L'intervista
è a Raffaele Innamorato.
Di seguito una sua breve biografia e
poi le domande e ovviamente le risposte dell'intervista.
Raffaele Innamorato è
nato a Conversano ( BA ) il 07/08/1974; dal 1995 si
trasferisce nelle Marche, dove attualmente vive e lavora.
Dal 2006, ha creato un suo
blog personale: Memorie di strada (http://memoriedistrada.blogspot.com/ ) dove propone i propri lavori e la sua passione per la parola.
Ha partecipato con i
propri versi, racconti, poesie in metrica giapponese e fiabe su vari ebook ispirati a serate a tema nei vari multiblog,
e in varie pubblicazioni promosse da associazioni culturali che consolidano il
proprio lavoro nel mondo dell'infanzia.
Dal 2007, approfondendo
la sua passione per la fotografia in bianco e nero, ha creato con Ariel Gonzalez, un sito: Galleria Inbiancoenero.com (http://www.galleriainbiancoenero.com/index.php),dove propone interviste e recensioni ai fotografi, impaginate
nei vari magazine ( La voce dei fotografi ) del suddetto sito.
Perché scrivi?
E' una domanda molto
complessa, e credo che non riuscirò mai a darne una risposta esauriente.
Amo scrivere perché le
parole hanno l'innato dono di prosperare tra vari stili, e la ricerca del
proprio è sempre vissuto come un nuovo e riverente battesimo in quel mondo che
è l'illustre estro della propria emotività.
Ogni volta che rileggo i
miei testi, i differenti stati d'animo propongono le varie sfumature del mio
carattere; a volte romantico, a volte inquisitore, a volte intonato alla mia necessità
di dar voce a quello che mi circonda.
L'incipit che mi protrae alla scrittura è
la mia esigenza innata del sapermi osservare dentro, quando, scippato della mia
vulnerabilità, impersono destini differenti dal mio…insomma, il perché della
scrittura è una vera incognita e sono grato a questo mistero che è il mio continuo
ricrearmi, in quel viaggio nato dalla gioia di conoscere se stessi.
Alla base di tutte le tue
opere c'è un messaggio che intendi rivolgere agli altri?
Non necessariamente. Cerco
di raccontare quello che mi circonda, e la strada è sempre il mio primo punto
di riferimento.
Il linguaggio dello
sguardo, i silenzi dei gesti del corpo, i boati dell'indifferenza, le parole
lasciate al caso, le storie di vita quotidiana, sono per me una sorta di
rifugio che utilizzo per sfogare i miei stati d'animo; insomma, amo raccontare
tutto ciò che si cerca sempre di tacere in questa frenetica vita, che si
propone in una solidale ricerca della solitudine.
Ritieni che leggere sia
importante per poter scrivere?
Tantissimo. Leggendo ho
imparato a mettermi in discussione e credo fermamente che mi abbia aiutato a
conoscere meglio me stesso, e di conseguenza il mio vero stile di scrittura.
Che cosa leggi di solito?
In quest'ultimo periodo,
forse per la mia maniaca ricerca dell'essenzialità, sono diventato un lettore
esigente; tuttavia, in questi ultimi anni, subisco il fascino del web e di
tutti i nuovi autori – che a mio parere hanno molto da raccontare – che
scrivono nei propri blog personali.
Tempo addietro, mentre
cercavo di confrontarmi con i vari scrittori e nell'attesa di comprendere quale
fosse la mia vena creativa, ho letto molto e di tutto. Amo i racconti, la
poesia e drammi teatrali, e per questa passione, mi sono imbattuto e amato, i
racconti di Edgar Allan Poe, di Maupassant
e di Karen Blixen; la poesia di Charles Baudelaire; e
i drammi di William Shakespeare.
Quando hai iniziato a
scrivere?
Questa domanda mi rimanda
al passato e alla mia passione per il teatro. Mi ricorderò sempre, quando da
piccino, giocavo con i miei soldatini di plastica, ricreando dialoghi orali, e
proprio in quelle occasioni, ricreavo duelli, imboscate,
combattimenti che sfociavano a volte nella più frenetica ironia. Con il tempo,
quei dialoghi ho imparato a scriverli su di un quaderno, e man mano che mi
cimentavo in nuove storie, notavo in quella che all'apparenza poteva sembrare
fredda plastica, s'impossessava di nuove emozioni, di stati d'animo fino a quel momento misteriosi.
Con il tempo, ho iniziato
a confrontarmi in veri e propri racconti, poesie, haiku, e per essere sincero, la
mia voglia di mettermi in discussione, mi ha incoraggiato nell'indossare i
panni di V. Van Gogh, in uno dei miei racconti, fino cedere alla stesura di
poesie ispirate a vari autori di musica classica…
Quei soldatini, fanno
parte ancora oggi del mio presente, e alla fine mi convinco che sono loro gli
artefici della mia creatività…scherzo!
I tuoi rapporti con
l'editoria.
Le mie più grandi paure
sono gli obblighi e le scadenze, e proprio per questa motivazione, non ho mai
osato fare questo passo.
Ho un pensiero ricorrente: “ Chi tenta osa, e chi osa, vivrà
l'essenza di aver vissuto l'idea di una grande emozione! “
In questo periodo ho tanta
voglia di osare.
Che cosa ti piacerebbe
scrivere?
Il mio più gran desiderio
è quello di scrivere commedie teatrali.
Perché testi teatrali?
Perché il teatro può dar
voce alle mille sfumature di ogni autore, e in esso, poesia, racconto, piccoli
accenni ad un romanzo, possono consolidare una svolta dei personaggi o alla
vera qualità dei messaggi che si cerca di proporre.
Scrivere ha cambiato in
modo radicale la tua vita?
Scrivere mi ha dato
l'opportunità di diventare un buon arrangiatore delle mie emozioni. Scrivere è
una passione difficile, e per di più, bisogna essere coraggiosi in questo, che è il vero onere della creatività.
Domande confuse da
innumerevoli risposte alternative. Sì, ha cambiato la mia vita!
Se il piacere di scrivere
può rapportarsi all'elegante proposta di un dono, io mi ritengo grato ad esso.
Qualche consiglio per chi
ha intenzione di iniziare a scrivere.
Non ho mai buoni consigli,
ma sempre cattive risposte.
Tempo fa, immaginandomi
nell'olimpo degli scrittori, ho scritto una lettera, o meglio, la risposta di
una lettera ad un ragazzo che mi chiedeva consigli per come diventare scrittore,
postata sul mio blog: http://memoriedistrada.blogspot.com/2006/05/risposta-emotiva-per-lincoscienza-di.html
E' una lettera istintiva, magari proposta in modo stravagante, ma
il vero indirizzo artistico è quello di seguire quello che si ha dentro, e
chiudo dicendo: “ La parola è un talento concesso a chi ha veramente il
coraggio di mettere in discussione se stesso. Amarla, significa regalare una parte della propria intimità, e
nessuna critica potrà abbatterla, fuorché, la negata esigenza di potersi
sentire un vero scrittore. “