Area riservata

Ricerca  
 
Siti amici  
 
Cookies Policy  
 
Diritti d'autore  
 
Biografia  
 
Canti celtici  
 
Il cerchio infinito  
 
News  
 
Bell'Italia  
 
Poesie  
 
Racconti  
 
Scritti di altri autori  
 
Editoriali  
 
Recensioni  
 
Letteratura  
 
Freschi di stampa  
 
Intervista all'autore  
 
Libri e interviste  
 
Il mondo dell'editoria  
 
Fotografie  
 
 
 

  Libri e interviste  »  Il maestro di giustizia, di Marco Salvador - Editore Fernandel; Renzo Montagnoli intervista l'autore 25/05/2007
 

Intervista a Marco Salvador, autore del romanzo “Il maestro di giustizia”, edito da Fernandel.

 

 

Nel romanzo “ La casa del quarto comandamento” hai trattato il problema degli anziani reclusi negli ospizi e in quest'ultimo tuo lavoro (Il maestro di giustizia) hai affrontato il difficile tema dell'eutanasia. Possiamo, quindi, dire che da autore di romanzi storici, peraltro ambientati diversi secoli fa, da un po' di tempo ti occupi più del presente, di questa società dove più sono gli aspetti negativi rispetto a quelli positivi.

C'è un motivo?

 

Non è proprio così. Il romanzo storico continua a essere la mia passione: mi permette di parlare di oggi scrivendo di ieri. I romanzi d'impegno sono un'attività parallela. Ne scrivo uno ogni due tre anni, quando sento profondamente un problema e ho bisogno di sfogarmi.

 

 

Ci puoi dire qualche cosa di questo tuo romanzo e della tua opinione sull'eutanasia?

 

A pensarci bene, più che l'eutanasia in se stessa m'interessava la dignità del morire. Come non si può trascorrere la vecchiaia in un alienante pseudo carcere, non si può morire in solitudine dietro un paravento bianco. La gelida morte ospedalizzata, con ilpre' e il ‘post' affidato a degli estranei è secondo me indice di inciviltà. Uno ha diritto di morire bene al pari del nascere bene. E come nel parto può essere necessario il taglio cesareo, così nella morte può essere necessaria l'eutanasia. Anche se questa mi pare inutile nella maggioranza dei casi. Basterebbe applicare la morte antica: quando non c'è speranza inutile infierire, meglio  lasciare che la barca lasci il porto. Insomma. Secondo me bisogna reimparare l'arte della buona morte, con tutte le sue ritualità che la stessa chiesa cattolica ha gettato via. Basti vedere l'oscenità del funerale postconciliare, privo di ogni utilità nell'elaborazione del lutto.

 

 

Ritieni che la maggior parte dei potenziali lettori sia interessata a romanzi di evasione, fra i quali senza offesa possono essere anche inseriti i tuoi a fondo storico, oppure preferisce avere idee più precise sui problemi attuali, come sembrerebbe testimoniare il clamoroso successo di “Gomorra” di Roberto Saviano?

 

Saviano, con tutto il rispetto, non è un caso letterario. È un caso mediatico, al limite giornalistico. Ottimo, per altro. Chi si impegna nel romanzo civile, senza prendere posizioni partitiche o politicamente corrette, trattando il problema ‘a prescindere' da posizioni ideologiche, ha scarse possibilità di sfondare in libreria. I miei ‘storici', in ogni caso, non sono pura evasione. Contengono messaggi precisi sull'attualità, almeno per chi li sa cogliere.

 

 

Adesso una domanda che è forse fra le più insidiose: come dicevo prima, questa tua ultima opera è stata edita come la precedente da Fernandel, indubbiamente perché le sue linee editoriali sono  diverse da Piemme con cui pubblichi i romanzi storici.

Quali sono gli elementi qualificanti e quali quelli meno validi dell'una rispetto all'altra?

 

Nei rispettivi generi sono entrambe due case editrici splendide. Ma è ovvio che non c'è storia fra chi fa parte del gruppo Mondadori e chi lotta da piccolo editore di provincia. Già, perché la storia di un romanzo la fa la distribuzione, e la conseguente visibilità. La differenza di vendite, comunque, è ripagata dalla libertà intellettuale che Fernandel permette.

 

 

Infine, prima di lasciarci, quali sono i programmi, ovviamente letterari, per il futuro?

Sto lavorando al primo romanzo di un nuovo trittico storico. Lascio i longobardi e mi trasferisco  nel duecento. Se poi qualcosa mi farà incazzare veramente, metterò mano pure a un terzo ‘d'impegno'. Il problema su questo fronte è che sono incazzato per troppe cose, e fatico a decidere quale merita più delle altre la fatica della scrittura.

 

 

Grazie, Marco, e buona fortuna per questa tua ultima opera letteraria, sperando che bissi almeno il successo della “Casa del quarto comandamento”, di cui a breve, mi sembra, dovrebbe uscire la 2^ edizione.

 
©2006 ArteInsieme, « 014718012 »