L'intervista è a Luisito Bianchi.
Ritengo doverosa una
piccola premessa, o,se vogliamo meglio dire, una breve
biografia, giusto per dare un'idea, peraltro molto incompleta, di questo
autore.
Luisito Bianchi nasce a Vescovato (CR) nel 1927 ed è sacerdote dal 1950. È stato
insegnante, traduttore ma anche operaio, benzinaio, inserviente d'ospedale.
Attualmente è cappellano presso il monastero benedettino di Viboldone
(Milano). Ha pubblicato: Salariati (1968), Gratuità tra cronaca e storia (1982), Dittico vescovatino (2001), Sfilacciature di fabbrica (1970; riediz. 2002), Simon mago (2002). Negli ultimi anni sono stati
editi Dialogo sulla gratuità (1975; Gribaudi 2004) e Monologo partigiano (2004, Il Poligrafo).
Nel 2003 è stata pubblicata da Sironi quella che è
considerata, universalmente, la sua migliore opera: La messa dell'uomo disarmato. Questo lungo romanzo, già oggetto di mia recensione, è un
autentico capolavoro, di una bellezza che non esito a definire sublime. Molti
l'hanno considerato un romanzo sulla resistenza e non hanno sbagliato, anche se
le tematiche trattate sono molto più ampie e la resistenza è solo una di
queste.
Perché scrivi?
Piuttosto: perché ho
scritto, dato che i miei libri possono essere “rinchiusi” in una ventina di
anni, nell'età matura. Ho scritto per un'esigenza interiore, di comunicare, di
trasmettere quanto ho anch'io ricevuto attraverso persone e avvenimenti che
hanno formato e costituito la mia storia.
Alla base di tutte le tue
opere c'è un messaggio che intendi rivolgere agli altri?
Posso dire che, attraverso
diversi generi letterari, il messaggio che vorrei trasmettere è unico: alla
base e fondamento della vita c'è la gratuità; la trasmissione di valori e di
doni ricevuti, pertanto, deve essere gratuita, ossia non strumentalizzata a
fini egoistici.
Ritieni che leggere sia importante per
poter scrivere?
La lettura – quando c'è la
preoccupazione di una buona scelta (ossia oculata per il proprio nutrimento) -
è molto utile per la formazione del gusto e per il rispetto delle parole.
Che cosa leggi di solito?
Di solito, data la mia
età, riprendo libri che hanno aiutato la mia crescita; vado sul sicuro.
Quando hai iniziato a
scrivere?
Sono stato molto aiutato
dal prof. di italiano, un uomo straordinario che incantava per quanto diceva e
per il come diceva; furono gli anni del ginnasio IV e V. Ci raccomandava di
scrivere pagine di diario. Cominciai allora, timidamente, con qualche riga di
molto personale.
I tuoi rapporti con
l'editoria.
Sono rapporti d'amicizia.
Che cosa ti piacerebbe
scrivere?
Quello che ho scritto,
perché dice il tentativo d'essere vero, onesto con me stesso e con le parole
che adopero.
Scrivere ha cambiato in
modo radicale la tua vita?
Sì, ma non per lo scrivere
in sé, quanto per ciò che ho scritto. L'adeguamento della propria vita alle
parole scritte è un'esigenza di verità e di onestà. Almeno come desiderio e
tensione.
Qualche consiglio per chi
ha intenzione di iniziare a scrivere.
Rispettare le parole
scegliendo quelle che maggiormente rispondono a quanto si vuole esprimere.