L'intervista è a Giovanna Mulas,
una fra i grandi della poesia e ancor di più narratrice dotata di
uno straordinario talento, vincitrice di numerosi premi in concorsi
internazionali e candidata per l'Italia al Nobel per la letteratura del
corrente anno. Ha fondato e dirige il periodico culturale “Isola Nera” che è' la prima pubblicazione di poesia sociale e politica
e letteratura dedicata ad autori in lingua italiana di ogni nazionalità. E' sposata
con il giornalista e scrittore argentino Gabriel Edoardo Impaglione
Perché scrivi? Scrivere ha cambiato in
modo radicale la tua vita?
Scrivere E' la mia vita, la mia vita
è scrivere. Giovanna Mulas semplicemente non sarebbe,
senza la sua scrittura, e pure la mia arte nulla sarebbe senza l'influenza di
quella che è stata la mia vita con la sua esperienza; nel bene come nel male.
Alla base di tutte le tue opere c'è un
messaggio che intendi rivolgere agli altri?
Il Poeta è sempre, inconsciamente,
profeta.
Ritieni che leggere sia
importante per poter scrivere?
Leggere
può essere essenziale, non fondamentale. Ritengo che in un autore entrino in
gioco altri fattori primari quali l'osservazione dell'attorno, l'introspezione
-è necessario affondare nel proprio io, prima che nella psiche altrui. Solo
così scatta l'immedesimazione,il transfert. Io sono il
mio personaggio. Penerò o gioirò con lui, non importa che farò. Ma, nello
spazio di un romanzo, sarò lui/lei; senza lasciarmi condizionare nei miei
comportamenti, nei miei dialoghi, dalle aspettative del lettore, spesso
fuorvianti-. Per scrivere è necessario vivere; respirare di un sole che nasce,
espandersi o chiudersi e morire ogni notte, con la luna. Il sole come luce,
gioia, la luna malinconia,rimembranza, perdizione. Un
buon scrittore dovrebbe essere specchio della società in cui opera, con un
occhio sempre rivolto al passato e l'anima già proiettata al domani; povera
Cassandra incompresa.
Che cosa leggi di solito?
La mia naturale curiosità mi porta a
leggere di tutto.
Quando hai iniziato a scrivere?
All'età
di nove anni; racconti e poesie.
I tuoi rapporti con l'editoria.
Vivo e lascio vivere.
Che cosa ti piacerebbe scrivere?
Arrivare un giorno, sdraiata
sull'erba -i vecchi, qui, dicono che, se si fa molto silenzio, si sente
crescere l'erba. Ti sei mai perduto nel silenzio, per ascoltare l'erba
crescere?- e il viso al sole, davanti il mare, Tirreno o Atlantico, accanto il mio Gabriel ed il pensiero ai figli lontani che
sono cresciuti troppo in fretta ma bontà loro, va bene così, questa è la
vita. Senza rimpianti nè rancori, solo ammentos, ricordi, e il profumo del mare. E scrivere,
finalmente, le mie memorie. In un quaderno ingiallito da tempo e macchie di
caffè. Senza darlo alle stampe. Scrivere di una vita che c'é stata ed è stata
come ho voluto e saputo con dignità e passione, fragilità di donna, prima che
scrittrice.
Qualche consiglio per chi
ha intenzione di iniziare a scrivere.
Credere in sè
stessi ma sempre consci dei propri limiti, crederci anche quando gli altri,
ancora, non vedono. Camminare a piedi scalzi, sempre. I premi letterari, quando
seri, possono essere dei validi trampolini di lancio per l'opera; porte che si
aprono. Ma oltre la porta si muove solo il talento e la volontà dell'autore.
Camminare a piedi scalzi e, al momento del volo se volo ci sarà, che questo
coinvolga anche ali altrui; mai pensare soltanto a se stessi. La duttilità, la
trasformazione: barca nella tempesta, aquila nel volo. E non ha importanza se,
in questo volo, si vedrà solo la radice del monte; ché si avrà
volato comunque. Non amo il "avrei voluto farlo"; nella scrittura
come nella vita. Amo il "l'ho fatto. E, se ho sbagliato, ho capito.”