Sabrina Campolongo è nata il 16 agosto del 1974, nel milanese. Dopo
aver conseguito un diploma linguistico, ha lavorato come impiegata fino al
2003, quando ha deciso di concedersi il tempo per occuparsi dei suoi due
bambini e per scrivere.
Nel 2000 il suo primo
romanzo giallo, tuttora inedito, è stato scelto tra i sei finalisti del premio
Alberto Tedeschi (giallo Mondadori).
Nel 2005
uno dei suoi
racconti è apparso sulla Writer's Magasine
Italia, edita da Delosbooks e un altro ha vinto il
concorso letterario Ore contate ed è
stato pubblicato sulla relativa antologia, curata da Ibis edizioni.
Nel marzo
2007 pubblica, con Di Salvo Editore, il volume di
racconti Balene Bianche.
Sito
Internet: http://balenebianche.splinder.com/
Perché scrivi?
Per necessità, per
costruzione mentale, per regalarmi altre vite oltre a quella “reale”. Ho
scritto per capire cosa mi faceva male, per capire cosa volevo davvero o solo
per raccontare una storia che mi girava per la testa.
Alla base di tutte le tue
opere c'è un messaggio che intendi rivolgere agli altri?
No. Dentro quel che scrivo
ci sono le mie convinzioni, tra le altre cose, e immagino che in qualche modo
queste mie idee filtrino, attraverso la scrittura. Però non ho messaggi per
nessuno, no.
Ritieni che leggere sia
importante per poter scrivere?
Ritengo che leggere sia
fondamentale per poter vivere.
Scrivere, credo che si
possa scrivere comunque.
Che cosa leggi di solito?
E' una domanda così vasta
che ogni volta mi coglie un senso di vertigine. Non c'è un “di solito”. Oltre
al fatto che sto quasi sempre leggendo o rileggendo qualcosa, leggo quello che
mi attira, spaziando molto.
Oggi sul mio comodino c'è
“Scrivere” di Marguerite Duras
(che ho già riletto non so quante volte), c'è “La stanza di sopra” di Rosella Pastorino (che ho finito ieri e che mi resterà nel cuore)
c'è una biografia di Frida Kahlo (che leggo tra un
libro e l'altro) e c'è il “Lamento di Portnoy” di Philip Roth, autore che non ho ancora affrontato, ma che sento che dovrei conoscere.
Tra gli autori che mi
hanno “parlato” ci sono Oscar Wilde, Virginia Wolf, Alice Munro, Erri de Luca,
Andrea Camilleri… ma, davvero, potrei continuare per ore…
Quando hai iniziato a
scrivere?
Da che posso ricordare, ho
sempre scritto. A otto-nove anni avevo scritto
un'intera raccolta di fiabe, con la scusa di “regalarle” a mia sorella più
piccola. Di che parlassero, francamente non lo
ricordo.
Però vedo ancora quella
vecchia agenda di mia madre, con la copertina di finta pelle rossa. Tra fiabe e
disegni, l'avevo interamente ricoperta.
I tuoi rapporti con
l'editoria.
Per ora me ne sento quasi
completamente al di fuori, dal punto di vista della scrittrice. Sono solo
all'inizio del cammino.
Come lettrice, mi
piacerebbe che la
Grande Editoria facesse scelte più coraggiose, questo sì.
Che cosa ti piacerebbe
scrivere?
Un libro che piaccia più
agli uomini che alle donne, per una volta.
Scrivere ha cambiato in
modo radicale la tua vita?
No, non direi. Smettere di
scrivere cambierebbe radicalmente la mia vita.
Qualche consiglio per chi
ha intenzione di iniziare a scrivere.
Se state maturando
l'intenzione di “iniziare a scrivere” forse non è quella la vostra strada.
Se invece scrivete di
continuo e non riuscite a smettere, allora provateci, credeteci. Fate leggere a
qualcuno che non conoscete, spedite alle case editrici e poi dimenticatevi di
averlo fatto, non vivete con l'ansia della pubblicazione, ma non riempite
nemmeno cassetti e cassetti.
Buttatevi. J