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  Intervista all'autore  »  Intervista ad Andrea Franco 01/06/2006
 

L'intervista è ad Andrea Franco, romano classe 1977, narratore, musicofilo, fotografo, insomma un artista del tutto eclettico. Per chi volesse saperne di più è opportuno che faccia una visita ai suoi siti (http://www.operanarrativa.com/) (http://www.andreafranco.net/).

 

 

 

Perché scrivi?

 

Scrivo perché mi piace dare vita a qualcosa che no esiste, ma che magari ho il piacere di rendere vivo, per un'infinità di motivi. In passato mi piaceva dare vita a particolari emozioni o “attimi” rubati alla quotidianità. Alcuni miei brevi racconti sono nati in questo modo: un'idea (emozione) di fondo e una storia che cerca di riprodurre l'effetto desiderato. Ho fatto così con racconti tipo La buonanotte del demone, tre semplici sconosciuti, Colori… Alcune volte scrivo storie che mi piacerebbe leggere e di conseguenza vivere, perché credo che molto spesso in quello che leggiamo cerchiamo una realtà “Altra” che ci sfugge nella vita di tutti i giorni. Ma è l'emozione quella che cerco più spesso di creare, un'emozione di qualunque tipo, non necessariamente positiva. E per farlo i racconti (o i romanzi) devono essere “sentiti” in primis dall'autore. Mi piacce molto creare personaggi riflessivi e spesso i miei racconti hanno una “non trama” che costringe il lettore a cercare qualcos'altro. Con i romanzi è diverso, lì la mia personalissima “non trama” è inclusa in un progetto più ampio (dove la trama è doverosa) e ultimamente il piacere di essere scrittore di romanzi anziché di racconti sta prendendo il sopravvento. Posso creare mondi reali e far muovere personaggi che sembrano vivi, almeno nelle mie intenzioni. Il personaggio non è asservito alla trama, ma ne è parte integrante. Mi sto dilungando lo so, ma la risposta è complessa e sento di non aver detto tutto, ma per adesso mi fermo. Scrivo perché mi piace. E mi piace che altri possano leggere il mio mondo.

 

 

 

Alla base di tutte le tue opere c'è un messaggio che intendi rivolgere agli altri?

 

Non sempre. A volte i personaggi portano il mio modo di pensare, ma non tutti e non sempre con la stessa intensità. Ma non c'è un messaggio preciso. C'è la voglia di raccontare, il bene come il male. C'è la voglia di emozionare e piacere (a me stesso per prima cosa).

 

 

 

Ritieni che leggere sia importante per poter scrivere?

 

Fondamentale, non importante. Solo un accanito (e attento) lettore può scrivere qualcosa di decente, e non è detto lo stesso che sia così. Io leggo sempre con un taccuino a portata di mano e prendo appunti su a appunti. Lessico, espressioni, concetti, stile, struttura… non è copiare, ma imparare e sapere applicare con personalità. Poi ognuno di noi ha un suo stile e un suo modo di usare il lessico e una capacità d'inventiva che è solo sua. Si può migliorare, ma non diventare di punto in bianco scrittore di narrativa. Se ce l'hai questa capacità la devi curare e sviluppare. Leggendo, soprattutto. E senza mai pensare di essere arrivato.

 

 

 

Che cosa leggi di solito?

 

Leggo un po' di tutto, anche se a dire il vero pochi classici. Amo la fantascienza, il fantasy, thriller, avventura, gialli, horror… amo la narrativa non di genere, quella che adesso tutti chiamano mainstream!

I miei autori preferiti? Tolkien, Asimov, Follett, McBain, Baricco, Eco, W. Smith, Simmons e tanti altri ancora…

Mi piace inoltre leggere saggi di ogni tipo, ma soprattutto di storia e linguistica.

 

 

 

Quando hai iniziato a scrivere?

 

Scrivo da sempre… ricordo le prime poesie che facevo alle elementari e che cercavo di spacciare come poesie famose. Non mi credeva nessuno, e continuavo a scrivere. I miei primi racconti risalgono a poco più di dieci anni fa. Alcuni di questi sono inclusi nella raccolta Tre Semplici Sconosciuti che nel 2005 ho pubblicato con Traccediverse.

 

 

 

I tuoi rapporti con l'editoria.

 

Sono iniziati nel 2005 e finora (tra alti e bassi) mi ritengo abbastanza soddisfatto. Non è facile e i grandi nomi (e i medi, pure) non danno molta attenzione ad autori sconosciuti, ma non mi perdo d'animo e continuo a insistere. Nel 2005 come già detto ho pubblicato la mia prima raccolta di racconti con Traccediverse. Nello stesso anno due miei racconti sono stati inclusi nell'antologia Bambini Cattivi (Melquiades, 2005). E sempre per Traccediverse ho curato un'antologia noir di cui sono anche autore: N.O.I.R. Quindici passi nel buio.

Il 2006 è ancora lungo e ci sono un paio di partecipazioni importanti che dovrebbero andare in porto… nel frattempo il mio romanzo “la panchina” è in visione presso molti editori… vedremo!

 

 

 

Che cosa ti piacerebbe scrivere?

 

Sicuramente una saga fantasy. Il progetto già c'è e il primo libro dovrebbe essere finito entro l'anno.

In più sto progettando (e ho già iniziato un romanzo) una serie di polizieschi ambientati a Roma.

 

 

 

Scrivere ha cambiato in modo radicale la tua vita?

 

No di certo, ma ha reso tutto molto più affascinante, perché impari a dare valore a ogni cosa, visto che molto di quello che ti passa per la testa o che vedi di sfuggita può diventare un paragrafo di un racconto o di un romanzo. Controllo, osservo (a volte troppo) e mi faccio una marea di domande. Da questo punto di vista la mia vita è diversa, ma anche senza scrivere sarei stato curioso lo stesso, no?

 

 

 

Qualche consiglio per chi ha intenzione di iniziare a scrivere.

 

A rischio di essere banale: Leggere. E osservare. E anche una buona dose di autocritica. E di non rompere le scatole ai parenti o agli amici che la maggior parte delle volte non hanno il coraggio di dirti che scrivi da fare schifo. Trovare un gruppo di persone veramente interessate alla scrittura/lettura (forum, circoli…) e che sappiano, se ce n'è bisogno (spesso) anche criticare. Altrimenti non si cresce. E non si pubblica.

 

 

 
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