L'intervista è a Giovanni Buzi, eclettico artista che spazia dalle arti figurative
alla scrittura, e in questa si destreggia con eccellenti risultati sia nella
poesia che nella narrativa, senza distinzione di generi.
Perché scrivi?
Strano
ma, quando mi sveglio, l'idea di scrivere, è il mio primo pensiero. E il primo
a stupirmene sono proprio io.
Alla base di tutte le tue
opere c'è un messaggio che intendi rivolgere agli altri?
Io
vorrei dare un solo messaggio: il rispetto. Nel senso più totale e ampio del
termine. Dal rispetto per la grammatica e la sintassi a quello, molto più
importante, per gli esseri umani. Tutti.
Ritieni che leggere sia
importante per poter scrivere?
Come
respirare per vivere.
Che cosa leggi di solito?
Tutto.
Quando hai iniziato a
scrivere?
Ho
iniziato a scrivere per solitudine e nostalgia, credo. Quando mi sono
trasferito a Bruxelles nel 1990,
mi sono mancati – all'improvviso –
Roma, i miei amici, le notti profumate di fiori e incontri... Mi sono
sempre ritenuto un pittore, non uno scrittore. La sola idea di scrivere mi
faceva ridere, pensa un po'. E non volevo neanche rispondere alle lettere che
ricevevo. Se proprio ero costretto, prendevo il primo pezzo di carta che mi
capitava sottomano e scrivevo in fretta due, tre
frasi. Volevo VIVERE io, non scrivere, che mi sembrava una “sotto-vita”,
allora.
I tuoi rapporti con
l'editoria.
Sono
sempre più dell'idea che la maggior parte degli editori sono un orrendo ibrido
fra Teresa di Calcutta e Jack lo Squartatore. Cerco di manipolarli con
l'attenzione che porrei nel raccogliere dalle sabbie del deserto un
velenosissimo scorpione.
Che cosa ti piacerebbe
scrivere?
Mi
piacerebbe tanto scrivere qualcosa che interessa, tocca me e il mio mondo e con
la stessa intensità riesca a interessare e toccare il
lettore. Missione impossibile?
Scrivere ha cambiato in
modo radicale la tua vita?
No.
Qualche consiglio per chi
ha intenzione di iniziare a scrivere.
Non
sognare di diventare un grande scrittore. Scrivere solo se si sente la
necessità di farlo, se no, ci sono tante altre cose interessanti da fare, per
sé e gli altri, nella vita, o no?