Gianfranco Franchi (Trieste, 1978), laureato in Lettere Moderne (2002), ha
coordinato due riviste letterarie universitarie romane, Ouverture (1998-2001) e
Der Wunderwagen (2000-2003)
e il portale indipendente di comunicazione e critica letteraria e dello
spettacolo Lankelot.com
(2003. Lankelot.eu
dal 2006). Ha pubblicato narrativa: “Disorder” (Il Foglio Letterario,
2006) e poesia: “L'imperfezione –
Opera III” (Edizioni dell'Oleandro, 2002) e “Ombra della Fontana.” (2003; e-book di Kult Virtual Press nel febbraio
2006).
A fine settembre 2007 uscirà il primo romanzo, "Pagano" sempre per Il Foglio Letterario.
In antologia: poesie in “Ragioni e canoni del corpo”, (Asefi,
2001) e “Folia sine nomine secunda”,
(Marsilio, 2005) a cura di Luciano Troisio.
Ha partecipato,
tra il 2001 e il 2004, a
diversi programmi radiofonici di letteratura e spettacolo. È
stato curatore del catalogo di Plotnikov. Collabora o ha
collaborato, negli anni, con diverse testate, web e cartacee, con recensioni di
libri, dischi e film; tra queste Kult Underground, Books and Other Sorrows, SuperTrigger,
Kaizenlab, La Rete On Line,
Piazza
Liberazione, Opifice, OcchiRossi, Anpi Magenta,
Nuovi Autori, Beautiful Freaks, Carmina, Il Filo, Il Don Chisciotte,
Lighea, Vetrine, Panorama (Fiume).
Ex editore delle Edizioni del Catalogo (2004-2005),
ha scritto nel blog Al Sangue (2006-2007) con
Simone Buttazzi e Paolo Mascheri.
Post lauream
ha cambiato spesso lavoro, rimanendo tendenzialmente nell'ambito del variopinto
mondo della carta stampata, con diversi incarichi: redattore, revisore di
bozze, forumadmin, ufficio stampa, inseritore e selezionatore in agenzia di stampa,
organizzatore eventi, webcopy, ideatore di format
radio o web, speaker. Libero professionista dal 2007, attualmente tende discretamente
a una allegra, disinvolta e italica precarietà.
Perché scrivi?
Perché è come respirare.
Da bambino ero asmatico, non sapevo respirare.
Scrivo per difendere e tutelare il patrimonio storico e la
memoria della letteratura italiana e delle letterature europee e occidentali in
generale; in particolare, naturalmente, a sostegno degli autori obliati, dei
laterali, dei mai emersi, dei censurati (per ragioni ideologiche, in generale).
Scrivo per rivendicare una nuova idea di circolazione e distribuzione delle
opere, per restituire centralità alla critica, al territorio, alla lingua
letteraria; per tracciare sentieri diversi rispetto a quelli liceali e
accademici, o editoriali conventicolari. Scrivo
cavalcando l'ultima rivoluzione nel mondo della parola scritta, quella del web.
Sono cosciente d'essere parte d'una generazione di pionieri:
dalla nostra consapevolezza e dalla nostra capacità d'adattamento alle nuove
tecnologie deriverà innovazione: editoriale e letteraria. In altre
parole, infine non smetto di pensare alla rivoluzione culturale. A una lingua
diversa, a una letteratura nuova.
Alla base di tutte le tue
opere c'è un messaggio che intendi rivolgere agli altri?
Dipende dalle opere, ma provo egualmente a generalizzare.
Cercare la solitudine, difenderla a qualsiasi prezzo. Studiare, dubitare,
ascoltare, leggere, resistere, combattere, distruggere, sognare; e vinta la
battaglia, finalmente, disertare. Sparire. Questi sono dei concetti-cardine;
assieme alle rivendicazioni espressioniste. Nel tempo, mi sto accorgendo che
scrivo sempre meno di amore. Preferisco dedicarmi ai significati e al senso di
parole come “comprensione”, “empatia”, “condivisione”. Derivano dalla mia
sempre viva ricerca sulla natura del linguaggio, conclusa con una tesi di
Laurea in Lettere sulla Menzogna.
Ritieni che leggere sia
importante per poter scrivere?
La letteratura appartiene
agli artisti e ai letterati, non è popolare e non è universale. “Popolare” e
“Universale” sono parole figlie di ideologie e propagande
mendaci. L'era della riproduzione seriale e del dogma del profitto ha
livellato verso il basso la qualità delle pubblicazioni: l'esecrabile fortuna
delle narrative di genere ha modificato e danneggiato la percezione del libro
nella sensibilità dei cittadini. Questo è un discorso complicato, taglio corto
e rispondo semplicemente: l'odore del narratore o del poeta mediocre ti soffoca
dopo quindici righe. Chi non ha letto o legge poco e magari senza fare
distinzione tra autore e autore o editore e editore non potrà mai scrivere
niente di degno. Naturalmente è vero che chi vive leggendo letterature non è
matematicamente artista.
