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  Libri e interviste  »  L'intervista di Salvo Zappulla a Imma Gargiulo, autrice di “Le ricette di Imma”, edito da Melino Nerella 21/07/2012
 

Tutti pazzi per Imma

 

di  Salvo Zappulla

              

 

 Una cascata di capelli rossi come il fuoco, una personalità da fare invidia ai migliori manager aziendali, una sensibilità al platino in grado di cogliere le minime sfumature dell'animo umano. Una laurea in psicologia e tanta voglia di lavorare. L'Italia sana, che produce, ha trovato un'altra degna rappresentante. Sotto quella cascata di capelli rossi si nasconde un cervello sopraffino.  Non c'è dubbio Imma Gargiulo sa il fatto suo, non a caso è diventata una donna di successo. È una di quelle persone che hanno una marcia in più, frutto della sua straordinaria intelligenza. Un  inno alla femminilità. Quando si è presentata allo stand della regione Sicilia, sempre  a Torino, è successo un parapiglia: i fan le si sono stretti attorno per chiederle l'autografo. Persino le mie fan personali, zia Matilde e zia Geltrude le gemelle novantenni che mi porto dietro per fare bella figura, mi hanno mollato per abbracciare  Imma. Incredibile!  L'editore Carlo Morrone è andato (tanto per restare in tema culinario) in brodo di giuggiole; Armando Siciliano si è messo  la cravatta per l'occasione e rasato a zero i capelli. Persino il mitico Salvatore Paci de “La collezionista”, che a Torino è una star consacrata, questa volta ha dovuto cedere il passo. Insomma è successo un parapiglia, tutti concentrati su Imma mentre i ragazzini approfittando della distrazione generale facevano man bassa di libri. Se non altro possiamo dire che quest'anno i nostri  libri  sono andati a ruba. Il suo editore, Silvio Aparo, della Melino Nerella Edizioni, se la rideva sotto i baffi, consapevole di aver realizzato un grande colpo accaparrandosi i diritti del libro di Imma, fresco di stampa. (Le ricette di Imma, “Melino Nerella Edizioni”, € 16,70). Quaranta ricette personali e della tradizione, che lei divide in tre originalissime categorie. "Veloci e velocissime", "Facili e facilissime" e "Che sembrano difficili e difficilissime".   Ricette che spaziano fra specialità etniche e creazioni innovative, corredate da prezioso materiale iconografico). Quaranta ricette in cui Imma sfodera tutta la sua competenza e professionalità. La sana cucina come linguaggio universale e al tempo stesso legame indissolubile con la terra di appartenenza. Colori, profumi, aromi che interagiscono e si fanno portatori della nostra storia, del folklore e della nostra identità. Il cibo ha una sua sacralità, è memoria, comunicazione che si tramanda tra persone vissute in epoche diverse. Nell'era della globalizzazione e della massificazione dove il cibo tende a essere considerato semplice carburante da consumare in fretta, la buona cucina rimane un patrimonio da salvaguardare. Abbiamo bisogno delle origini per riassaporare il gusto della vita.  E allora andiamo a conoscerla da vicino questa napoletana verace (di Sorrento per l'esattezza) per cercare di carpirne i segreti del suo successo.

 

Imma. La tua esperienza televisiva a MasterChef, tante soddisfazioni ma anche qualche amarezza. Ce ne vuoi parlare?

Ho intrapreso questo viaggio senza alcuna aspettativa particolare, unico mio obiettivo era quello di mettermi alla prova e farmi valere. Amo la competizione, ma più che con gli altri è con me stessa che competo solitamente. La trasmissione mi ha dato la certezza che amo cucinare e che la cucina mi nasce da dentro. Molto spesso mi hanno chiesto se sapevo cucinare, e la mia risposta è sempre stata la stessa “Non so se so cucinare, quello che so è che amo farlo”. Ma fino a quando non mi sono trovata in situazioni estreme, appunto in gara, non sapevo quanto fossero vere quelle parole. Ogni volta che ho affrontato una gara non ho avuto esitazioni di sorta. La paura, l'ansia, lo stress li provavo prima ed anche un po' dopo, al momento del giudizio. Ma mai ho provato questi sentimenti in gara. La mia forza era la certezza che dentro di me possedevo il piatto e gli ingredienti.

 

Cosa vuol dire oggi per una donna fare imprenditoria? Quali le difficoltà maggiori?

