L'intervistato è Gaetano Gulisano, che così dice di sé:
Gaetano Gulisano
nasce a Catania il 21 aprile del 1964. Spirito libero, non completa gli studi
per la maturità, intraprende la carriera lavorativa, infine giungendo a quella
militare.
Da sempre innamorato del teatro,
della poesia, della musica, dell'arte e di tutto ciò che possa essere definito
armonico e aggraziato.
Sostenendo:
“Che tutto
ciò che è bello, non obbligatoriamente deve essere utile agli occhi degli
uomini, anzi tutto ciò che è bello, per rimanere tale, dovrebbe essere inutile
agli occhi della gente, perché utile all'anima.
E, se diventasse utile agli occhi,
per forza di cose diventerebbe inutile all'anima.
Quindi del tutto inservibile.”
In Venezia per lavoro, conosce la
moglie Annabella, la quale gli infonde la passione per la lettura e per la
montagna e si trasferisce stabilmente in Treviso.
Quest'ultima passione, (non meno
della prima) gli pervade l'anima sconvolgendogli l'esistenza; riuscendo a
fargli cogliere la vera bellezza di quella rude natura che considerata utile
dall'uomo, viene calpestata, distrutta e deturpata in maniera oscena; non
lasciandone il giusto godimento all'anima.
Convinto, che la vera montagna non è
un luogo fisico, ma un luogo arcano nascosto alla vista dei più distratti e
rivelato solo a quelli che riescono a guardare vedendo il bello chiudendo gli
occhi e guardando con l'anima e a quelli che tappandosi le orecchie riescono ad
ascoltare con l'anima la voce dei monti.
Nel 2005, resta vittima di un
incidente stradale, che lo inchioda ad una sedia e lo allontana (anche se per
un periodo relativamente breve) dalla montagna, avendo per compagne: la sempre
amata e premurosa moglie, le sue letture e il suo computer.
Dunque, fissando lo schermo del pc inizia a scrivere le proprie emozioni, ma non contento,
vuole emozionare emozionandosi quindi pubblica queste emozioni nel sito:
www.poetare.it e successivamente apre un blog:
http://gae-cavallopazzo.blogspot.com per poter condividere le proprie
emozioni e sensazioni.
Perché scrivi?
Scrivo innanzitutto perché ho scoperto
che scrivere, mi da una piacevole sensazione. Vedere
le parole che prendono forma su un foglio o sullo schermo del pc, vedere quello spazio bianco che si anima con le
fattezze delle mie emozioni, pensare che queste possano emozionare mi fa stare
bene e mi invoglia a continuare a farlo. Inoltre, credo che la scrittura dia
assuefazione e sono contento di essere un “drogato” e contemporaneamente in
qualche modo “spacciatore” di questa droga che è la scrittura.
Alla base di tutte le tue opere c'è un messaggio che intendi
rivolgere agli altri?
Più che un messaggio come ho già detto,
ci sono delle emozioni che mi emozionano che intendo comunicare e condividere,
infondo, scrivere credo sia comunicare i propri pensieri per farli conoscere.
Non far conoscere i propri pensieri sarebbe come non averli mai pensati.
Inoltre, penso che uno scritto è più di chi lo legge
che di chi lo scrive. Scrivere qualsiasi cosa e non condividerla, sarebbe come
preparare un abbondante e succulenta cena e non
invitare nessuno.
Ritieni che leggere sia importante per poter scrivere?
Ritengo che sia fondamentale per chi
vuole scrivere, almeno per me lo è. Indubbiamente, non
è detto che chi legge molto automaticamente diventi uno scrittore, ma chi
intende scrivere non può non leggere e non appassionarsi alla lettura.
Che cosa leggi di solito?
Di solito leggo i romanzi di Valerio
Massimo Manfredi, i
Thriller di Michael Connelly, amo molto le tragedie greche di Sofocle ed Eschilo
e la mitologia greca, ho da poco letto i miti greci di Robert Graves. Amo leggere le opere di Shakespeare, come l'Otello, l'Amleto, Romeo e
Giulietta e molte volte mi piace rileggere qualche canto dell'inferno della
divina commedia.
Quando hai iniziato a scrivere?
Ho iniziato a scrivere dopo
l'incidente, un po' per la voglia di comunicare le mie emozioni, ma il vero input
a scrivere l'ho avuto quando alla morte di mia madre, rovistando tra le vecchie
cose esiliate nei cassetti che non si aprono mai, ho trovato un racconto in
rime in dialetto siciliano scritto da una mia zia, che ho tradotto in italiano cercando di metterlo
in rime. E scrivendone una commedia.
I tuoi rapporti con l'editoria?
Purtroppo del tutto inesistenti. Ho
tentato di pubblicare qualcosa ma ogni volta che inviavo qualcosa a qualche casa
editrice, la mail ritornava dopo alcuni mesi con la famosa richiesta di
contributo da parte dell'editore o, dicendo che non erano interessate al
genere. Al che ho dedotto che probabilmente ciò che avevo scritto non era nulla
di eccezionale.
Indubbiamente mi piacerebbe poter
pubblicare ciò che scrivo; prima o poi ritornerò sicuramente alla carica magari
con cose nuove.
Che cosa ti piacerebbe scrivere?
Oltre alle poesie che continuo a
scrivere, sto tentando di scrivere un romanzo ambientato nel periodo
antecedente la prima guerra mondiale, tra la Sicilia e le dolomiti venete, cercando di
raccontare la specialità delle persone comuni e stravolgendo personaggi
storici, che avrebbero potuto cambiare le sorti del nostro secolo, in un
racconto naturalmente fantasioso.
Scrivere ha cambiato in modo radicale la tua vita?
Più che altro, cambiando (per forza di
causa maggiore) il mio stile di vita ho iniziato a scrivere… Come dire, non
tutti i mali vengono per nuocere. Quando ero in ospedale, pensavo (per poter
superare il trauma soprattutto psicologico) che Dio, menomandomi (spero
temporaneamente) l'uso delle gambe, mi aveva dato la possibilità di vedere la
vita da un'altra prospettiva. Allora lo dicevo per convincermi e farmene una
ragione, oggi penso che non era poi così sbagliato.
Qualche consiglio per chi ha intenzione di iniziare a scrivere?
Non credo di essere adatto a dare
consigli, ma sono pronto ad accettarli, anche perché credo di averne un gran
bisogno. Comunque, riporto un consiglio che mi diede una scrittrice conosciuta
tramite blog: leggere,
leggere, leggere e poi scrivere,scrivere,scrivere ed aggiungo, continuare a
leggere, leggere, leggere e scrivere,scrivere, scrivere.