L'intervista è a Enzo
Lombardo, nativo di Catania, ma
residente a Rapallo, di professione fiscalista e appassionato narratore per
diletto. Ha scritto anche un romanzo, Lia di Porta Portese, per ora in e-book
e presente sul sito “I sogni nel cassetto”. Lo potete trovare qui.
Perché scrivi?
Perchè mi diverte. Perché, se no?
Alla base di tutte le tue opere c'è un messaggio che intendi
rivolgere agli altri?
Uno, nessuno e
centomila. Come disse un mio conterraneo dalle idee alquanto bizzarre. In ogni
racconto deve esserci un messaggio: in assenza diviene una busta senza lettera.
Non è sempre lo stesso messaggio,
ovviamente: purtroppo io non ho che piccoli messaggi. Bisogna accontentarsi.
Trovarne uno bello grosso,
valido sempre e comunque, sarebbe forse più comodo ma
certo un po' monotono.
Ritieni che leggere sia importante
per poter scrivere?
Assolutamente, certissimamente,
sì.
Che cosa leggi di solito?
Rileggo “Tre
uomini in barca (per non parlar del cane)” di Jerome
K. Jerome (per tirarmi su), “I fiori blu” di Queneau (per sollevarmi ancora un poco) e tanto Topolino
(per mantenermi sempre alla stessa quota). Intramezzo anche molti scrittori del
Novecento. Circa un romanzo alla settimana (faccio il
pendolare Rapallo - Genova: come farei senza un libro?). Mai scrittori cult. Sarà
invidia?
Quando hai iniziato a scrivere?
Credo a
quindici anni. Sì. Qualche poesia ed abbozzo di racconto. Persi
nella polvere degli anni. Meno male.
I tuoi rapporti con
l'editoria.
Per adesso:
nessuno. E' un mondo bellissimo e (per me) sconosciuto. Forse è bellissimo proprio perché sconosciuto. E poi... dove lo
trovo il tempo (ed il denaro) per le incombenze relative senza rischiare il
divorzio?
Che cosa ti piacerebbe scrivere?
Di tutto e di
più. Sembra una battuta ma è la verità. Spesso le
battute contengono grani di verità.
Scrivere ha cambiato in modo
radicale la tua vita?
Non l'ho mai permesso. Scrivere è un piacere in più, non una
nevrosi né una ragione di vita.
Qualche consiglio per chi ha intenzione di iniziare a scrivere.
1) - Leggere,
leggere ed ancora leggere. Amare il romanzo o racconto che si sta leggendo come
fosse l'unico romanzo al mondo degno di essere letto. Appena letto dimenticare
il nome dell'Autore ed attaccare a leggerne un altro. Non interessa memorizzare
nomi, cognomi e date: quella è solo erudizione. Interessa assorbire pian piano
la linfa vitale di ogni Autore, svuotarlo, fagocitarlo. Una cosa da vampiri,
insomma.
2) - Scrivere tanti
“incipit” e lasciarli maturare qualche mese. Un'idea, un personaggio: un incipit. Qualcosa dentro matura da sola. Senza sforzo. Il
racconto si crea e si delinea da se. Il personaggio cresce e si delinea. Una
specie di miracolo. Se il miracolo non avviene neppure con genuflessioni e
novene, si può sempre cestinare.
3) - Non scrivere mai “tanto per
scrivere e pubblicare qualcosa”. Ci sono modi diversi di perdere tempo.