L'intervista è a Bruna Alasia, l'autrice dei “Racconti di Versailles”, di cui il
primo è presente da oggi sul sito.
Lasciamo a lei la parola
con la sua presentazione e poi con le risposte alle solite domande dell'intervista.
Biografia.
Sono una cinquantenne. Nata a Sesto San Giovanni (Milano) ho trascorso parte
dell'infanzia e adolescenza in Sicilia presso "Il Centro studi e
iniziative" fondato dal sociologo-poeta candidato al nobel Danilo Dolci,
di cui mio padre è stato il più vicino collaboratore. Mi sono laureata a Roma
in Sociologia, città dove tuttora vivo.
Giovanissima ho pubblicato con l'editore Vangelista due romanzi. "L'erba
nasce verde" - il primo sulla droga in Italia - e "Tre anni
così" - vicende universitarie a Roma negli anni più violenti della
contestazione. Entrambi i romanzi sono entrati nelle biblioteche italiane, si
trovano presso la biblioteca di scienze politiche a Londra (LSE Library); sono nella collezione degli scrittori italiani
viventi della biblioteca americana dell'UNC (University North
Carolina library). "Tre anni così" è stato
adottato al corso di cinematografia e italiano all'Università di Nancy II
presieduto da Oreste Sacchelli, direttore artistico
del festival del film italiano di Villerupt (Nancy).
Ho collaborato a rubriche culturali del GR3 RAI, ho scritto racconti per
riviste femminili della Mondadori, collaboro a
riviste e pubblicazioni online nel campo della cultura e degli spettacoli.
Lavoro alla Camera dei Deputati in un ufficio stampa.
Presentazione de " I racconti di
Versailles"
"I racconti di Versailles"
sono nati dall'interesse per le vicende storiche di Luigi XVI e Maria
Antonietta, culminate nella rivoluzione francese. Pensati per internet,
scaricabili a puntate come un romanzo di appendice, collegati e in sequenza
cronologica, pur nello stile popolare della "fiction" attingono a una
nutrita e rigorosa bibliografia italiana e straniera.
Perché scrivi?
Perché mi è istintivo, è la cosa più divertente che io conosca e
mi aiuta a chiarire.
Alla base di tutte le tue
opere c'è un messaggio che intendi rivolgere agli altri?
C'è il desiderio di raffigurare la vita e aiutare alla sua
comprensione, ma sapendo di essere parziale cerco di evitare messaggi
ideologici.
Ritieni che leggere sia
importante per poter scrivere?
Lo ritengo imprescindibile perché leggere è conoscere.
Che cosa leggi di solito?
In questo momento per ovvie ragioni molti libri italiani e francesi
di storia e costume del XVIII secolo in Francia. Ma abitualmente i classici
della letteratura: ammiro
Balzac, Tolstoj, Maupassant, Dostojevski, Flaubert, ma anche Henry Miller. Tra le nuove scrittrici italiane mi piace lo stile
purissimo di Elena Ferrante.
Quando hai iniziato a
scrivere?
A sette anni ho scritto la prima poesia in rima sulla Madonna che consegnai alla maestra, a nove il primo racconto lungo sulla
falsariga della letteratura ottocentesca. I miei genitori lo scoprirono: una
mattina li trovai a leggerlo e riderne, me ne vergognai talmente che lo stracciai.
I tuoi rapporti con
l'editoria.
L' unico editore che abbia investito su di me è stato Vangelista,
una casa nata a Milano nel 1968 che esiste tutt'oggi.
Studiavo ancora quando mi pubblicò due romanzi:
“L'erba nasce verde”, primo sulla droga
in Italia, e “Tre anni così” romanzo storico sulla contestazione violenta alla
fine degli anni '70 all'università di Roma. Oggi il mio editore è internet: ne
sono felice perché ho riscontrato di avere lettori. “I racconti di Versailles”
sono infatti pensati appositamente per la rete: invece
di capitoli, una lunga serie di novelle
che compongono un affresco più vasto. Non mi sono mai autoprodotta:
i romanzi nel
cassetto, troppo lunghi per l' on line,
li fotocopio per gli amici.
Che cosa ti piacerebbe
scrivere?
“I racconti di Versailles” che sto appunto scrivendo.
Scrivere ha cambiato in
modo radicale la tua vita?
Mi ha aiutato da giovane a inserirmi nel mondo del lavoro.
Qualche consiglio per chi
ha intenzione di iniziare a scrivere.
Esprimere la propria personalità e non ciò che è di moda, leggere i
grandi e correggersi.