Giulia Carmen Fasolo è una bilancia del '78. Nasce a Barcellona Pozzo di
Gotto (ME) dove prevalentemente vive.
Lavora e vive di
psicologia, cyberpsicologia, informatica, multimedialità, cultura e giornalismo.
Ha fondato e dirige il
settimanale telematico Barcellonapg.it.
Ha fondato e presiede
l'Associazione socioculturale Smasher e il Centro
Studi e Ricerche di Psicologia e Psicopatologia “Sentieri della Mentre” a
Barcellona Pozzo di Gotto.
È vicepresidente della Comunità Studio,
Ricerca e Formazione Scientifica “Nuvola” in Emilia Romagna.
È socia onoraria del
Movimento nazionale d'arte poetica, EYE.
Collabora con numerose
testate giornalistiche e con alcune Case Editrici.
Ha pubblicato nella
collana poesia: Verso un punto che non
vedo (Ed. Smasher,
2005), Non ti dimentico (Ed. Il Foglio, 2006). Di prossima pubblicazione, due opere
nella collana Quaderni di Psicologia: Psicologia
delle emozioni e Cyber-spazio. Il pozzo dei desideri. Psicologia delle
tecnologie e delle nuove comunicazioni.
Perché scrivi?
Rispetto alla mia attività
letteraria, posso dire che scrivo perché provo, sento, vivo emozioni. E mi
piace raccontarle agli altri. Rispetto alla mia attività giornalistica, ritengo
fondamentale informare, divertire, comunicare, lasciare un messaggio che non sia vano e vacuo, ma che possa rappresentare motivo di
riflessione, argomento su cui dibattere, oggetto da sviscerare. Scrivere è
qualcosa di assolutamente imprescindibile da ciò che sono.
Alla base di tutte le tue
opere c'è un messaggio che intendi rivolgere agli altri?
In ogni caso esiste un
messaggio, qualsiasi cosa intendiamo comunicare. Nelle mie poesie o nella mia
prosa talvolta comunico la lotta (bianca) contro qualcosa,
la rivincita, la passione, l'assoluto bisogno di umanità e di amore, la
certezza che al di là delle bugie e delle forme strane che diamo alle nostre
immagini, esiste un essenza che sopravvive al di sopra delle cose. Se è vero
che la parola è messaggio, e se il messaggio è comunicazione a più livelli,
abbiamo in mano un'arma così potente che andrebbe amata, curata, coccolata,
utilizzata nelle forme migliori.
Ritieni che leggere sia
importante per poter scrivere?
Assolutamente sì. Non
leggere sarebbe come rifiutare la possibilità che esistano altre vite, altre
forme di pensiero, altre emozioni e altri mondi diversi da tutto quello che ci
appartiene. Come hanno già detto in molti prima di me, leggere è esattamente
vivere molte altre vite, pur restando dentro la nostra. È conoscerle, viverle,
sentirle, parlarci che ci rende qualcosa di più...
Che cosa leggi di solito?
Tutto quello che stuzzica
la mia curiosità. Negli anni passati mi sono dedicata molto alla lettura di
autori classici, negli ultimi tempi do molto spazio agli autori del ‘900 e agli autori contemporanei, scoprendo in loro la
passione dell'arte della scrittura, così audace o così bella che una vita senza
lettura o scrittura, sarebbe monocromatica.
Quando hai iniziato a
scrivere?
Da piccola, da
piccolissima. Ricordo che la mia maestra a Barcellona Pozzo di Gotto e,
successivamente, il mio maestro all'ospedale Gaslini
di Genova, mi hanno fatto amare la lettura e la scrittura. In particolare, il
mio maestro ha cercato di farmi giocare con le parole,
con le metafore, con gli ossimori, con particolari scritture. Ricordo anche con
molto piacere gli anni del liceo, la mia insegnante di italiano… Anche lei mi
ha lasciato un messaggio importante: i libri sono da scoprire nei messaggi,
negli autori, nei personaggi, negli intrecci. Ricordo che era un continuo gioco
alla ricerca di un tesoretto nascosto dentro al testo, che mi invadeva e mi
seduceva. Loro, per me, sono stati quei professori che ciascuno di noi dovrebbe
conoscere almeno una volta nella vita.
I tuoi rapporti con
l'editoria.
Direi ottimi! È una
passione intellettuale nata in poco tempo e mai sopita. È come trovare, in essa, quella parte di me che vuole silenzio ma allo stesso
tempo parola, messaggio, lettura. Oltre ad aver pubblicato alcune delle mie
opere, collaboro con tre Case Editrici, per le quali mi occupo di editing e di grafica.
Che cosa ti piacerebbe
scrivere?
Quello che mi piacerebbe
scrivere lo scrivo sempre, non riuscirei a fermarmi. Non scrivere, sarebbe come
desiderare di parlare restando con la bocca chiusa. Scrivere è – per me –
l'arte di se stessi, una forma che è talmente
importante e talmente privilegiata che può diventare libertà o gabbia per i
propri pensieri e le proprie parole.
Scrivere ha cambiato in
modo radicale la tua vita?
Sinceramente non saprei
rispondere a questa domanda. Scrivo – senza voler esagerare – da sempre. Dunque
non posso indicare profili della mia vita prima
e dopo. Una separazione nella mia
vita non esiste.
Qualche consiglio per chi
ha intenzione di iniziare a scrivere.
Scrivere non è pubblicare,
per me è importante questo concetto. Tutti possiamo scrivere, ma non tutti
siamo dei potenziali “autori di pubblicazioni”. A volte pubblicare un'opera è
un passaggio naturale e successivo alla scrittura, ma non sempre. Purtroppo –
me ne rendo conto – la pubblicazione è automaticamente marketing, il marketing
è mercato. Gli editori pubblicano libri per venderli, ed è anche giusto, visto
che fanno il loro mestiere. Ma la pubblicazione – a mio avviso - necessita di
raffinatezza ed eleganza, elementi che non sempre appartengono a tutti gli
scritti, editi o inediti.
Niente consigli, tranne
quello di non smettere di scrivere. Se è giusto che accada, le porte per la
propria opera si apriranno automaticamente.