schiavitł sei la mia libertą
sei la mia carne che brucia
come la nuda carne delle notti d'estate
sei la mia patria
tu, coi riflessi verdi dei tuoi occhi
tu, alta e vittoriosa
sei la mia nostalgia
di saperti inaccessibile
nel momento stesso
in cui ti afferro.