L'intervista è a Sashinka Gorguinpour, poetessa
padovana, figlia di padre iraniano e di madre italiana. Nel 2004 ha pubblicato con le
Edizioni Il Filo la raccolta Mezcla. Cura, inoltre,
il noto sito Internet I-racconti.
http://www.i-racconti.com/phpnuke/index.php
Perché scrivi?
Chissà…..ho
cominciato presto, a scuola. Era l'unica cosa che mi riusciva discretamente
bene. Poi, è diventata una specie di esigenza, anche se mi fa soffrire perché
viene e va. Ne sento il bisogno per scaricarmi e
anche per capire cosa succede a me e a quello che mi sta intorno.
Alla base di tutte le tue opere c'è
un messaggio che intendi rivolgere agli altri?
Credo di sì, anche se me ne sono
accorta negli ultimi tempi. Sarebbe un po' ipocrita dire che si scrive solo per
se stessi. Comunque, per quanto mi riguarda, sento di voler condividere le mie
emozioni, le mie idee e il mio desiderio di un mondo diverso da questo.
Ritieni che leggere sia importante
per poter scrivere?
È fondamentale. Conosco persone che
non hanno mai scritto una riga, ma che leggono tantissimo e che non sanno di
avere un potenziale strumento in mano. Leggere “gli altri” è necessario per
capire come si fa, un po' come per le ricette culinarie J Questo non significa, però, copiare,
ma essere umili e ammettere che senza una base non si costruisce quasi nulla.
Leggere tanto è, secondo me, il migliore corso di scrittura.
Che cosa leggi di solito?
Le mie letture variano. Ho passato
periodi a consumare Kafka, Simone de Beauvoir, Sartre, Primo Levi, Gide. Negli ultimi tempi mi sto appassionando di
letteratura americana contemporanea, Don de Lillo, e Chuck
Pahlaniuk. Poi, un autore
italiano molto valido è Tommaso Pincio.
Quando hai iniziato a scrivere?
Seriamente non lo so, forse devo
ancora cominciare. Comunque presto. Avrò avuto dieci anni che già mi divertivo
a inventare storielle. Poi mi sono dedicata quasi esclusivamente alla poesia.
I tuoi rapporti con l'editoria.
Non sono stati un granché. Ho
pubblicato alcune poesie in varie antologie. Poi mi è stata proposta l'edizione
di una raccolta per cui era necessario il contributo
dell'autore. Fosse stato per me non lo avrei fatto, ma mio padre si è offerto
di coprire le spese che sono state recuperate tutte, per fortuna. Non credo si
debba pagare per pubblicare, anche se è quasi sempre così nell'ambito della
poesia. A meno che tu non nasca famoso. Il merito di questo librino è che mi ha
dato fiducia in me stessa. Alla maggior parte della gente che lo ha letto è
piaciuto.
Che cosa ti piacerebbe scrivere?
Sicuramente un romanzo. Ho varie idee
in testa, ma manco di autostima. Scrivere significa soffrire, faticare,
tagliare, rivedere e credere in ciò che si sta facendo. Poi mi piacerebbe anche
scrivere per il teatro.
Scrivere ha cambiato in modo radicale
la tua vita?
Diciamo che l'ha distinta,
indipendentemente dai risultati. Non potrei pensare di esistere senza.
Qualche consiglio per chi ha
intenzione di iniziare a scrivere.
Mi ripeto, credere in se stessi, non
lasciarsi scoraggiare e prendere coscienza che questo è un mondo di pecore e
lupi. Essere umili, disposti a imparare e leggere
sempre.