La Letteratura è
fondamentale per vivere; è necessaria per scrivere. Il genio artistico è
raramente accademico. Qualcosa vorrà dire.
Che cosa leggi di solito?
Sono incompatibile con il giallo, le spy-stories,
il fantasy e la fantascienza quando dozzinali e
ripetitivi; sono molto riottoso ai
noir e ai romanzi storici, per le stesse ragioni; disprezzo, in generale, tutta
la narrativa giocata sulla ripetizione di strutture, schemi e pattern già
adottati in passato. Non sempre la scrittura
fa la differenza. E sulle questioni morfologiche altri hanno scritto a dovere,
non ripeto.
Cerco lingua letteraria,
evoluzioni linguistiche e innovazioni strutturali, deviazioni dai canoni e dai
modelli: in altre parole, personalità, stile, consapevolezza. Arte.
Soffro di fronte a quelle
opere che riflettono ideologie sconfitte dal tempo.
Evito, potendo, tutte le
pubblicazioni di quei gruppi editoriali (Mondadori-Einaudi;
Feltrinelli) che taglieggiano legalmente la
concorrenza ponendosi come librai e distributori delle loro pubblicazioni.
Aggiudicandosi, capita, circa il 70-75 percento del prezzo di copertina. È una
questione di coscienza: se ho interesse per opere del loro catalogo, le cerco per
bancarelle. Non mi riconosco in questo sistema editoriale, lo trovo estraneo
alla libertà e all'intelligenza. Credo vada distrutto.
Quando hai iniziato a
scrivere?
Attorno ai quindici anni.
Consapevolmente, dal 1997.
Ho cominciato scrivendo
dell'assenza, e per la nostalgia. Quindi della coscienza e dell'articolazione
del pensiero; infine, dell'espressione pura, dell'anima, del territorio e della
rivoluzione.
I tuoi rapporti con
l'editoria.
Quale editoria? Io mi
riconosco negli editori piccoli e medi di qualità, estranei alle pubblicazioni
a pagamento, al mantenimento dello status quo nell'industria del libro, magari
nemici dell'ideologia comunista, delle sue trasformazioni e dei suoi derivati.
Sogno una distribuzione nuova, per librerie piccole e indipendenti. Mi dedico –
potendo – solo al catalogo di editori piccoli e medi di qualità, con l'ovvia
eccezione di Adelphi, tra gli editori mainstream. Le ragioni immagino di averle chiarite.
A latere,
aggiungo che sono un ex “piccolo editore”. Ho chiuso perché non pubblicavo
antologie, non pubblicavo a pagamento, non facevo corsi di
redattore/grafico/ufficio stampa/scrittura, non avevo partito
e finanziamento alle spalle, non potevo avere distribuzione nazionale per via
dei ridotti mezzi economici della mia azienda. Pubblicavo poesia italiana
inedita, avrei pubblicato a breve narrativa italiana inedita. Volevo restare
pulito e indipendente. Cercavo miei simili. Ne ho trovati pochi. Allo specchio riesco a guardarmi sempre. Altri no.
A ciascuno la sua strada. Quella dell'onestà è molto povera e solitaria, ma mi
appartiene e con orgoglio la rivendico.
Che cosa ti piacerebbe
scrivere?
Una saga famigliare capace
di attraversare cinque nazioni e cinque generazioni. Un
grande romanzo borghese: romano, giuliano, istriano, slavo e mitteleuropeo:
questo è quel che immagino. Il mio congedo dal Novecento e dal Duemila,
l'erede delle famiglie da cui derivo e provengo. Quello magari sarà l'ultimo
libro. Triestino romanizzato. Dopo avrò finito, e potrò leggere e basta.
Scrivere ha cambiato in
modo radicale la tua vita?
Ne è parte fondante, e non
potrei vivere senza Letteratura. Coincide con la mia Weltanschauung:
ricerca, lealtà, idealità, espressione.
In accezione borghese, i
miei prepotenti fallimenti professionali spiegano quanto stia
pagando dazio a questa dedizione. Magari un giorno troverò un equilibrio sveviano – mi sembra l'unico compromesso plausibile.
Ma senza Letteratura
niente ha senso, e io muoio.
Qualche consiglio per chi
ha intenzione di iniziare a scrivere.
Leggere. E non avere paura
di fallire come lettore, come critico e come autore. Rifiutare qualsiasi forma
di contratto a pagamento. Studiare la Storia della Letteratura Italiana del
Flora, non del Ferroni. Studiare i cataloghi degli
editori piccoli e medi di qualità, imparando a riconoscere la
differenza non solo tra editore ed editore, ma tra collana e collana.
Ascoltare, osservare,
interiorizzare. E cercare la solitudine. Sacrificarsi nello studio e nella
sperimentazione. Rinunciare ai lussi. Rinunciare al possesso. Riconoscere solo
appartenenze ideali.
L'unico sentiero che
conosco è quello della dedizione assoluta, dell'umiltà e della rabbia. La meta
è utopia.