In questi ultimi decenni le donne imprenditrici sono tantissime e per ognuna di loro ci sarà sicuramente una storia da raccontare. Per quel che riguarda la mia di storia posso solo dire che non è stata semplice e non lo è tutt'ora. Il segreto di tutto è nelle persone che mi circondano, nella famiglia che mi sostiene. Si perché nel corso del tempo mi sono sempre più resa conto che una donna può sostenere il ruolo di comando solo se possiede una famiglia alle proprie spalle. Naturalmente sto parlando di donne imprenditrici che non rinunciano al loro ruolo di madre. Alcune donne fanno una scelta, per alcuni estrema e radicale, ma pur sempre una scelta e quindi da rispettare, e cioè quella di rinunciare alla maternità. Altre invece scelgono quest'ultima a discapito del proprio lavoro. Quelle che invece sostengono entrambi i ruoli hanno nel back stage una famiglia che le sostiene. Fosse solo il proprio compagno o l'intera famiglia. A differenza degli uomini la storia di una donna è imprescindibile dalla famiglia, ora ne sono convinta al 100%.

Le donne hanno combattuto lo stereotipo maschilista con la contrapposizione a tutti i costi con questo universo altro. Ma questo non ha fatto altro che sobbarcarle di un doppio ruolo che in molti casi le fa implodere. Quanto donne che lavorano conservano in contemporanea il loro impego di casalinghe? Tante troppe.

Forse posso sembrare presuntuosa ma sono orgogliosa di poter dire che sono una persona fortunata, perché ho una famiglia che crede in me e mi concede ogni giorno la possibilità di essere una donna imprenditrice ed una mamma, una moglie, una casalinga soddisfatta.

La cucina come forma di espressione artistica. Quanto sono importanti i colori, oltre che i sapori, nella preparazione di un piatto?

Come ho raccontato nel libro a proposito di una ricetta in particolare amo i colori e le loro combinazioni, ma ancor di più amo le sfide e andare un passo oltre i pregiudizi ed i preconcetti. Per cui anche un non colore come il bianco può dar vita a delle emozioni con le sue sole sfumature. La differenza tra un artista e gli altri è la sua capacità di vedere oltre le apparenze, trovare lo straordinario nelle cose comuni.

L'alimentazione come prevenzione delle malattie. Un consiglio che ti senti di dare.

“Bisogna iniziare dall'inizio”, come direbbe Totò. Nel senso che bisogna iniziare sempre dall'educazione dei piccoli. Bisognerebbe far avvicinare i piccoli al cibo attraverso il gioco e l'esempio. Con la mia bimba per esempio facciamo sempre il gioco degli odori, ogni volta che nell'aria si sente un profumo la stimolo ad immaginare di cosa si tratta, oppure la invoglio ad odorare gli ingredienti. Questo penso che possa aiutarla ad intraprendere un processo di conoscenza del cibo molto stretto. Quando le preparo per esempio i piselli, non sono vegetali anonimi ma i pisellini che abbiamo raccolto nel giardino di zio Checco. Il cibo inizia ad avere una storia per lei e di conseguenza un'identità forte, che le fa abbandonare ogni timore o ritrosia.

Di solito si dice che le cose che fanno bene sono quelle meno appetitose, in realtà questi ingredienti oggi hanno perso la loro identità. I legumi certamente sono meno affascinanti di un hamburger. Perché mentre per quest'ultimo esistono jingle e storielle di pagliacci e conigli, per i legumi non c'è più la storia dei fagioli magici, o la storia del nonno mentre li raccoglie insieme a te. Quindi non esistono segreti, ma solo atteggiamenti da recuperare o da inventare per far crescere i nostri figli in maniera più sana, visto che la nostra salute può essere preservata prima di tutto con il cibo che mangiamo.

Il tuo libro  appena uscito con la Melino Nerella Edizioni. Cosa ti aspetti?

Scriverlo è stato emozionante perché mi ha concesso di raccontare prima di tutto a me stessa le storie che sentivo dentro. A MasterChef ho avuto l'occasione di poter mettere alla prova questa mia caratteristica che prima esisteva ma era sopita. Tutte le storie, i titoli ed i piatti stessi che sono nati durante il programma hanno sorpreso me per prima. Cucinare sotto pressione non ha fatto altro che acuire i miei sensi e concentrarli su di un unico obiettivo, raccontare le mie storie attraverso i piatti. Il libro non è che un prolungamento di questo gioco emozionante. Quindi per rispondere alla domanda spero tanto che il mio libro possa essere un piccolo stimolo per gli appassionati di cucina a mettere alla prova se stessi, non solo nel produrre dei piatti, ma nel raccontare con essi delle piccole storie, le loro storie.

 

 

 
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