L'intervista è a Gabriella Cuscinà, trapanese di nascita, ma palermitana per residenza. Insegna lettere in
una scuola media statale ed è autrice di diverse poesie e racconti, nonché di
due romanzi: Elena
a New York (Solid, 2002) e Le industrie del latte (Cicorivolta, 2006).
Perché scrivi?
Perché
è un bisogno della fantasia. Come se non riuscissi a tenerla imbrigliata e
allora mi diverto tantissimo a lasciarla vagare e ainventare
storie e racconti. Addirittura riesco a prestare orecchio ai discorsi delle
persone che conversano tra di loro e si raccontano le
loro faccende, senza accorgersi di essere ascoltati da me. Poi rielaboro ciò
che ho udito, se è qualcosa d'interessante, ricostruisco, invento e ne faccio
una novella. Lo so, in questo caso sono impicciona e non dovrei, ma la gente è
formidabile e l'umanità non conosce a fondo le sue mille potenzialità.
Alla base di tutte le tue
opere c'è un messaggio che intendi rivolgere agli altri?
Sì,
tanto è vero che ho scritto anche racconti per i miei alunni.
Ritieni che leggere sia
importante per poter scrivere?
E'
fondamentale. Dietro ogni scrittore c'è sempre un buon lettore.
Sebbene
Doroty Parker dicesse che
“scrivere è l'arte di saper adattare il sedere alla sedia”.
Che cosa leggi di solito?
Romanzi
d'amore, d'avventura, gialli, saggi, testi scolastici,
di tutto e di più.
Quando hai iniziato a
scrivere?
Nel
2000 perché nel '99 è morta mia madre e mio marito mi regalò un computer per
farmi distrarre. Fu amore a prima vista e per sempre. Capii che potevo
sbrigliare la mia fantasia e non piangermi addosso.
I tuoi rapporti con
l'editoria.
Per
il primo romanzo:”Elena a New York” non sono stati
buoni.
Sono
stati molto buoni con la Cicorivolta edizioni.
Che cosa ti piacerebbe
scrivere?
Un
best seller. E poi tanti altri romanzi di vario genere. Mi piace molto anche
scrivere racconti sul paranormale.
Scrivere ha cambiato in
modo radicale la tua vita?
L'ha
cambiata nel senso che ho un passatempo impareggiabile.
Per
il resto no, non l'ha cambiata.
Qualche consiglio per chi
ha intenzione di iniziare a scrivere.
Non
darsi mai per vinto e cercare un buon editore che, soprattutto, abbia un buon
correttore di bozze ovvero curi molto l'editing. Poi naturalmente credere in ciò che si vuole
comunicare e riuscire a scriverlo senza fronzoli, ma con abilità narrativa.