L'intervista è a Michael Santhers, classe 1957, poeta italiano, nonostante le apparenze. Infatti il suo vero nome è Michele Salvatore, nativo di Cercemaggiore e residente a Campomarino,
sempre in provincia di Campobasso. Quando per la prima volta ho letto una sua
composizione mi è venuto spontaneo di definirlo il Savonarola
della poesia, tanto è presente in lui la necessità di essere un fustigatore dei
costumi, con quel tono tutto suo,
satirico, dissacrante, non disgiunto da una sottile vena ironica. E' un autore
del tutto particolare nel panorama italiano, con una sua unicità che lo rende di
particolare interesse. Ha pubblicato diversi volumi e si può dire che sia
onnipresente su Internet, nel senso che non c'è sito letterario che non lo veda
fra i suoi ospiti. E a proposito di siti al link http://www.santhers.com/
potete trovare il suo, ampiamente meritevole di essere visitato.
Perché scrivi?
La
mia è una poesia del realismo, di denuncia, un occhio dove le distrazioni, la superficialità,
l'indifferenza della società non arriva; cerco di farlo in maniera poetica, con
un linguaggio spesso d'impatto sintetico, a volte dirompente, essenziale in
modo satirico, dissacrante, ironico, il tutto volto a innescare riflessioni nel
lettore.
Alla base di tutte le tue
opere c'è un messaggio che intendi rivolgere agli altri?
Il
messaggio principale è quello di far uscire l'individuo fuori
dal proprio egoismo e far capire che i mali sociali sono la principale
causa di quelli dell'anima…un concetto trascurato al giorno d'oggi.
Ritieni che leggere sia
importante per poter scrivere?
Veramente
prima di iniziare a scrivere ognuno dovrebbe aver letto moltissimo, non tanto
per i contenuti della stessa lettura che in fondo si possono apprendere dalla
vita, ma per arricchire la capacità di comunicare le proprie idee e le proprie
emozioni.
Che cosa leggi di solito?
Sono
un lettore randagio, come mi definisco: un po' di tutto e spesso le cose che
detesto per capire fino in fondo come a volermi accertare se ho compreso il
motivo per cui dissento.
Quando hai iniziato a
scrivere?
All'età
di otto anni già la mia maestra conservava i miei temi ritenuti, per l'età,
perspicaci e originali.
I tuoi rapporti con
l'editoria.
E'
difficile da spiegare in poche righe. Sono riuscito a ottenere delle
pubblicazioni con piccole case editrici, all'inizio con contributi fino ad
arrivare ad essere pubblicato senza oneri da parte mia e con i diritti
d'autore, questi ultimi per quel che possono valere, visto che in pratica la
poesia non ha proprio mercato.
Che cosa ti piacerebbe
scrivere?
Quello
che già scrivo: poesie.
Scrivere ha cambiato in
modo radicale la tua vita?
Sicuramente
sì. Ha aiutato la mia introspezione e ciò è utile e dannoso allo stesso tempo,
perché certe analisi profonde fanno vedere la vita sotto un aspetto pessimista,
rendendoci conto di quanto sia imperfetto l'essere umano, mentre noi
continuiamo ad affannarci a trovare la ricetta ideale per una felicità globale.
Qualche consiglio per chi
ha intenzione di iniziare a scrivere.
Chi
inizia non deve aspettarsi nulla, se non il gusto di comunicare, poi, andando
avanti,…si vedrà.