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  Intervista all'autore  »  Intervista a Giovanna Mulas 07/05/2006
 

L'intervista è a Giovanna Mulas,  una fra i grandi della poesia e ancor di più narratrice dotata di uno straordinario talento, vincitrice di numerosi premi in concorsi internazionali e candidata per l'Italia al Nobel per la letteratura del corrente anno. Ha fondato e dirige il periodico culturale “Isola Nera” che è' la prima pubblicazione di poesia sociale e politica e letteratura dedicata ad autori in lingua italiana di ogni nazionalità. E' sposata con il giornalista e scrittore argentino Gabriel Edoardo Impaglione

 

 

 

Perché scrivi? Scrivere ha cambiato in modo radicale la tua vita?


Scrivere E' la mia vita, la mia vita è scrivere. Giovanna Mulas semplicemente non sarebbe, senza la sua scrittura, e pure la mia arte nulla sarebbe senza l'influenza di quella che è stata la mia vita con la sua esperienza; nel bene come nel male.


 

 

Alla base di tutte le tue opere c'è un messaggio che intendi rivolgere agli altri?


Il Poeta è sempre, inconsciamente, profeta.


 

 

Ritieni che leggere sia importante per poter scrivere?


Leggere può essere essenziale, non fondamentale. Ritengo che in un autore entrino in gioco altri fattori primari quali l'osservazione dell'attorno, l'introspezione -è necessario affondare nel proprio io, prima che nella psiche altrui. Solo così scatta l'immedesimazione,il transfert. Io sono il mio personaggio. Penerò o gioirò con lui, non importa che farò. Ma, nello spazio di un romanzo, sarò lui/lei; senza lasciarmi condizionare nei miei comportamenti, nei miei dialoghi, dalle aspettative del lettore, spesso fuorvianti-. Per scrivere è necessario vivere; respirare di un sole che nasce, espandersi o chiudersi e morire ogni notte, con la luna. Il sole come luce, gioia, la luna malinconia,rimembranza, perdizione. Un buon scrittore dovrebbe essere specchio della società in cui opera, con un occhio sempre rivolto al passato e l'anima già proiettata al domani; povera Cassandra incompresa.



 

Che cosa leggi di solito?


La mia naturale curiosità mi porta a leggere di tutto.



 

 

Quando hai iniziato a scrivere?


All'età di nove anni; racconti e poesie.


 

 

I tuoi rapporti con l'editoria.


Vivo e lascio vivere.


 

 

Che cosa ti piacerebbe scrivere?


Arrivare un giorno, sdraiata sull'erba -i vecchi, qui, dicono che, se si fa molto silenzio, si sente crescere l'erba. Ti sei mai perduto nel silenzio, per ascoltare l'erba crescere?- e il viso al sole, davanti il mare, Tirreno o Atlantico, accanto il mio Gabriel ed il pensiero ai figli lontani che sono cresciuti troppo in fretta ma bontà loro, va bene così, questa è la
vita. Senza rimpianti rancori, solo ammentos, ricordi, e il profumo del mare. E scrivere, finalmente, le mie memorie. In un quaderno ingiallito da tempo e macchie di caffè. Senza darlo alle stampe. Scrivere di una vita che c'é stata ed è stata come ho voluto e saputo con dignità e passione, fragilità di donna, prima che scrittrice.



 

Qualche consiglio per chi ha intenzione di iniziare a scrivere.


Credere in stessi ma sempre consci dei propri limiti, crederci anche quando gli altri, ancora, non vedono. Camminare a piedi scalzi, sempre. I premi letterari, quando seri, possono essere dei validi trampolini di lancio per l'opera; porte che si aprono. Ma oltre la porta si muove solo il talento e la volontà dell'autore. Camminare a piedi scalzi e, al momento del volo se volo ci sarà, che questo coinvolga anche ali altrui; mai pensare soltanto a se stessi. La duttilità, la trasformazione: barca nella tempesta, aquila nel volo. E non ha importanza se, in questo volo, si vedrà solo la radice del monte; ché si avrà volato comunque. Non amo il "avrei voluto farlo"; nella scrittura come nella vita. Amo il "l'ho fatto. E, se ho sbagliato, ho capito.”

 

 
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